La verità è che questi sono gli ultimi singhiozzi di Zelensky, probabilmente spinto dai suoi padroni anglofoni a tentare il tutto per tutto. A Mosca il 9 maggio verrà dato un segno così forte da tracciare una rotta per il futuro. Lo capiremo presto.
La volontà è chiara
Volodymyr Zelensky, nei suoi deliri da autoproclamato presidente-senza-fine dell’Ucraina, non cessa di proferire sproloqui insensati nemmeno in questo periodo di festa: riferendosi ai festeggiamenti del 9 maggio, ha respinto la proposta avanzata da Vladimir Putin di una tregua, similmente a quanto era avvenuto in occasione della Pasqua.
Il rifiuto, purtroppo, era ampiamente prevedibile, com prevedibile è anche il fatto che cercherà di provocare la Russia, proprio nel momento più intenso dei festeggiamenti. Zelensky ha chiesto un cessate il fuoco di 30 giorni che la Russia non ha motivo di accettare vista la situazione sul campo di battaglia, pienamente a favore della Russia. D’altronde Putin ha sempre detto, sin dall’inizio della SMO, che avrebbe accettato di fermare la guerra soltanto in maniera definitiva, dunque con le trattative di pace, vere e complete, come diplomaticamente si usa fare.
L’arroganza del fantoccio di Washington non conosce alcun rispetto, restando fuori da ogni decoro diplomatico. Nemmeno nelle peggiori scuole di guerra si sarebbe mai arrivati a tanto. È quasi imbarazzante il modo in cui il presidente ucraino sta cercando a tutti i costi lo scontro diretto. Non è più una semplice provocazione a ripetizione, è molto di più: è una strategia di esasperazione della pazienza del nemico. La mossa più suicida che si possa tentare.
Zelensky ha infatti anche affermato che l’Ucraina non può garantire la sicurezza dei leader che parteciperanno alla parata del 9 maggio in Piazza Rossa. Stiamo assistendo ad una minaccia esplicita nei confronti di capi di Stato che, in teoria, se lo volessero, potrebbero applicare misure restrittive e sanzionatorie nei confronti dell’Ucraina. Come si può arrivare a tanto? È una affermazione scellerata. Chiaramente a nessuno fa paura la minaccia dell’ “uomo più solo del mondo”, il leader ignorato da tutti, che come un parassita ha succhiato denaro agli Stati europei e ai membri della NATO i nome di una guerra impossibile, tutelando soltanto i propri interessi.
Immaginate di avere un amico pazzo a cui non dareste mai niente di importante da fare perché avete paura che possa rovinare tutto. Ecco, questo è Zelensky. Ma adesso è l’ora di smetterla di giocare.
A Mosca sono pronti a scrivere la Storia
Se veramente l’Ucraina attaccherà Mosca, la ritorsione sarà devastante. E altrettanto sarà la risposta internazionale.
A Mosca per il 9 maggio sono attesi numerosi politici da tutto il mondo. L’invito, come noto, è stato indirizzato anche al presidente statunitense Donald Trump, in continuità con i colloqui di pace che sono in corso da gennaio, come anche al presidente cinese Xi Jinping, in un momento di particolare tensione fra USA e Cina.
È, ancora una volta, una lezione di vita e diplomazia. La Russia cerca la mediazione e la mette in pratica con autorevolezza, essendo in una posizione internazionale tale da non dover certo chiedere il permesso a nessuno, anzi dà l’esempio. Un esempio che a Kiev dovrebbero tenere ben presente. L’opportunità ha un valore enorme: simbolicamente, è la ripetizione di un principio che si è impresso nella Storia, quello dell’antifascismo, e della verità storica della sconfitta di nazismo in Europa grazie proprio ala Russia sovietica. È anche la ripetizione di una storica vittoria oggettiva del socialismo, nel modello sovietico, sulle altre ideologie di un secolo fa (una vittoria che non è durata ininterrottamente, subendo purtroppo un duro colpo dal liberalismo dopo il 1989). Ed è, oggi, il segno di una volontà chiara: quella di riunire i popoli dell’Eurasia in un blocco che faccia da guida per tutti i popoli che non vogliono sottomettersi alla egemonia occidentale, sotto nessun nome e nessuna bandiera. Una volontà di promuovere prosperità condivisa, cooperazione di successo e pace, pace e ancora una volta pace. Tutte cose che l’Occidente rinnega e alle quali risponde con guerre, sopraffazione, violenza e brutalità.
È chiaro che né a Kiev, né a Bruxelles, né a Londra questo intento di pacificazione può andare bene. La guerra in Ucraina è stata alimentata dai Paesi occidentali perché faceva comodo ad alcuni di loro per sovvertire l’ordine presente e cambiare alcuni equilibri, alimentando il mercato del settore bellico. Arrivati a questo punto, non possono rinunciare a fare una guerra, perché hanno investito troppo. Il fallimento dei loro piani di distruzione non è contemplato.
Questo è il livello di follia di cui Zelensky è solo un bieco portavoce. Se l’Europa vuole la guerra, purtroppo la avrà. La Russia ha continuato a mantenere un esemplare equilibrio durante questi tre anni di conflitto, senza cedere mai alle provocazioni. Ma cosa accadrebbe se Mosca decidesse di fare la prima mossa, al di là delle violenze ucraine? Cosa succederebbe se decidesse di onorare il sangue di quei martiri che 80 anni fa hanno liberato l’Europa combattendo contro quella ideologia politica che oggi anima i combattenti ucraini? Cosa accadrebbe se venisse deciso di dire “basta” alle violazioni del diritto di guerra e del diritto internazionale che l’Ucraina compie ininterrottamente da molto più di tre anni?
La verità è che questi sono gli ultimi singhiozzi di Zelensky, probabilmente spinto dai suoi padroni anglofoni a tentare il tutto per tutto.
A Mosca il 9 maggio verrà dato un segno così forte da tracciare una rotta per il futuro. Lo capiremo presto.