Gli attacchi terroristici per raggiungere gli obiettivi sono una tattica dell’Ucraina e dei suoi alleati.
Gianandrea GAIANI
La strage di civili di Sumy sta diventando lo strumento per alimentare il tentativo di ostacolare il tentativo di Donald Trump di raggiungere un’intesa per la cessazione del conflitto in Ucraina. Un cessate il fuoco che Zelensky e la Ue (e diversi governi di stati membri) vedono come fumo negli occhi nonostante i drammatici danni umani ed economici provocati da queto conflitto proprio ad ucraini ed europei.
Due missili balistici Iskander russi hanno colpito lil 13 aprile la città di Sumy, capoluogo dell’omonima regione al confine con la Russia da dove prese il via l’attacco ucraino alla regione russa di Kursk. Secondo Kiev sono stati colpiti un filobus e molti civili presenti in strada provocando 34 morti e 119 feriti: il numero di bambini uccisi è stato corretto da 7 a 2 dal portavoce del ministero delle emergenze ucraino, Oleh Strilka.
Le reazioni
Tutti gli alleati dell’Ucraina hanno condannato fermamente gli attacchi russi, con il presidente francese Emmanuel Macron che ha affermato che la Russia stava continuando la guerra “in sfregio della salvaguardia delle vite umane, del diritto internazionale e delle offerte diplomatiche del presidente Trump “. La Russia ha commesso “un grave crimine di guerra“, ha affermato il probabile nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz.
Donald Trump lo ha definito un attacco “orribile” riferendo che i russi avevano parlato di un errore mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un post su Facebook ha affermato che “dall’inizio di aprile, l’esercito russo ha utilizzato contro l’Ucraina quasi 2.800 bombe aeree, oltre 1.400 droni d’attacco e circa 60 missili di vario tipo, compresi missili balistici”.
Su X il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, intervenuto in videoconferenza al Consiglio Affari Esteri su invito dell’alta rappresentante Ue Kaja Kallas, ha colto l’occasione per sottolineare ai governi europei “l’urgente necessità di rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina, soprattutto nella difesa aerea, di aumentare gli investimenti nell’industria della difesa Ucraina e di aumentare la pressione delle sanzioni sulla Russia. È giunto il momento di procedere con l’apertura di cluster negoziali e di far progredire l’adesione dell’Ucraina all’Ue”, ha aggiunto.
Da molte parti in Europa le conclusioni tratte dai fatti di Sumy hanno portato a sostenere che Putin non vuole la pace.
La versione di Mosca
La versione di Mosca, affidata al ministero della Difesa, e che i missili Iskander avrebbero colpito un sito in cui a Sumy era in corso una riunione dello Stato maggiore del comando gruppo tattico operativo Seversk, le forze ucraine schierate in quel settore.
”Le Forze armate della Federazione russa nella città di Sumy, in condizioni di contrasto attivo delle Forze armate ucraine con mezzi di guerra elettronica e di difesa aerea di fabbricazione straniera, hanno attaccato con due missili operativi-tattici Iskander-M la sede di una riunione del personale di comando del gruppo operativo-tattico di Seversk”, si legge nella nota. Secondo quanto riferito, a seguito dell’attacco sono stati eliminati più di 60 militanti ucraini” si legge nel comunicato russo.
Il ministero della Difesa ha poi accusato gli ucraini di “continuare a usare la popolazione come scudi umani, posizionando installazioni militari o organizzando eventi con la partecipazione di militari nel centro di una città densamente popolata”.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, durante un briefing con i giornalisti, ha detto che i militari russi attaccano solo obiettivi militari.
Obiettivo militare in un centro urbano
L’ipotesi che appare più credibile è che i russi abbiano colpito un obiettivo militare rappresentato da una cerimonia per la consegna di onorificenze ai soldati della 117a Brigata, organizzato in un centro congressi all’interno del centro urbano di Sumy.
Lo confermano diverse fonti ucraine come il deputato Maryana Bezuhla e Artem Semenikhin, sindaco di Konotop, che hanno protestato contro la decisione di tenere un simile evento nel centro di una grande città, esponendo i civili al rischio di un attacco nemico.
Il sindaco di Konotop ha chiesto le dimissioni del governatore militare della regione di Sumy, Volodymyr Artyukh, e del capo regionale dei servizi di sicurezza interni (SBU) mentre Bezuhla ha affermato che il programma prevedeva, dopo la consegna delle medaglie alle 10, uno “spettacolo per bambini” alle 11. Alle 10.15 è avvenuto il raid missilistico russo.
La presidenza ucraina ha rimosso il governatore militare della regione di Sumy e un funzionario ucraino ha detto all’agenzia Afp che la decisione è legata a una dichiarazione alla testata Suspilne News in cui Artyukh affermava che era stato invitato alla cerimonia militare di domenica mattina in città ma che non l’aveva organizzata la sua amministrazione. Dichiarazione che di fatto ha confermato che l’attacco russo era diretto contro il raduno militare, obiettivo quindi legittimo in guerra.
Bezuhla ha lanciato un appello al capo delle forze armate, il generale Oleksandr Syrsky, affinché cessino le cerimonie militari in luoghi civili poiché i russi ancora una volta avevano informazioni sul raduno ottenute dall’intelligence a seguito di una fuga di notizie. Il deputato ricorda che nessuno è stato punito per i precedenti casi di stragi di soldati ucraini colpiti dai missili russi durante raduni e assembramenti.
A ulteriore conferma delle responsabilità delle autorità ucraine nella strage di Sumy, gli Stati Uniti hanno rifiutato ieri di sostenere un comunicato di condanna del G7 all’attacco russo, citando il desiderio di continuare le trattative con Mosca.
Probabile che l’intelligence statunitense abbia confermato la legittimità dell’obiettivo colpito dagli Iskander russi. Fonti citate da Bloomberg hanno detto che l’amministrazione di Donald Trump non ha voluto aderire alla mozione di condanna di Mosca perché intende “preservare lo spazio per negoziare la pace”. Il Canada, che ha la presidenza del G7, ha quindi riferito che senza il sostegno americano sarebbe stato impossibile procedere con il comunicato di condanna della Russia.
Se la dinamica dei fatti appare chiara, anche grazie alle ammissioni di fonti ufficiali ucraine, va rilevato che la Ue e la gran parte dei governi europei semplicemente la ignorano o non ne tengono conto.
Ieri il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha visitato Odessa insieme a Zelensky tornando a condannare l’attacco missilistico russo della Domenica delle Palme.
All’omertà degli europei si aggiunge il sospetto che Kiev abbia organizzato la cerimonia della 117a Brigata in centro a Sumy e la relativa fuga di notizie con l’obiettivo di provocare un attacco russo che in quel contesto avrebbe provocato inevitabilmente vittime civili allo scopo di forzare gli Stati Uniti a rinunciare alle trattative con Mosca sull’onda dello sdegno, o quanto meno a irrigidire la loro posizione speculando sui morti e feriti civili senza mai parlare delle perdite militari.
Obiettivi nei centri urbani e vittime civili
Difficile stabilire la verità assolute per l’assenza di fonti neutrali ma non è certo la prima volta che missili balistici Iskander russi vengono impiegati per colpire edifici in aree urbane utilizzati da comandi militari e gruppi di combattenti stranieri, ospitati in hotel o edifici pubblici, che affiancano le forze di Kiev.
Il governo ucraino ha sempre negato e del resto ogni giorno denuncia le vittime civili dei bombardamenti russi senza mai enunciare quelle subite tra i militari.
Si tratta in ogni caso di obiettivi difficili da colpire senza provocare danni collaterali poiché si trovano in aree popolate. Del resto gli ucraini non è certo la prima volta che utilizzano l’escamotage di mettere forze militari in mezzo ai civili, per il quale vennero criticati duramente da Amnesty International in un rapporto che nell’estate 2022 fece scalpore e sollevò aspre critiche a Kiev e in Occidente.
Per questi attacchi i russi utilizzano i preziosi missili Iskander, impiegati da lanciatori mobili perché hanno un’ampia gittata (tra i 280 e i 450 chilometri) e un margine di errore di 10/30 metri, comunque sufficienti a provocare ampi danni collaterali in ambiente urbano se si tiene conto che ogni missile ha una testata esplosiva da 480 a 700 chili.
Non si può escludere un errore nella designazione del bersaglio, come avrebbero riferito i russi a Trump, ma non è credibile che si tratti di un atto volontario russo teso a uccidere civili dal momento che sono state impiegate due armi dal costo di 3 milioni di euro ognuna.
De l’obiettivo di Mosca fosse stato uccidere una trentina di civili ucraini sarebbero stati erano sufficienti granate d’artiglieria o bombe d’aereo molto più economiche.
L’ipotesi dell’errore potrebbe venire rafforzata da un secondo lancio di missili Iskander effettuato il 14 aprile nuovamente contro obiettivi a Sumy come ha riportato RBC-Ucraina citando l’Aeronautica. E l’amministrazione regionale di Sumy.
In una nota l’Aeronautica di Kiev parla di attacco “di armi balistiche nemiche nella città di Sumy” mentre l’amministrazione militare regionale ha precisato che l’arrivo di un missile è stato registrato alla periferia della città. “Al momento non si registrano feriti. Le conseguenze dell’attacco russo sono in fase di chiarimento“, ha aggiunto il dipartimento.
La guerra in Ucraina provoca un elevato numero di vittime tra i militari mentre quelle civili sono relativamente poche rispetto ad altri conflitti e limitate, in Ucraina come in Russia, alle vittime di bombardamenti a distanza anche se Mosca ha lamentato uccisioni di civili nei territori della regione di Kursk occupati per sette mesi dalle truppe ucraine.
Negli attacchi in ambiente urbano evitare vittime tra i civili è però quasi impossibile: le operazioni israeliane a Gaza ne sono l’esempio più sanguinoso e attuale ma episodi simili si sono registrati anche in Afghanistan, Iraq e negli oltre 20 anni di operazioni contro i terroristi condotte in diverse aree afro-asiatiche dai droni statunitensi.
In attacchi come quello russo a Sumy, contro obiettivi in area urbana, i civili vengono colpiti solitamente perché si trovano in prossimità dei bersagli o quando le armi a lungo raggio russe vengono intercettate dai missili della difesa area ucraina ed entrambi i relitti cadono tra i palazzi, come è già accaduto in molte occasioni.
A tal proposito non si può però non citare i bombardamenti dell’esercito ucraino sulla città di Donetsk che hanno provocato molte vittime tra gli abitanti (ucraini filo-russi per i quali non si è mai registrato sdegno in Europa) e che sono quasi cessati solo quando l’offensiva russa ha allontanato la linea del fronte dal raggio d’azione dell’artiglieria di Kiev.
I negoziati nel mirino di Kiev ed europei
Nel caso di Sumy è però ormai più che evidente la strumentalizzazione delle vittime civili al fine di ostacolare i negoziati tra USA e Russia, che stanno continuando con qualche progresso più nel ristabilire rapidamente le relazioni tra le due potenze che nel trovare una soluzione alla guerra in Ucraina.
Il 14 aprile il Cremlino ha elogiato i colloqui della scorsa settimana sul conflitto ucraino tra il presidente Vladimir Putin e l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff. “Contatti di questo tipo sono estremamente utili e molto efficaci”, ha affermato il portavoce Peskov, aggiungendo che i colloqui di San Pietroburgo hanno rappresentato un “canale necessario” attraverso il quale Putin e Trump potrebbero scambiarsi informazioni.
L’Institute for the Study of War (ISW), centro studi americano di area neocon schierato apertamente con la causa ucraina sostiene che “i funzionari russi sembrano strumentalizzare le vaghe condizioni del cessate il fuoco e sfruttare l’assenza di meccanismi di monitoraggio”, quindi “sembra farsi più lontano l’obiettivo dichiarato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di raggiungere un cessate il fuoco generale e un accordo di pace duraturo nel prossimo futuro”.
Le richieste russe di raggiungere un accordo che riconosca la situazione militare sul terreno (a favore di Mosca le cui truppe guadagnano terreno ogni giorno) e rimuova le cause profonde del conflitto, secondo l’ISW riflettono anche “il continuo rifiuto del Cremlino dell’approccio dichiarato del presidente Trump di stabilire prima un cessate il fuoco e poi negoziare un accordo di pace più ampio e l’impegno del Cremlino verso obiettivi di guerra che sono incompatibili con l’obiettivo del presidente Trump di raggiungere una pace duratura in Ucraina.
Qualsiasi futuro cessate il fuoco generale o accordo di pace – prosegue l’ISW – deve includere solidi meccanismi di monitoraggio” ma lo stesso think-tank statunitense ammette che non è ancora chiaro quali meccanismi l’Occidente potrebbe utilizzare per far rispettare e monitorare un futuro cessate il fuoco generale, né se il Cremlino accetterebbe tali meccanismi.
In realtà Mosca è nella posizione di dettare le condizioni, come del resto ha più volte riconosciuto anche Trump, quindi non ha interesse ad accettare una tregua di 30 giorni che avvantaggerebbe solo le esauste truppe ucraine, a meno che Kiev non rinunci ad addestrare e arruolare militari in quel periodo e l’Occidente non sospenda gli aiuti militari.
Condizioni che né Kiev né la UE hanno detto di voler accettare. Inoltre Putin ha posto tra le condizioni per la pace che non vi siano truppe di nazioni NATO in Ucraina ma la Coalizione dei volenterosi guidata da Francia e Gran Bretagna punta a schierare truppe in territorio ucraino, una “forza di rassicurazione” composta dalle due potenze europee che sono parte integrante della NATO.
Per questo l’iniziativa di Emmanuel Macron e Keir Starmer, come Analisi Difesa aveva prontamente rilevato, non va letta come un atto di ostilità nei confronti di Putin ma bensì di Trump, con l’obiettivo evidente di sabotare ogni ipotesi di negoziato.
Ne sono ormai consapevoli anche le nazioni europee meno disposte a rischiare una guerra contro i russi e compromettere le relazioni con Washington.
“Queste coalizioni di volenterosi” per aiutare l’Ucraina “non sono ancora efficaci. Torniamo indietro e agiamo a livello dell’Unione europea e della NATO” ha affermato il 14 aprile il presidente slovacco, Peter Pellegrini. “Questo atteggiamento sarà senza dubbio più proficuo che creare pseudo-gruppi di Paesi che cambiano di giorno in giorno e compromettono inutilmente l’unità dell’Alleanza o dell’Unione europea“. Per Pellegrini, il suo omologo della Repubblica Ceca, Petr Pavel, potrebbe essere rimasto l’unico a “voler spedire soldati in Ucraina come parte di una possibile missione di mantenimento della pace” per costringere la Russia a rispettare un eventuale accordo di cessate il fuoco.
Ancora più esplicito il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto che ha commentato le decisioni UE del 14 aprile di puntare sul rafforzamento militare dell’Ucraina invece che sui negoziati. “Una serie di iniziative fanatiche e pro-guerra al Consiglio Esteri di oggi. Miliardi in più per l’Ucraina, più armi, dispiegamento di consiglieri militari, nuove sanzioni sull’energia nucleare e la spinta ad aprire tutti i capitoli di adesione quest’anno.
Noi non sosteniamo nulla di tutto ciò. E’ ora di porre fine alla politica fallimentare degli ultimi 3 anni” ha scritto su X.
A sabotare in ogni modo l’iniziativa negoziale di Trump contribuisce anche Zelensky, che con gli USA ha in atto anche un altro braccio di ferro per la cessione a società americane delle risorse minerarie e delle infrastrutture ucraine.
Il 14 aprile il presidente ucraino è tornato ad attaccare JD Vance, con cui ebbe un memorabile battibecco il mese scorso alla Casa Bianca. “Mi sembra che il vicepresidente stia in qualche modo giustificando le azioni di Putin”, ha detto Zelensky durante un’intervista alla Cbs.
“Non si può cercare qualcosa nel mezzo. C’è un aggressore e c’è una vittima. I russi sono l’aggressore e noi siamo la vittima”, ha aggiunto Zelensky precisando di temere che la narrativa del presidente russo Vladimir Putin sia arrivata fino all’amministrazione Trump.
Del resto Zelensky ha chiarito ieri che l’Ucraina non è disposta a fare concessioni territoriali attaccando duramente l’inviato speciale degli Stati Uniti, Steve Witkoff, che ha discusso a Mosca della possibilità di un accordo di pace tra Ucraina e Russia includendo la questione delle regioni ucraine che la Russia pretende vengano riconosciuti pate della Federazione (Crimea, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporozhye), già annesse a Mosca con un referendum del settembre 2022 riconosciuti solo dalla Russia ma non del tutto sotto il controllo militare delle forze russe.
“Non possiamo e non riconosceremo mai alcun territorio che sia stato preso illegalmente dalla Russia come parte di un accordo” ha dette Zelensky aggiungendo che ka guerra “non si risolverà attraverso il compromesso su territori vitali per l’Ucraina”.
Peskov del resto aveva accusato il 14 aprile gli europei di voler prolungare il conflitto. “Purtroppo le capitali europee non sono inclini a cercare una via d’uscita per i colloqui di pace, ma piuttosto sono propense a provocare ulteriormente il proseguimento della guerra”.
I Taurus di Berlino
Dichiarazione che trova giustificazione anche nelle parole del cancelliere tedesco Friedrich Merz che il 14 aprile ha annunciato la prossima fornitura di missili da crociera Taurus all’Ucraina.
Armi capaci di colpire in profondità il territorio russo ma che oggi l’Ucraina non saprebbe come impiegare poiché sembra non disporre più di nessun velivolo Su-24 che tecnici britannici e francesi avevano adattato per integrarvi i missili francesi e britannici SCALP e Storm Shadow, “cugini” dei Taurus.
Forse i missili tedeschi potrebbero venire integrati sui pochi F-16 e Mirage 2000 consegnati a Kiev? Oppure Berlino con il prossimo governo cederà all’Ucraina anche alcuni aerei da combattimento Tornado che la Luftwaffe sta radiando sui quali il Taurus è già integrato?
“Lo fanno gli inglesi, lo fanno i francesi, lo fanno gli americani. Ho sempre detto che lo farei, solo in accordo con i partner europei. Deve essere coordinato e, se è coordinato, allora la Germania dovrebbe partecipare”, ha affermato Merz senza chiarire meglio la sua posizione.
Già lo scorso anno Londra aveva pressato con forza il cancelliere Scholz affinché anche la Germana fornisse missili da crociera all’Ucraina. La nuova posizione assunta in proposito da Merz appare però poco realistica considerato che ha aggiunto che “le forze armate ucraine devono uscire dalla posizione difensiva” riferendosi alla possibile distruzione con i Taurus del Ponte di Crimea. Non saranno però alcuni missili tedeschi a cambiare lo scenario strategico o l’andamento del conflitto.
Il cancelliere uscente Olaf Scholz ha ripetutamente rifiutato di consegnare i missili Taurus all’Ucraina temendo un’ulteriore escalation della tensione con la Russia ma soprattutto perché tale decisione implicherebbe l’invio di tecnici militari tedeschi in Ucraina, in violazione della Costituzione tedesca.
A Merz ha risposto da Mosca il vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo Dmitri Medvedev. “Il candidato cancelliere Fritz Merz è ossessionato dal ricordo di suo padre, che ha prestato servizio nella Wehrmacht di Hitler. Ora Merz ha suggerito un attacco al Ponte di Crimea. Pensaci due volte, nazista“, ha scritto su X.
Guerra fredda su due fronti per l’Europa
Fonti che hanno chiesto l’anonimato hanno detto al Wall Street Journal che diversi alti funzionari dell’amministrazione Trump avrebbero consigliato a Trump di avere “più cautela” nei confronti della Russia nelle trattative per un accordo di pace in Ucraina.
Tra questi ci sarebbero anche il segretario di Stato, Marco Rubio, e l’inviato statunitense per l’Ucraina, Keith Kellogg. I due avrebbero invitato Donald Trump ad essere “scettico” in merito all’apertura della Russia alla pace, arrivando a suggerire anche un approccio “più duro” in merito alle concessioni territoriali chieste da Mosca a Kiev.
Secondo le fonti, Trump resterebbe però propenso a seguire l’approccio dell’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, il quale sarebbe convinto che “Putin voglia la pace. Esattamente il messaggio opposto che caratterizza la UE e diverse cancellerie europee.
Che la spaccatura tra l’America pacifista e l’Europa bellicista rischi di lasciare il Vecchio Continente nella scomoda posizione di avere in atto due guerre fredde, contro una super potenza a est ed un’altra a ovest, sembra confermarlo indirettamente anche la notizia che la Ue fornisce telefoni senza internet a funzionari diretti negli Usa, riferita il 14 aprile dal Financial Times.
La Commissione europea ha deciso di distribuire telefoni senza connessioni internet e computer portatili “basic” ai funzionari in partenza per gli Stati Uniti, temendo rischi di spionaggio, hanno detto quattro fonti diverse a FT, precisando che si tratta delle misure adottate fino ad oggi per i viaggi in Cina e in Ucraina, dove è vietato portare il kit informatico standard per timore dello spionaggio russo o cinese.
“Sono preoccupati che gli Stati Uniti possano entrare nei sistemi della Commissione“, ha detto un funzionario evidenziando il deterioramento delle relazioni USA-UE. Un altro funzionario europeo ha detto senza mezzi termini che “la storica alleanza transatlantica è finita”.
La Commissione europea ha smentito. “Neghiamo di aver fornito indicazioni al nostro personale sull’uso di telefoni usa e getta durante le missioni ufficiali negli Stati Uniti”, ha detto un portavoce della Commissione europea. “Questo non è menzionato nelle schede informative sulle raccomandazioni di viaggio né in alcun altro documento“.
Articolo originale La Strategic Culture Foundation