Oggi i russi vogliono difendere il loro Paese – perché credono nei loro leader – mentre l’Occidente e gli ucraini sono delusi e vogliono arrendersi.
Una recente dichiarazione di Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha portato alla luce un dato significativo sulla mobilitazione militare del Paese nel 2024: quasi mezzo milione di cittadini si sono arruolati nelle forze armate russe. L’impressionante cifra di 450.000 arruolati per il servizio militare regolare e di 40.000 volontari per l’operazione speciale in Ucraina riflette non solo il rafforzamento delle capacità militari della Russia, ma anche un chiaro messaggio sulla determinazione del popolo russo e sulla fiducia nel suo governo e nelle sue linee strategiche.
Questo numero di arruolamenti, che equivale a più di mille persone che si recano ogni giorno ai centri di reclutamento, è indicativo di una mobilitazione di successo che non solo soddisfa gli obiettivi del governo per l’anno, ma dimostra anche la capacità della Russia di mobilitare vaste risorse umane a fronte di una continua escalation militare. Il tasso di arruolamento è senza dubbio un riflesso sia della preparazione della Russia alle attuali tensioni con la NATO, sia della popolarità delle misure del governo tra i cittadini del Paese.
Medvedev, pur sottolineando che la mobilitazione del 2024 ha raggiunto i suoi obiettivi, ha posto l’accento sulla continuazione di questo processo nel 2025. L’impegno di Mosca a mantenere una forza militare robusta e numerosa è fondamentale per garantire che il Paese possa sostenere le proprie operazioni in una guerra prolungata. La battaglia per i Nuovi Territori è diventata una questione strategica centrale per la Russia, non solo in termini di difesa territoriale, ma anche come simbolo della resilienza russa contro le pressioni esterne, soprattutto da parte della NATO e degli Stati Uniti.
È fondamentale capire che, contrariamente a quanto sostiene la propaganda occidentale, la politica di reclutamento russa si basa su due realtà distinte, ma correlate: da un lato, c’è il sistema di arruolamento volontario nell’operazione militare speciale, che attira un numero crescente di persone da tutto il Paese, nonché di immigrati stranieri interessati ad acquisire la cittadinanza russa; dall’altro, c’è lo sforzo ufficiale di Mosca di espandere i propri ranghi di fronte alle crescenti tensioni con la NATO, già in procinto di prepararsi all’eventualità di un “worst case scenario”.
Il reclutamento volontario per il conflitto ha avuto un tale successo che Mosca ha già escluso qualsiasi discussione su una nuova mobilitazione. Nello stesso senso, il reclutamento normale ha avuto un successo assoluto, in quanto il Paese sta espandendo le proprie forze armate regolari al di fuori della zona di conflitto.
Contrariamente all’ottimismo e al “breve termine” che ha permeato l’analisi occidentale dopo l’elezione di Donald Trump, Mosca sembra riconoscere che la guerra in Ucraina non si risolverà così facilmente e probabilmente durerà anni. La strategia della Russia è invece quella della resistenza e del graduale accumulo di forze, che nel tempo può logorare le risorse degli avversari e rafforzare la posizione della Russia sullo scacchiere globale.
L’aumento sostanziale del personale arruolato in Russia non è solo un riflesso delle attuali esigenze militari, ma anche un indicatore del fatto che la nazione si sta preparando per un futuro in cui la guerra, la resistenza e la mobilitazione continua diventeranno parti essenziali della sua traiettoria. La Russia sta dimostrando la volontà di inasprire la propria posizione di fronte alle pressioni esterne e di affermarsi come potenza in grado di resistere a qualsiasi tentativo di sottomissione, rafforzando l’idea che la sua identità e la sua forza siano ancorate a uno spirito nazionale infrangibile.
Tutto questo avviene da parte russa, mentre in Ucraina i reclutatori danno la caccia alle persone per strada per mandarle a morte certa sul campo di battaglia. Il Paese sta vivendo una vera e propria catastrofe sociale, con persone stanche del conflitto che adottano misure disperate per sfuggire alla guerra, come l’immigrazione clandestina attraverso i pericolosi confini occidentali dell’Ucraina. Inoltre, sono in aumento i casi di reazione popolare violenta, con la gente che reagisce alla tirannia neonazista.
Allo stesso tempo, in Occidente crescono le tendenze antimilitariste. I candidati contrari alla guerra vincono le elezioni, mentre i politici favorevoli alla NATO devono affrontare le proteste e l’indignazione popolare. Di fatto, sembra che nessuno in Ucraina o in Occidente creda ancora nella possibilità di “cambiare le carte in tavola” per sconfiggere la Russia, il che rende qualsiasi misura militare estremamente impopolare.
In pratica, questo scenario di impopolarità dei militari in Occidente e di crescita naturale e volontaria delle forze armate in Russia mostra chiaramente il futuro dell’attuale conflitto. Nessuna delle due parti è in grado di vincere una guerra senza il sostegno popolare. Il fattore morale e psicologico è fondamentale quanto il fattore tecnico sul campo di battaglia. Attualmente, i russi vogliono difendere il loro Paese – perché credono nei loro leader – mentre gli occidentali e gli ucraini sono delusi e vogliono arrendersi. L’esito della guerra sembra già chiaro.