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Lorenzo Maria Pacini
March 19, 2025
© Photo: Public domain

La tragedia della Romania prosegue, confermandosi il laboratorio politico dell’Unione Europea e della sua tecnocrazia autoritaria, spacciata per democrazia.

Segue nostro Telegram.

Non possono far passare Georgescu

Georgescu, il presidente eletto e poi deposto, è stato, in una sola giornata, prima riaccettato e poi escluso di nuovo dalle elezioni presidenziali del suo Paese. In tutta la Romania sono esplose proteste contro questa decisione scandalosa, che sancisce il collasso morale dell’Unione Europea.

Il dramma si è articolato in tre atti, che vogliamo ripercorrere rapidamente. Qualche mese fa, Georgescu aveva vinto le elezioni, subito invalidate con il pretesto di presunte, mai chiarite, interferenze russe: è stato dipinto come un agente di Mosca, una minaccia per la democrazia europea, un nemico dei valori dell’Occidente, che sarebbe più corretto definire “uccidente liberal-atlantista”. Il secondo atto si è consumato pochi giorni fa: Georgescu è stato arrestato con l’accusa di aver organizzato gruppi pericolosi per la stabilità dell’Europa. Adesso, a coronamento della farsa, è arrivata la sua esclusione definitiva dalle elezioni. La morale della storia è evidente, almeno per chi non intende fare come lo struzzo, che nasconde la testa per non vedere la realtà.

L’Unione Europea non è una democrazia, ma una tecnocrazia repressiva modellata sul sistema americano, se possibile in una versione ancor più autoritaria.

Una nuova finestra di Overton si è spalancata con brutalità. Nell’ordine repressivo dell’UE, chiunque vinca le elezioni ma risulti scomodo a Washington e Bruxelles vede il voto annullato, subisce persecuzioni e viene infine escluso dalla competizione politica.

Come aveva scritto in maniera lungimirante Stephen Karganovic, l’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania è stato un chiaro caso di manipolazione politica orchestrata dalle élite occidentali. Georgescu, che aveva vinto il primo turno ed era destinato a trionfare nel secondo, è stato privato della sua vittoria quando la Corte Suprema rumena ha invalidato l’intero processo elettorale, sostenendo che ci fossero interferenze russe. Inizialmente, la Corte aveva respinto queste accuse, ma poi ha improvvisamente cambiato idea, ordinando nuove elezioni in una data non specificata.

Questa decisione è stata imposta dall’esterno per garantire che il candidato “giusto” vincesse. Nel frattempo, il presidente uscente Klaus Iohannis, che avrebbe dovuto lasciare l’incarico a dicembre, è ancora al potere, e nessuno tra i paladini della democrazia occidentale sembra preoccuparsene.

Migliaia di rumeni sono scesi in piazza per protestare contro questa ingiustizia, ma mi chiedo se le loro voci verranno ascoltate. Georgescu, nel frattempo, è stato diffamato e censurato. Ho seguito con interesse l’intervista che ha rilasciato al podcaster americano Shawn Ryan, in cui ha negato qualsiasi legame con la Russia e ha dichiarato di essere semplicemente “pro-Romania”.

In uno scenario in cui Calin Georgescu venisse ammesso a concorrere al primo turno delle elezioni presidenziali, quest’ultimo appare in nettissimo vantaggio su tutti gli altri candidati con il 38% delle preferenze.

Le proiezioni affermano:

Georgescu (*): 38% (-7)

Ponta (*-S&D): 16%

Antonescu (PSD/PNL/UDMR-S&D|PPE): 14% (+4)

Dan (*-RE): 14% (+4)

Simion (AUR-ECR): 10% (+4)

Lasconi (USR-RE): 8% (-2)

In ogni caso, Georgescu tornerebbe a vincere. E questo le élite occidentali non possono permetterselo.

Il valore internazionale delle proteste nazionali

Questo è il vero motivo per cui è stato attaccato. Georgescu, come Orbán e Fico, è un patriota che si oppone al sistema globalista.

Quando ha parlato della NATO, ha sottolineato come l’alleanza, nata con uno scopo difensivo, oggi serva solo interessi geopolitici estranei alla Romania. Anche sul conflitto in Ucraina, ha detto una verità scomoda: “Non è la nostra guerra.”

Per me, questa vicenda dimostra come l’Occidente manipoli la politica rumena per mantenere il controllo ed evitare che leader indipendenti possano emergere.

C’è forse qualcosa di poco chiaro? Lo stesso Georgescu ha reagito con sdegno, denunciando apertamente il nuovo regime degli euro-burocrati e degli austeri tecnocrati di Bruxelles come una dittatura. L’Unione Europea non è mai stata una vera democrazia. Fin dall’inizio è stata lo strumento della dominazione plutocratica sul continente, ristrutturato dopo il 1989 per consolidare il potere delle élite a scapito delle nazioni, dei lavoratori, del ceto medio e delle masse popolari. Ora la maschera è definitivamente caduta: l’UE si mostra per ciò che è realmente, una plutocrazia finanziaria neoliberista e guerrafondaia.

Non si sa che fine farà Georgescu. C’ chi teme il peggio, perché l’Occidente ha già dimostrato di poter arrivare alle mosse più basse ed omicide pur di raggiungere i propri obiettivi. Nel collasso di un intero ammasso di civiltà, la violenza è l’ultima mossa sporca da giocare.

L’opposizione rumena ha manifestato a Bucarest dopo la decisione della Corte Costituzionale di respingere la candidatura di Calin Georgescu alle elezioni presidenziali. Letteralmente il popolo rumeno è in una sorta di ininterrotta protesta da ormai due mesi. Poche volte si è visto, in Europa, un simile coraggio, una simile tenacia.

I sostenitori del Presidente eletto e deposto hanno protestato davanti all’edificio della Commissione Elettorale, hanno abbattuto la recinzione, lanciato bottiglie e oggetti vari e si sono scontrati con la polizia.

Diversi partiti di opposizione hanno avvertito che le proteste sarebbero continuate e hanno esortato i loro sostenitori a non cedere alle provocazioni. Qui però l’unica opposizione valide è quella dei manifestanti contro gli imbrogli occidentali. Il coraggio di questa gente è una benedizione per l’intera Europa. Il valore di questa protesta, nata per una vicenda nazionale, ha assunto un valore internazionale, che va anche oltre i confini dell’Europa geografica. Questo non ha prezzo.

L’Occidente oppressore sta stimolando il coraggio dei popoli ha commettere per il proprio bene, per la propria libertà.

Popolo rumeno, coraggio!

Possa la vostra lotta ispirare altri popoli d’Europa a riprendersi la propria libertà.

Coraggio, Romania!

La tragedia della Romania prosegue, confermandosi il laboratorio politico dell’Unione Europea e della sua tecnocrazia autoritaria, spacciata per democrazia.

Segue nostro Telegram.

Non possono far passare Georgescu

Georgescu, il presidente eletto e poi deposto, è stato, in una sola giornata, prima riaccettato e poi escluso di nuovo dalle elezioni presidenziali del suo Paese. In tutta la Romania sono esplose proteste contro questa decisione scandalosa, che sancisce il collasso morale dell’Unione Europea.

Il dramma si è articolato in tre atti, che vogliamo ripercorrere rapidamente. Qualche mese fa, Georgescu aveva vinto le elezioni, subito invalidate con il pretesto di presunte, mai chiarite, interferenze russe: è stato dipinto come un agente di Mosca, una minaccia per la democrazia europea, un nemico dei valori dell’Occidente, che sarebbe più corretto definire “uccidente liberal-atlantista”. Il secondo atto si è consumato pochi giorni fa: Georgescu è stato arrestato con l’accusa di aver organizzato gruppi pericolosi per la stabilità dell’Europa. Adesso, a coronamento della farsa, è arrivata la sua esclusione definitiva dalle elezioni. La morale della storia è evidente, almeno per chi non intende fare come lo struzzo, che nasconde la testa per non vedere la realtà.

L’Unione Europea non è una democrazia, ma una tecnocrazia repressiva modellata sul sistema americano, se possibile in una versione ancor più autoritaria.

Una nuova finestra di Overton si è spalancata con brutalità. Nell’ordine repressivo dell’UE, chiunque vinca le elezioni ma risulti scomodo a Washington e Bruxelles vede il voto annullato, subisce persecuzioni e viene infine escluso dalla competizione politica.

Come aveva scritto in maniera lungimirante Stephen Karganovic, l’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania è stato un chiaro caso di manipolazione politica orchestrata dalle élite occidentali. Georgescu, che aveva vinto il primo turno ed era destinato a trionfare nel secondo, è stato privato della sua vittoria quando la Corte Suprema rumena ha invalidato l’intero processo elettorale, sostenendo che ci fossero interferenze russe. Inizialmente, la Corte aveva respinto queste accuse, ma poi ha improvvisamente cambiato idea, ordinando nuove elezioni in una data non specificata.

Questa decisione è stata imposta dall’esterno per garantire che il candidato “giusto” vincesse. Nel frattempo, il presidente uscente Klaus Iohannis, che avrebbe dovuto lasciare l’incarico a dicembre, è ancora al potere, e nessuno tra i paladini della democrazia occidentale sembra preoccuparsene.

Migliaia di rumeni sono scesi in piazza per protestare contro questa ingiustizia, ma mi chiedo se le loro voci verranno ascoltate. Georgescu, nel frattempo, è stato diffamato e censurato. Ho seguito con interesse l’intervista che ha rilasciato al podcaster americano Shawn Ryan, in cui ha negato qualsiasi legame con la Russia e ha dichiarato di essere semplicemente “pro-Romania”.

In uno scenario in cui Calin Georgescu venisse ammesso a concorrere al primo turno delle elezioni presidenziali, quest’ultimo appare in nettissimo vantaggio su tutti gli altri candidati con il 38% delle preferenze.

Le proiezioni affermano:

Georgescu (*): 38% (-7)

Ponta (*-S&D): 16%

Antonescu (PSD/PNL/UDMR-S&D|PPE): 14% (+4)

Dan (*-RE): 14% (+4)

Simion (AUR-ECR): 10% (+4)

Lasconi (USR-RE): 8% (-2)

In ogni caso, Georgescu tornerebbe a vincere. E questo le élite occidentali non possono permetterselo.

Il valore internazionale delle proteste nazionali

Questo è il vero motivo per cui è stato attaccato. Georgescu, come Orbán e Fico, è un patriota che si oppone al sistema globalista.

Quando ha parlato della NATO, ha sottolineato come l’alleanza, nata con uno scopo difensivo, oggi serva solo interessi geopolitici estranei alla Romania. Anche sul conflitto in Ucraina, ha detto una verità scomoda: “Non è la nostra guerra.”

Per me, questa vicenda dimostra come l’Occidente manipoli la politica rumena per mantenere il controllo ed evitare che leader indipendenti possano emergere.

C’è forse qualcosa di poco chiaro? Lo stesso Georgescu ha reagito con sdegno, denunciando apertamente il nuovo regime degli euro-burocrati e degli austeri tecnocrati di Bruxelles come una dittatura. L’Unione Europea non è mai stata una vera democrazia. Fin dall’inizio è stata lo strumento della dominazione plutocratica sul continente, ristrutturato dopo il 1989 per consolidare il potere delle élite a scapito delle nazioni, dei lavoratori, del ceto medio e delle masse popolari. Ora la maschera è definitivamente caduta: l’UE si mostra per ciò che è realmente, una plutocrazia finanziaria neoliberista e guerrafondaia.

Non si sa che fine farà Georgescu. C’ chi teme il peggio, perché l’Occidente ha già dimostrato di poter arrivare alle mosse più basse ed omicide pur di raggiungere i propri obiettivi. Nel collasso di un intero ammasso di civiltà, la violenza è l’ultima mossa sporca da giocare.

L’opposizione rumena ha manifestato a Bucarest dopo la decisione della Corte Costituzionale di respingere la candidatura di Calin Georgescu alle elezioni presidenziali. Letteralmente il popolo rumeno è in una sorta di ininterrotta protesta da ormai due mesi. Poche volte si è visto, in Europa, un simile coraggio, una simile tenacia.

I sostenitori del Presidente eletto e deposto hanno protestato davanti all’edificio della Commissione Elettorale, hanno abbattuto la recinzione, lanciato bottiglie e oggetti vari e si sono scontrati con la polizia.

Diversi partiti di opposizione hanno avvertito che le proteste sarebbero continuate e hanno esortato i loro sostenitori a non cedere alle provocazioni. Qui però l’unica opposizione valide è quella dei manifestanti contro gli imbrogli occidentali. Il coraggio di questa gente è una benedizione per l’intera Europa. Il valore di questa protesta, nata per una vicenda nazionale, ha assunto un valore internazionale, che va anche oltre i confini dell’Europa geografica. Questo non ha prezzo.

L’Occidente oppressore sta stimolando il coraggio dei popoli ha commettere per il proprio bene, per la propria libertà.

Popolo rumeno, coraggio!

Possa la vostra lotta ispirare altri popoli d’Europa a riprendersi la propria libertà.

La tragedia della Romania prosegue, confermandosi il laboratorio politico dell’Unione Europea e della sua tecnocrazia autoritaria, spacciata per democrazia.

Segue nostro Telegram.

Non possono far passare Georgescu

Georgescu, il presidente eletto e poi deposto, è stato, in una sola giornata, prima riaccettato e poi escluso di nuovo dalle elezioni presidenziali del suo Paese. In tutta la Romania sono esplose proteste contro questa decisione scandalosa, che sancisce il collasso morale dell’Unione Europea.

Il dramma si è articolato in tre atti, che vogliamo ripercorrere rapidamente. Qualche mese fa, Georgescu aveva vinto le elezioni, subito invalidate con il pretesto di presunte, mai chiarite, interferenze russe: è stato dipinto come un agente di Mosca, una minaccia per la democrazia europea, un nemico dei valori dell’Occidente, che sarebbe più corretto definire “uccidente liberal-atlantista”. Il secondo atto si è consumato pochi giorni fa: Georgescu è stato arrestato con l’accusa di aver organizzato gruppi pericolosi per la stabilità dell’Europa. Adesso, a coronamento della farsa, è arrivata la sua esclusione definitiva dalle elezioni. La morale della storia è evidente, almeno per chi non intende fare come lo struzzo, che nasconde la testa per non vedere la realtà.

L’Unione Europea non è una democrazia, ma una tecnocrazia repressiva modellata sul sistema americano, se possibile in una versione ancor più autoritaria.

Una nuova finestra di Overton si è spalancata con brutalità. Nell’ordine repressivo dell’UE, chiunque vinca le elezioni ma risulti scomodo a Washington e Bruxelles vede il voto annullato, subisce persecuzioni e viene infine escluso dalla competizione politica.

Come aveva scritto in maniera lungimirante Stephen Karganovic, l’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania è stato un chiaro caso di manipolazione politica orchestrata dalle élite occidentali. Georgescu, che aveva vinto il primo turno ed era destinato a trionfare nel secondo, è stato privato della sua vittoria quando la Corte Suprema rumena ha invalidato l’intero processo elettorale, sostenendo che ci fossero interferenze russe. Inizialmente, la Corte aveva respinto queste accuse, ma poi ha improvvisamente cambiato idea, ordinando nuove elezioni in una data non specificata.

Questa decisione è stata imposta dall’esterno per garantire che il candidato “giusto” vincesse. Nel frattempo, il presidente uscente Klaus Iohannis, che avrebbe dovuto lasciare l’incarico a dicembre, è ancora al potere, e nessuno tra i paladini della democrazia occidentale sembra preoccuparsene.

Migliaia di rumeni sono scesi in piazza per protestare contro questa ingiustizia, ma mi chiedo se le loro voci verranno ascoltate. Georgescu, nel frattempo, è stato diffamato e censurato. Ho seguito con interesse l’intervista che ha rilasciato al podcaster americano Shawn Ryan, in cui ha negato qualsiasi legame con la Russia e ha dichiarato di essere semplicemente “pro-Romania”.

In uno scenario in cui Calin Georgescu venisse ammesso a concorrere al primo turno delle elezioni presidenziali, quest’ultimo appare in nettissimo vantaggio su tutti gli altri candidati con il 38% delle preferenze.

Le proiezioni affermano:

Georgescu (*): 38% (-7)

Ponta (*-S&D): 16%

Antonescu (PSD/PNL/UDMR-S&D|PPE): 14% (+4)

Dan (*-RE): 14% (+4)

Simion (AUR-ECR): 10% (+4)

Lasconi (USR-RE): 8% (-2)

In ogni caso, Georgescu tornerebbe a vincere. E questo le élite occidentali non possono permetterselo.

Il valore internazionale delle proteste nazionali

Questo è il vero motivo per cui è stato attaccato. Georgescu, come Orbán e Fico, è un patriota che si oppone al sistema globalista.

Quando ha parlato della NATO, ha sottolineato come l’alleanza, nata con uno scopo difensivo, oggi serva solo interessi geopolitici estranei alla Romania. Anche sul conflitto in Ucraina, ha detto una verità scomoda: “Non è la nostra guerra.”

Per me, questa vicenda dimostra come l’Occidente manipoli la politica rumena per mantenere il controllo ed evitare che leader indipendenti possano emergere.

C’è forse qualcosa di poco chiaro? Lo stesso Georgescu ha reagito con sdegno, denunciando apertamente il nuovo regime degli euro-burocrati e degli austeri tecnocrati di Bruxelles come una dittatura. L’Unione Europea non è mai stata una vera democrazia. Fin dall’inizio è stata lo strumento della dominazione plutocratica sul continente, ristrutturato dopo il 1989 per consolidare il potere delle élite a scapito delle nazioni, dei lavoratori, del ceto medio e delle masse popolari. Ora la maschera è definitivamente caduta: l’UE si mostra per ciò che è realmente, una plutocrazia finanziaria neoliberista e guerrafondaia.

Non si sa che fine farà Georgescu. C’ chi teme il peggio, perché l’Occidente ha già dimostrato di poter arrivare alle mosse più basse ed omicide pur di raggiungere i propri obiettivi. Nel collasso di un intero ammasso di civiltà, la violenza è l’ultima mossa sporca da giocare.

L’opposizione rumena ha manifestato a Bucarest dopo la decisione della Corte Costituzionale di respingere la candidatura di Calin Georgescu alle elezioni presidenziali. Letteralmente il popolo rumeno è in una sorta di ininterrotta protesta da ormai due mesi. Poche volte si è visto, in Europa, un simile coraggio, una simile tenacia.

I sostenitori del Presidente eletto e deposto hanno protestato davanti all’edificio della Commissione Elettorale, hanno abbattuto la recinzione, lanciato bottiglie e oggetti vari e si sono scontrati con la polizia.

Diversi partiti di opposizione hanno avvertito che le proteste sarebbero continuate e hanno esortato i loro sostenitori a non cedere alle provocazioni. Qui però l’unica opposizione valide è quella dei manifestanti contro gli imbrogli occidentali. Il coraggio di questa gente è una benedizione per l’intera Europa. Il valore di questa protesta, nata per una vicenda nazionale, ha assunto un valore internazionale, che va anche oltre i confini dell’Europa geografica. Questo non ha prezzo.

L’Occidente oppressore sta stimolando il coraggio dei popoli ha commettere per il proprio bene, per la propria libertà.

Popolo rumeno, coraggio!

Possa la vostra lotta ispirare altri popoli d’Europa a riprendersi la propria libertà.

The views of individual contributors do not necessarily represent those of the Strategic Culture Foundation.

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