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Giacomo Gabellini
April 28, 2025
© Photo: Public domain

La Cina sta usando la sua moneta per ridurre la dipendenza dal dollaro americano

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Lo scorso ottobre, la People’s Bank of China ha attestato che, tra gennaio e agosto del 2024, i pagamenti e le entrate transfrontaliere in valuta cinese erano aumentati del 21,1% su base annua, raggiungendo i 41,6 trilioni di yuan (5,94 trilioni di dollari). Il cuore pulsante del processo di avanzamento della della valuta cinese è indubbiamente rappresentato dall’Asean, le cui banche erogano fin dal 2009, anno in cui la Cina annunciò il programma di “internazionalizzazione dello yuan-renminbi”, servizi di conto e rimessa in yuan-renminbi, oltre ad aprire conti correnti denominati in valuta cinese. Nel 2023, le entrate e i pagamenti transfrontalieri regolati in yuan-renminbi per gli scambi di merci tra Asean e Cina hanno superato per la prima volta i 2 trilioni di yuan, con un aumento del 47,8% su base annua. L’afflusso netto di yuan-renminbi nel commercio di beni è stato pari a 51,46 miliardi di yuan, in linea con il surplus commerciale realizzato dalla Cina nei confronti dell’Asean.

Nonostante gli indubbi progressi realizzati, il 21 aprile le autorità di Pechino hanno annunciato un progetto volto a imprimere una ulteriore accelerazione al processo di diffusione dello yuan-renminbi, attraverso il potenziamento del Cross-Border Interbank Payment System (Cips). L’obiettivo fissato da governo, consiglio d’amministrazione della People’s Bank of China e agenzie preposte alla regolamentazione finanziaria consiste nell’alleggerire ulteriormente, alla luce dell’offensiva tariffaria sferrata dall’amministrazione Trump, la pur declinante dipendenza nazionale dal dollaro statunitense, avvalendosi del Cips come vettore per espandere la rete globale del commercio cinese e promuovere l’impiego dello yuan-renminbi con il Paesi del “Sud globale”.

La linea d’azione proclamata dai vertici istituzionali cinesi contempla inoltre il rafforzamento del Multi Central Bank Digital Currency Bridge (m-Bridge), istituito dalla Bank for International Settlements ed esteso in origine soltanto alle Banche Centrali di Cina, Hong Kong, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita si è unita in un secondo momento, mentre altre 23 Banche Centrali – più Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale – hanno iniziato a monitorare l’iniziativa conferendole una dimensione prevalentemente asiatica. Il circuito collega direttamente le valute digitali dei Paesi aderenti in un’unica infrastruttura tecnica garantendo sicurezza, immediatezza, economicità e accessibilità universale ai pagamenti transfrontalieri.

Mentre lo Swift impiega tra i 2 e i 5 giorni per eseguire i mandati di pagamento transfrontalieri, il “ponte” cinese abbatte i costi e riduce i tempi di compensazione a meno di 10 secondi perché evita l’intermediazione bancaria. Lo si evince dai risultati del primo test condotto tra Hong Kong e Abu Dhabi, nel cui ambito un fornitore emiratino ha ricevuto in tempo reale un pagamento inviato da un’impresa cinese localizzata presso il “porto profumato”, che ha a sua volta sostenuto commissioni del 98% più basse rispetto a quelle contemplate da Swift. Sempre grazie a m-Bridge, la Industrial Bank cinese ha completato un pagamento transfrontaliero verso l’Indonesia nell’arco di 8 secondi riducendo i costi di intermediazione del 75%.

La tecnologia blockchain impiegata da mBridge non si limita a comprimere al massimo – fin quasi ad azzerarli – tempi e costi di gestione delle transazioni, ma le rende automaticamente tracciabili e conformi alle norme antiriciclaggio senza coinvolgere il dollaro, né lo Swift né il sistema bancario occidentale.

Una caratteristica fondamentale, che ha indubbiamente concorso la Russia ad avvalersi di m-Brige per bypassare il regime sanzionatorio occidentale. In particolare per regolare gli scambi con l’India, che nel corso del 2022 ha beneficiato degli sconti applicati da Mosca sulle forniture di greggio per incrementare il volume giornaliero di petrolio importato dalla Russia di ben 33 volte (da 36.255 a 1,2 milioni di barili). I pagamenti sono stati effettuati presso la piazza di Abu Dhabi in yuan-renminbi, dollari di Hong Kong e dirham emiratini50. Valute, cioè, che possono essere scambiate contro yuan-renminbi attraverso m-Bridge. La sua strutturale funzionalità all’aggiramento delle sanzioni ha indotto la Bank fo International Settlements a ritirare il proprio patrocinio al circuito, di cui la Cina si tuttavia continuando a servirsi per accrescere la propria influenza geopolitica. Tramite M-Bridge, Pechino ha infatti trasformato lo yuan-renminbi digitale nel vettore tecnico per la realizzazione della Belt & Road Initiative, ancorandolo a progetti infrastrutturali come le linee ferroviarie transnazionali Boten-Vientiane e Jakarta-Bandung e integrandolo con il sistema di navigazione satellitare Beidou.

L’avanzata di m-Bridge come veicolo per la diffusione dello yuan-renminbi digitale sembra destinata a produrre effetti dirompenti anche a livello di consumi individuali. Fino a pochi anni fa, un turista cinese in visita a Bangkok si sarebbe avvalso quasi sicuramente di dollari statunitensi o di una carta di credito emessa da Visa o Mastercard per acquistare un bene e/o un servizio in loco. Attualmente, attraverso m-Bridge, può espletare la pratica scansionando un codice Qr sul proprio telefono, che garantisce in via istantanea l’addebito in yuan-renminbi sul proprio conto e il corrispondente accredito in baht al venditore.

L’impiego yuan-renminbi digitale sta insomma registrando una crescita costante, candidandosi non a detronizzare il dollaro, ma a fungere da strumento principale per la ridefinizione delle regole che disciplinano un sistema monetario e finanziario internazionale ormai anacronistico, perché fondato sui rapporti di forza del 1945.

La Cina accelera l’“internazionalizzazione dello yuan-renminbi”

La Cina sta usando la sua moneta per ridurre la dipendenza dal dollaro americano

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Lo scorso ottobre, la People’s Bank of China ha attestato che, tra gennaio e agosto del 2024, i pagamenti e le entrate transfrontaliere in valuta cinese erano aumentati del 21,1% su base annua, raggiungendo i 41,6 trilioni di yuan (5,94 trilioni di dollari). Il cuore pulsante del processo di avanzamento della della valuta cinese è indubbiamente rappresentato dall’Asean, le cui banche erogano fin dal 2009, anno in cui la Cina annunciò il programma di “internazionalizzazione dello yuan-renminbi”, servizi di conto e rimessa in yuan-renminbi, oltre ad aprire conti correnti denominati in valuta cinese. Nel 2023, le entrate e i pagamenti transfrontalieri regolati in yuan-renminbi per gli scambi di merci tra Asean e Cina hanno superato per la prima volta i 2 trilioni di yuan, con un aumento del 47,8% su base annua. L’afflusso netto di yuan-renminbi nel commercio di beni è stato pari a 51,46 miliardi di yuan, in linea con il surplus commerciale realizzato dalla Cina nei confronti dell’Asean.

Nonostante gli indubbi progressi realizzati, il 21 aprile le autorità di Pechino hanno annunciato un progetto volto a imprimere una ulteriore accelerazione al processo di diffusione dello yuan-renminbi, attraverso il potenziamento del Cross-Border Interbank Payment System (Cips). L’obiettivo fissato da governo, consiglio d’amministrazione della People’s Bank of China e agenzie preposte alla regolamentazione finanziaria consiste nell’alleggerire ulteriormente, alla luce dell’offensiva tariffaria sferrata dall’amministrazione Trump, la pur declinante dipendenza nazionale dal dollaro statunitense, avvalendosi del Cips come vettore per espandere la rete globale del commercio cinese e promuovere l’impiego dello yuan-renminbi con il Paesi del “Sud globale”.

La linea d’azione proclamata dai vertici istituzionali cinesi contempla inoltre il rafforzamento del Multi Central Bank Digital Currency Bridge (m-Bridge), istituito dalla Bank for International Settlements ed esteso in origine soltanto alle Banche Centrali di Cina, Hong Kong, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita si è unita in un secondo momento, mentre altre 23 Banche Centrali – più Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale – hanno iniziato a monitorare l’iniziativa conferendole una dimensione prevalentemente asiatica. Il circuito collega direttamente le valute digitali dei Paesi aderenti in un’unica infrastruttura tecnica garantendo sicurezza, immediatezza, economicità e accessibilità universale ai pagamenti transfrontalieri.

Mentre lo Swift impiega tra i 2 e i 5 giorni per eseguire i mandati di pagamento transfrontalieri, il “ponte” cinese abbatte i costi e riduce i tempi di compensazione a meno di 10 secondi perché evita l’intermediazione bancaria. Lo si evince dai risultati del primo test condotto tra Hong Kong e Abu Dhabi, nel cui ambito un fornitore emiratino ha ricevuto in tempo reale un pagamento inviato da un’impresa cinese localizzata presso il “porto profumato”, che ha a sua volta sostenuto commissioni del 98% più basse rispetto a quelle contemplate da Swift. Sempre grazie a m-Bridge, la Industrial Bank cinese ha completato un pagamento transfrontaliero verso l’Indonesia nell’arco di 8 secondi riducendo i costi di intermediazione del 75%.

La tecnologia blockchain impiegata da mBridge non si limita a comprimere al massimo – fin quasi ad azzerarli – tempi e costi di gestione delle transazioni, ma le rende automaticamente tracciabili e conformi alle norme antiriciclaggio senza coinvolgere il dollaro, né lo Swift né il sistema bancario occidentale.

Una caratteristica fondamentale, che ha indubbiamente concorso la Russia ad avvalersi di m-Brige per bypassare il regime sanzionatorio occidentale. In particolare per regolare gli scambi con l’India, che nel corso del 2022 ha beneficiato degli sconti applicati da Mosca sulle forniture di greggio per incrementare il volume giornaliero di petrolio importato dalla Russia di ben 33 volte (da 36.255 a 1,2 milioni di barili). I pagamenti sono stati effettuati presso la piazza di Abu Dhabi in yuan-renminbi, dollari di Hong Kong e dirham emiratini50. Valute, cioè, che possono essere scambiate contro yuan-renminbi attraverso m-Bridge. La sua strutturale funzionalità all’aggiramento delle sanzioni ha indotto la Bank fo International Settlements a ritirare il proprio patrocinio al circuito, di cui la Cina si tuttavia continuando a servirsi per accrescere la propria influenza geopolitica. Tramite M-Bridge, Pechino ha infatti trasformato lo yuan-renminbi digitale nel vettore tecnico per la realizzazione della Belt & Road Initiative, ancorandolo a progetti infrastrutturali come le linee ferroviarie transnazionali Boten-Vientiane e Jakarta-Bandung e integrandolo con il sistema di navigazione satellitare Beidou.

L’avanzata di m-Bridge come veicolo per la diffusione dello yuan-renminbi digitale sembra destinata a produrre effetti dirompenti anche a livello di consumi individuali. Fino a pochi anni fa, un turista cinese in visita a Bangkok si sarebbe avvalso quasi sicuramente di dollari statunitensi o di una carta di credito emessa da Visa o Mastercard per acquistare un bene e/o un servizio in loco. Attualmente, attraverso m-Bridge, può espletare la pratica scansionando un codice Qr sul proprio telefono, che garantisce in via istantanea l’addebito in yuan-renminbi sul proprio conto e il corrispondente accredito in baht al venditore.

L’impiego yuan-renminbi digitale sta insomma registrando una crescita costante, candidandosi non a detronizzare il dollaro, ma a fungere da strumento principale per la ridefinizione delle regole che disciplinano un sistema monetario e finanziario internazionale ormai anacronistico, perché fondato sui rapporti di forza del 1945.

La Cina sta usando la sua moneta per ridurre la dipendenza dal dollaro americano

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Lo scorso ottobre, la People’s Bank of China ha attestato che, tra gennaio e agosto del 2024, i pagamenti e le entrate transfrontaliere in valuta cinese erano aumentati del 21,1% su base annua, raggiungendo i 41,6 trilioni di yuan (5,94 trilioni di dollari). Il cuore pulsante del processo di avanzamento della della valuta cinese è indubbiamente rappresentato dall’Asean, le cui banche erogano fin dal 2009, anno in cui la Cina annunciò il programma di “internazionalizzazione dello yuan-renminbi”, servizi di conto e rimessa in yuan-renminbi, oltre ad aprire conti correnti denominati in valuta cinese. Nel 2023, le entrate e i pagamenti transfrontalieri regolati in yuan-renminbi per gli scambi di merci tra Asean e Cina hanno superato per la prima volta i 2 trilioni di yuan, con un aumento del 47,8% su base annua. L’afflusso netto di yuan-renminbi nel commercio di beni è stato pari a 51,46 miliardi di yuan, in linea con il surplus commerciale realizzato dalla Cina nei confronti dell’Asean.

Nonostante gli indubbi progressi realizzati, il 21 aprile le autorità di Pechino hanno annunciato un progetto volto a imprimere una ulteriore accelerazione al processo di diffusione dello yuan-renminbi, attraverso il potenziamento del Cross-Border Interbank Payment System (Cips). L’obiettivo fissato da governo, consiglio d’amministrazione della People’s Bank of China e agenzie preposte alla regolamentazione finanziaria consiste nell’alleggerire ulteriormente, alla luce dell’offensiva tariffaria sferrata dall’amministrazione Trump, la pur declinante dipendenza nazionale dal dollaro statunitense, avvalendosi del Cips come vettore per espandere la rete globale del commercio cinese e promuovere l’impiego dello yuan-renminbi con il Paesi del “Sud globale”.

La linea d’azione proclamata dai vertici istituzionali cinesi contempla inoltre il rafforzamento del Multi Central Bank Digital Currency Bridge (m-Bridge), istituito dalla Bank for International Settlements ed esteso in origine soltanto alle Banche Centrali di Cina, Hong Kong, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita si è unita in un secondo momento, mentre altre 23 Banche Centrali – più Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale – hanno iniziato a monitorare l’iniziativa conferendole una dimensione prevalentemente asiatica. Il circuito collega direttamente le valute digitali dei Paesi aderenti in un’unica infrastruttura tecnica garantendo sicurezza, immediatezza, economicità e accessibilità universale ai pagamenti transfrontalieri.

Mentre lo Swift impiega tra i 2 e i 5 giorni per eseguire i mandati di pagamento transfrontalieri, il “ponte” cinese abbatte i costi e riduce i tempi di compensazione a meno di 10 secondi perché evita l’intermediazione bancaria. Lo si evince dai risultati del primo test condotto tra Hong Kong e Abu Dhabi, nel cui ambito un fornitore emiratino ha ricevuto in tempo reale un pagamento inviato da un’impresa cinese localizzata presso il “porto profumato”, che ha a sua volta sostenuto commissioni del 98% più basse rispetto a quelle contemplate da Swift. Sempre grazie a m-Bridge, la Industrial Bank cinese ha completato un pagamento transfrontaliero verso l’Indonesia nell’arco di 8 secondi riducendo i costi di intermediazione del 75%.

La tecnologia blockchain impiegata da mBridge non si limita a comprimere al massimo – fin quasi ad azzerarli – tempi e costi di gestione delle transazioni, ma le rende automaticamente tracciabili e conformi alle norme antiriciclaggio senza coinvolgere il dollaro, né lo Swift né il sistema bancario occidentale.

Una caratteristica fondamentale, che ha indubbiamente concorso la Russia ad avvalersi di m-Brige per bypassare il regime sanzionatorio occidentale. In particolare per regolare gli scambi con l’India, che nel corso del 2022 ha beneficiato degli sconti applicati da Mosca sulle forniture di greggio per incrementare il volume giornaliero di petrolio importato dalla Russia di ben 33 volte (da 36.255 a 1,2 milioni di barili). I pagamenti sono stati effettuati presso la piazza di Abu Dhabi in yuan-renminbi, dollari di Hong Kong e dirham emiratini50. Valute, cioè, che possono essere scambiate contro yuan-renminbi attraverso m-Bridge. La sua strutturale funzionalità all’aggiramento delle sanzioni ha indotto la Bank fo International Settlements a ritirare il proprio patrocinio al circuito, di cui la Cina si tuttavia continuando a servirsi per accrescere la propria influenza geopolitica. Tramite M-Bridge, Pechino ha infatti trasformato lo yuan-renminbi digitale nel vettore tecnico per la realizzazione della Belt & Road Initiative, ancorandolo a progetti infrastrutturali come le linee ferroviarie transnazionali Boten-Vientiane e Jakarta-Bandung e integrandolo con il sistema di navigazione satellitare Beidou.

L’avanzata di m-Bridge come veicolo per la diffusione dello yuan-renminbi digitale sembra destinata a produrre effetti dirompenti anche a livello di consumi individuali. Fino a pochi anni fa, un turista cinese in visita a Bangkok si sarebbe avvalso quasi sicuramente di dollari statunitensi o di una carta di credito emessa da Visa o Mastercard per acquistare un bene e/o un servizio in loco. Attualmente, attraverso m-Bridge, può espletare la pratica scansionando un codice Qr sul proprio telefono, che garantisce in via istantanea l’addebito in yuan-renminbi sul proprio conto e il corrispondente accredito in baht al venditore.

L’impiego yuan-renminbi digitale sta insomma registrando una crescita costante, candidandosi non a detronizzare il dollaro, ma a fungere da strumento principale per la ridefinizione delle regole che disciplinano un sistema monetario e finanziario internazionale ormai anacronistico, perché fondato sui rapporti di forza del 1945.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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