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Lorenzo Maria Pacini
December 5, 2024
© Photo: SCF

Chi l’avrebbe mai detto.: Donald Trump ha scelto Elon Musk come membro del suo nuovo governo. Niente di più americano di così.

Segue nostro Telegram.

Un uomo venuto da…da dove?

C’è una storiella che viene spesso raccontata negli USA, la “patria delle opportunità”: in un garage bianco qualsiasi di una casa qualsiasi di una cittadina qualsiasi, un giovane qualsiasi ha una buona idea e, per un colpo di fortuna, la sua idea ha successo e diventa miliardario. Fine.

Il signor Musk è un altro di quegli imprenditori che si sono fatti tutti da sé grazie alla capacità di indovinare cosa desidera il mercato. Azzecca Paypal, indovina Tesla, colpo di fortuna con SpaceX, passa da Twitter e lo trova in saldo comprandolo con un paio di click, qualche robot umanoide che gli serve il caffè, ed ora persino si è ritrovato al governo americano senza nemmeno essersi messo in corsa elettorale. Il migliore. Non glie ne va mai una per il verso sbagliato.

Fermi tutti, riflettiamo.

Come ha scritto recentemente Gennaro Scala, «chi non ha desiderato comprare una fantastica Tesla dalla linea così avveniristica, che nella sua versione economica costa appena 40.000 $? Per quanto riguarda SpaceX, chi non ha programmato almeno una volta nella vita un viaggio nello spazio? Invece, Starlink è usatissimo dagli allevatori di tutto il mondo per tenere d’occhio gli armenti al pascolo comodamente da casa. Ma come sappiamo ha questa rete di satelliti ha svolto anche altre funzioni dalle parti dell’Ucraina». Siamo sicuri che sia tutto normale?

Musk è una maschera del capitale finanziario, un vero businessman del successo mediatico. È l’uomo che ti vende il futuro porta a porta, convincendoti che il nuovo modello è migliore del precedente, più innovativo. È l’uomo che lavora per lo Stato, laddove lo Stato è ormai completamente privatizzato, perché questo è: Musk è entrato nel settore delle comunicazioni, della ricerca spaziale, dei social media, dei trasporti, della robotica, delle intelligenze artificiali, della finanza. Tutti, dal primo all’ultimo, prodotti prediletti del Capitale. Tutti, sena esclusione, settori strategici che negli USA sono stati portati ad essere in balia delle corporations private, uno dopo l’altro, così che lo Stato ora può operare arbitrariamente su di essi, senza il problema della noiosa democrazia. Privatizzando tutto, puoi pur sempre governare, basta solo che a gestire il miglior acquirente privati sia sempre tu, il signor Stato.

Dunque, possibile che questo ragazzo di Pretoria abbia avuto tutta questa “fortuna”? O, meglio ancora, possibile che si tratti “solo di fortuna”?

Tesla e la rivoluzione dei veicoli elettrici

Tesla, fondata da Musk, ha avuto un impatto significativo sull’industria automobilistica e sulle politiche energetiche globali. L’introduzione della Model S nel 2012 ha segnato l’inizio di un cambiamento radicale verso l’adozione di veicoli elettrici a batteria, spingendo i governi a promuovere politiche per una transizione energetica sostenibile. Politici di tutto il mondo, attratti dalla promessa economica di Tesla, hanno cercato di stabilire fabbriche del marchio nei loro Paesi. Tra i leader con cui Musk ha interagito negli ultimi anni ci sono il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro indiano Narendra Modi.

Anche la Cina è stata un attore chiave nella crescita di Tesla. Nel 2018, il presidente cinese Xi Jinping ha permesso a Tesla di diventare la prima casa automobilistica straniera a mantenere il controllo totale di una filiale cinese. La costruzione di una fabbrica a Shanghai nel 2019 ha consolidato la posizione di Tesla in Cina, oggi il secondo mercato più importante per l’azienda. Tuttavia, con l’ascesa di produttori locali come BYD, la quota di mercato di Tesla in Cina è scesa al 6%, contro il 35% di BYD.

Questa relazione bilaterale evidenzia una dinamica delicata: mentre la Cina potrebbe ormai fare a meno di Tesla per dominare il mercato dei veicoli elettrici, Musk non può ignorare il peso economico della Cina per il futuro della sua azienda.

Non focalizziamoci sulle auto, che sono una piccola percentuale delle industrie Musk: ciò che interessa è la ricerca tecnologica, che viene favorita anche dalla saturazione di settori di mercato. Ne abbiamo visto degli esempi anche nella SMO in Ucraina, quando sono comparsi foto e video del Tesla Tank Cybertruck impiegato in zone di conflitto e persino Ramzan Kadyrov, leader della Cecenia, ne ha uno personale che pare sia stato disattivato a distanza dal quartier generale Tesla. Ci sono geometrie strategiche che vengono ridefinite passando tramite la copertura di un immaginario collettivo ben nutrito. Capita talvolta che le cose più preziose e delicate vengano nascoste… mettendole alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno se ne accorge.

Il transumanesimo come cifra politica

Le mire transumaniste di Musk non sono un segreto, né una novità. È l’uomo che ha reso “pop” i chip cerebrali, le connessioni uomo-macchina, i robot umanoidi, ecc. Se in precedenza questi argomenti per pochi addetti ai lavori o appassionati, con Musk sono diventati un prodotto mediatico da consumare.

Il 30 gennaio 2024, Musk ha reso noto il primo impianto celebrale di Neuralink su un essere umano. Il miliardario americano ha poi aggiunto un altro post scrivendo: «Il primo prodotto di Neuralink si chiama TELEPATIA. Consentire il controllo del tuo telefono o computer e, attraverso di essi, di quasi tutti i dispositivi, semplicemente pensando. Gli utenti iniziali saranno coloro che hanno perso l’uso degli arti. Immaginate se Stephen Hawking potesse comunicare più velocemente di un dattilografo. Questo è l’obiettivo». Il prossimo passo è far dialogare questi chip con l’intelligenza artificiale. Ed eccoci giunti nell’era del transumanesimo.

Come scrisse proprio Stephen Hawking, «L’intelligenza artificiale potrebbe sviluppare una volontà tutta sua. E sarà estremamente brava a raggiungere i suoi obiettivi. Se questi non saranno allineati ai nostri, saremo nei guai. Probabilmente non siete degli odiatori di formiche che calpestano questi insetti per cattiveria, ma se siete responsabili di un progetto idroelettrico e c’è un formicaio nella regione che dovete allagare, andrà a finire male per le formiche. Cerchiamo di non mettere l’umanità nella posizione delle formiche. L’IA potrebbe essere la migliore cosa mai accaduta a l’umanità, oppure la peggiore».

Lungi dal demonizzare tout court le IA, quello che interessa comprendere è l’ampia portata di questo tipo di ricerca e il suo effetto politico, oltre che strategico. Progetti come questo ridefiniscono completamente i criteri della democrazia, della partecipazione politica del libero arbitrio, della definizione di essere umano o meno.

Non si mette al governo un uomo come Musk per pura casualità. Al di là dei proclami elettorali “pro life”, per così dire, fatti da Trump, bisogna domandarsi cosa ci faccia un uomo che di pro-life ha ben poco all’interno dell’entourage del nuovo presidente americano. Se ne faranno una ragione, oppure no, gli elettori “di destra” provenienti dal mondo cattolico, soprattutto nella East Coast, che si sono trovati a dover fronteggiare numerose battaglie in materia di bioetica e biodiritto, non soltanto per le questioni del gender, dell’aborto e dell’eutanasia, ma anche per la ricerca medica sperimentale, di cui Musk è un filantropo appassionato. È verosimile credere che la ricerca portata avanti dai suoi laboratori non si arresterà davanti a qualche protesta. Vengono in mente le Lezioni di Michael Foucault sulla biopolitica, quando negli anni di Parigi prediceva che l’introduzione del controllo totale sul corpo vivente non sarebbe avvenuto necessariamente con la forza, ma sarebbe passato tramite il sottile escamotage dell’approvazione graduale da parte dei cittadini, che sarebbero arrivati a legittimare e addirittura giustificare qualsiasi violazione etica, senza rendersene conto, in nome della “scienza”.

Il migliore investimento strategico

Diciamoci la verità: Trump, con gli affari, ci sa fare.

Far montare Musk sul carro della vittoria elettorale è stata una mossa da vero businessman. In un sol colpo, e probabilmente con un accordo già stipulato in precedenza, Trump si è garantito il controllo di una bella fetta di settori strategici in fase di forte sviluppo. Soprattutto per quello che riguarda i dominio del cyberspazio e dello spazio extra-atmosferico, Musk è un leader indiscusso. E, come tale, nel settembre del 2023 aveva trasferito parte del controllo di Starlink al Pentagono, una mossa divenuta fondamentale per il successo di alcuni attacchi da parte dell’Ucraina in Donbass durante la SMO. Quello stesso Musk che pochi mesi prima, a inizio anno 2023, aveva offerto se stesso come mediatore per il conflitto, invitando addirittura il Pentagono a pagare il conto dei terminali internet satellitari che aveva donato a Kiev.

Musk è l’uomo che ha portato i social network ad un livello più raffinato di guerra ibrida, sorpassando per stile e per numeri Mark Zuckerberg. L’acquisto di Twitter, ribattezzato X, valso ben 45 miliardi di dollari, è divenuto un social cosiddetto “libero”, cambiando le regole della community, con un numero inferiore di censure dei contenuti. Questo aspetto si è rivelato una mossa vincente. X è stato eletto a spazio di comunicazione politica prediletta, diventando la piazza comune entro cui condividere e reperire informazioni, ma anche un laboratorio di analisi sociologica circa le mutazioni politiche.

Basti pensare che un singolo tweet di Musk può far variare la borsa del dollaro, o provocare il successo e l’insuccesso di influencer, aziende, esponenti politici. Il livello d’uso dell’arma mediatica ha raggiunto uno stadio successivo. L’infowarfare assume una centralità ineludibile.

Tutto, allora, cambia, perché non conta più la realpolitik, bensì la virtualpolitik.

In termini di commercio e finanza, l’importanza strategica del mercato cinese conferisce a Pechino una certa influenza su Musk. Xi Jinping potrebbe vedere in Musk un possibile mediatore con gli Stati Uniti, considerando anche le tensioni commerciali con Washington. L’amministrazione Trump, ad esempio, ha inasprito i dazi sulle merci cinesi, una politica che potrebbe continuare in un eventuale secondo mandato di Trump.

Ciò che conta non è “chi è Elon Musk”, ciò che conta è la struttura del potere che egli comanda oggi e che un’altra persona potrebbe comandare domani. La potenza di questo nuovo tecno-fascismo globale è ben espressa dalla drammatizzazione globale della lotta di uno Stato nazionale relativamente potente contro un semplice individuo straniero per il solo fatto di essere un tecno-fascista globale: è il caso del 31 agosto di quest’anno, quando la Rete X è stata sospesa in Brasile dalla Corte Suprema perché il suo proprietario si è rifiutato di cancellare gli account della rete il cui contenuto diffondeva notizie false, violava gravemente i valori democratici fondamentali e incitava all’odio, alla violenza e persino all’omicidio contro un’enorme massa di persone. Si poteva immaginare dieci anni fa che un individuo solo, per di più straniero, potesse opporsi a uno Stato sovrano?

In questo contesto, il magnate ha incontrato più volte alti funzionari cinesi, inclusi Xi e il premier Li Qiang, il che lo pone in una posizione di potenziale mediatore. Inoltre, secondo alcune fonti, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe richiesto a Musk di limitare il servizio satellitare Starlink a Taiwan per favorire gli interessi di Pechino. Questo episodio riflette come Musk si trovi spesso coinvolto in questioni che vanno ben oltre i confini della tecnologia.

SpaceX è un altro pilastro della sua influenza globale. Con i razzi riutilizzabili Falcon 9 e il progetto Starship, Musk ha rivoluzionato i viaggi spaziali, rendendoli significativamente più economici. SpaceX ha notoriamente stretto contratti miliardari con il Pentagono e la NASA, rafforzando il ruolo dell’azienda nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Allo stesso tempo Starlink, il servizio Internet satellitare gestito da SpaceX, è una rete globale che garantisce connessione in aree remote e inaccessibili. Il controllo personale di Musk su questa infrastruttura ha sollevato preoccupazioni, come nel caso dell’impiego in Ucraina.

Il potenziale utilizzo politico di Starlink è evidente anche nel contesto taiwanese. L’isola, che Pechino rivendica come parte del proprio territorio, ha iniziato a sviluppare un proprio sistema satellitare per ridurre la dipendenza da Musk, dopo che quest’ultimo aveva espresso posizioni favorevoli alla Cina sul conflitto Taiwan-Pechino.

Nel settore dell’intelligenza artificiale, Musk ha lanciato xAI, un’iniziativa che punta a competere con giganti come OpenAI e Google. Il modello linguistico di xAI, chiamato Grok, ha sollevato preoccupazioni per la sua capacità di generare contenuti controversi, tra cui propaganda politica e istruzioni per attività pericolose. Nonostante le critiche, Musk continua a investire massicciamente nell’IA, costruendo un’infrastruttura tecnologica senza precedenti, come il supercomputer più veloce del mondo situato a Memphis.

L’intelligenza artificiale è anche un argomento ricorrente negli incontri di Musk con leader mondiali, come il primo ministro italiano Giorgia Meloni e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Questo dimostra come Musk intenda integrare la tecnologia dell’IA nelle sue iniziative geopolitiche e industriali.

Negli Stati Uniti, molte delle sue aziende, come Tesla e SpaceX, dipendono da contratti governativi multimiliardari, mentre all’estero, la sua vicinanza a Xi Jinping e Vladimir Putin lo pone in una posizione di potenziale compromesso. Il potere di Musk non deriva solo dal denaro, ma dalla capacità di controllare infrastrutture strategiche e informazioni sensibili. Il suo comportamento, spesso imprevedibile e motivato da interessi personali, solleva preoccupazioni su quanto sia opportuno affidare tanto potere a un singolo individuo.

Bisogna dunque chiedersi, anzi dovremmo chiedere al nostro personaggio: quale maschera indosserai oggi? Musk sembra consapevole di questa dualità. E forse è proprio questo ciò che Trump vuole. Dai party a Mar-al-lago nell’inner circle di Donald al DOGE – Department Of Government Efficiency, la carriera è solo all’inizio.

Elon, sei Musk o una Maschera?

Chi l’avrebbe mai detto.: Donald Trump ha scelto Elon Musk come membro del suo nuovo governo. Niente di più americano di così.

Segue nostro Telegram.

Un uomo venuto da…da dove?

C’è una storiella che viene spesso raccontata negli USA, la “patria delle opportunità”: in un garage bianco qualsiasi di una casa qualsiasi di una cittadina qualsiasi, un giovane qualsiasi ha una buona idea e, per un colpo di fortuna, la sua idea ha successo e diventa miliardario. Fine.

Il signor Musk è un altro di quegli imprenditori che si sono fatti tutti da sé grazie alla capacità di indovinare cosa desidera il mercato. Azzecca Paypal, indovina Tesla, colpo di fortuna con SpaceX, passa da Twitter e lo trova in saldo comprandolo con un paio di click, qualche robot umanoide che gli serve il caffè, ed ora persino si è ritrovato al governo americano senza nemmeno essersi messo in corsa elettorale. Il migliore. Non glie ne va mai una per il verso sbagliato.

Fermi tutti, riflettiamo.

Come ha scritto recentemente Gennaro Scala, «chi non ha desiderato comprare una fantastica Tesla dalla linea così avveniristica, che nella sua versione economica costa appena 40.000 $? Per quanto riguarda SpaceX, chi non ha programmato almeno una volta nella vita un viaggio nello spazio? Invece, Starlink è usatissimo dagli allevatori di tutto il mondo per tenere d’occhio gli armenti al pascolo comodamente da casa. Ma come sappiamo ha questa rete di satelliti ha svolto anche altre funzioni dalle parti dell’Ucraina». Siamo sicuri che sia tutto normale?

Musk è una maschera del capitale finanziario, un vero businessman del successo mediatico. È l’uomo che ti vende il futuro porta a porta, convincendoti che il nuovo modello è migliore del precedente, più innovativo. È l’uomo che lavora per lo Stato, laddove lo Stato è ormai completamente privatizzato, perché questo è: Musk è entrato nel settore delle comunicazioni, della ricerca spaziale, dei social media, dei trasporti, della robotica, delle intelligenze artificiali, della finanza. Tutti, dal primo all’ultimo, prodotti prediletti del Capitale. Tutti, sena esclusione, settori strategici che negli USA sono stati portati ad essere in balia delle corporations private, uno dopo l’altro, così che lo Stato ora può operare arbitrariamente su di essi, senza il problema della noiosa democrazia. Privatizzando tutto, puoi pur sempre governare, basta solo che a gestire il miglior acquirente privati sia sempre tu, il signor Stato.

Dunque, possibile che questo ragazzo di Pretoria abbia avuto tutta questa “fortuna”? O, meglio ancora, possibile che si tratti “solo di fortuna”?

Tesla e la rivoluzione dei veicoli elettrici

Tesla, fondata da Musk, ha avuto un impatto significativo sull’industria automobilistica e sulle politiche energetiche globali. L’introduzione della Model S nel 2012 ha segnato l’inizio di un cambiamento radicale verso l’adozione di veicoli elettrici a batteria, spingendo i governi a promuovere politiche per una transizione energetica sostenibile. Politici di tutto il mondo, attratti dalla promessa economica di Tesla, hanno cercato di stabilire fabbriche del marchio nei loro Paesi. Tra i leader con cui Musk ha interagito negli ultimi anni ci sono il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro indiano Narendra Modi.

Anche la Cina è stata un attore chiave nella crescita di Tesla. Nel 2018, il presidente cinese Xi Jinping ha permesso a Tesla di diventare la prima casa automobilistica straniera a mantenere il controllo totale di una filiale cinese. La costruzione di una fabbrica a Shanghai nel 2019 ha consolidato la posizione di Tesla in Cina, oggi il secondo mercato più importante per l’azienda. Tuttavia, con l’ascesa di produttori locali come BYD, la quota di mercato di Tesla in Cina è scesa al 6%, contro il 35% di BYD.

Questa relazione bilaterale evidenzia una dinamica delicata: mentre la Cina potrebbe ormai fare a meno di Tesla per dominare il mercato dei veicoli elettrici, Musk non può ignorare il peso economico della Cina per il futuro della sua azienda.

Non focalizziamoci sulle auto, che sono una piccola percentuale delle industrie Musk: ciò che interessa è la ricerca tecnologica, che viene favorita anche dalla saturazione di settori di mercato. Ne abbiamo visto degli esempi anche nella SMO in Ucraina, quando sono comparsi foto e video del Tesla Tank Cybertruck impiegato in zone di conflitto e persino Ramzan Kadyrov, leader della Cecenia, ne ha uno personale che pare sia stato disattivato a distanza dal quartier generale Tesla. Ci sono geometrie strategiche che vengono ridefinite passando tramite la copertura di un immaginario collettivo ben nutrito. Capita talvolta che le cose più preziose e delicate vengano nascoste… mettendole alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno se ne accorge.

Il transumanesimo come cifra politica

Le mire transumaniste di Musk non sono un segreto, né una novità. È l’uomo che ha reso “pop” i chip cerebrali, le connessioni uomo-macchina, i robot umanoidi, ecc. Se in precedenza questi argomenti per pochi addetti ai lavori o appassionati, con Musk sono diventati un prodotto mediatico da consumare.

Il 30 gennaio 2024, Musk ha reso noto il primo impianto celebrale di Neuralink su un essere umano. Il miliardario americano ha poi aggiunto un altro post scrivendo: «Il primo prodotto di Neuralink si chiama TELEPATIA. Consentire il controllo del tuo telefono o computer e, attraverso di essi, di quasi tutti i dispositivi, semplicemente pensando. Gli utenti iniziali saranno coloro che hanno perso l’uso degli arti. Immaginate se Stephen Hawking potesse comunicare più velocemente di un dattilografo. Questo è l’obiettivo». Il prossimo passo è far dialogare questi chip con l’intelligenza artificiale. Ed eccoci giunti nell’era del transumanesimo.

Come scrisse proprio Stephen Hawking, «L’intelligenza artificiale potrebbe sviluppare una volontà tutta sua. E sarà estremamente brava a raggiungere i suoi obiettivi. Se questi non saranno allineati ai nostri, saremo nei guai. Probabilmente non siete degli odiatori di formiche che calpestano questi insetti per cattiveria, ma se siete responsabili di un progetto idroelettrico e c’è un formicaio nella regione che dovete allagare, andrà a finire male per le formiche. Cerchiamo di non mettere l’umanità nella posizione delle formiche. L’IA potrebbe essere la migliore cosa mai accaduta a l’umanità, oppure la peggiore».

Lungi dal demonizzare tout court le IA, quello che interessa comprendere è l’ampia portata di questo tipo di ricerca e il suo effetto politico, oltre che strategico. Progetti come questo ridefiniscono completamente i criteri della democrazia, della partecipazione politica del libero arbitrio, della definizione di essere umano o meno.

Non si mette al governo un uomo come Musk per pura casualità. Al di là dei proclami elettorali “pro life”, per così dire, fatti da Trump, bisogna domandarsi cosa ci faccia un uomo che di pro-life ha ben poco all’interno dell’entourage del nuovo presidente americano. Se ne faranno una ragione, oppure no, gli elettori “di destra” provenienti dal mondo cattolico, soprattutto nella East Coast, che si sono trovati a dover fronteggiare numerose battaglie in materia di bioetica e biodiritto, non soltanto per le questioni del gender, dell’aborto e dell’eutanasia, ma anche per la ricerca medica sperimentale, di cui Musk è un filantropo appassionato. È verosimile credere che la ricerca portata avanti dai suoi laboratori non si arresterà davanti a qualche protesta. Vengono in mente le Lezioni di Michael Foucault sulla biopolitica, quando negli anni di Parigi prediceva che l’introduzione del controllo totale sul corpo vivente non sarebbe avvenuto necessariamente con la forza, ma sarebbe passato tramite il sottile escamotage dell’approvazione graduale da parte dei cittadini, che sarebbero arrivati a legittimare e addirittura giustificare qualsiasi violazione etica, senza rendersene conto, in nome della “scienza”.

Il migliore investimento strategico

Diciamoci la verità: Trump, con gli affari, ci sa fare.

Far montare Musk sul carro della vittoria elettorale è stata una mossa da vero businessman. In un sol colpo, e probabilmente con un accordo già stipulato in precedenza, Trump si è garantito il controllo di una bella fetta di settori strategici in fase di forte sviluppo. Soprattutto per quello che riguarda i dominio del cyberspazio e dello spazio extra-atmosferico, Musk è un leader indiscusso. E, come tale, nel settembre del 2023 aveva trasferito parte del controllo di Starlink al Pentagono, una mossa divenuta fondamentale per il successo di alcuni attacchi da parte dell’Ucraina in Donbass durante la SMO. Quello stesso Musk che pochi mesi prima, a inizio anno 2023, aveva offerto se stesso come mediatore per il conflitto, invitando addirittura il Pentagono a pagare il conto dei terminali internet satellitari che aveva donato a Kiev.

Musk è l’uomo che ha portato i social network ad un livello più raffinato di guerra ibrida, sorpassando per stile e per numeri Mark Zuckerberg. L’acquisto di Twitter, ribattezzato X, valso ben 45 miliardi di dollari, è divenuto un social cosiddetto “libero”, cambiando le regole della community, con un numero inferiore di censure dei contenuti. Questo aspetto si è rivelato una mossa vincente. X è stato eletto a spazio di comunicazione politica prediletta, diventando la piazza comune entro cui condividere e reperire informazioni, ma anche un laboratorio di analisi sociologica circa le mutazioni politiche.

Basti pensare che un singolo tweet di Musk può far variare la borsa del dollaro, o provocare il successo e l’insuccesso di influencer, aziende, esponenti politici. Il livello d’uso dell’arma mediatica ha raggiunto uno stadio successivo. L’infowarfare assume una centralità ineludibile.

Tutto, allora, cambia, perché non conta più la realpolitik, bensì la virtualpolitik.

In termini di commercio e finanza, l’importanza strategica del mercato cinese conferisce a Pechino una certa influenza su Musk. Xi Jinping potrebbe vedere in Musk un possibile mediatore con gli Stati Uniti, considerando anche le tensioni commerciali con Washington. L’amministrazione Trump, ad esempio, ha inasprito i dazi sulle merci cinesi, una politica che potrebbe continuare in un eventuale secondo mandato di Trump.

Ciò che conta non è “chi è Elon Musk”, ciò che conta è la struttura del potere che egli comanda oggi e che un’altra persona potrebbe comandare domani. La potenza di questo nuovo tecno-fascismo globale è ben espressa dalla drammatizzazione globale della lotta di uno Stato nazionale relativamente potente contro un semplice individuo straniero per il solo fatto di essere un tecno-fascista globale: è il caso del 31 agosto di quest’anno, quando la Rete X è stata sospesa in Brasile dalla Corte Suprema perché il suo proprietario si è rifiutato di cancellare gli account della rete il cui contenuto diffondeva notizie false, violava gravemente i valori democratici fondamentali e incitava all’odio, alla violenza e persino all’omicidio contro un’enorme massa di persone. Si poteva immaginare dieci anni fa che un individuo solo, per di più straniero, potesse opporsi a uno Stato sovrano?

In questo contesto, il magnate ha incontrato più volte alti funzionari cinesi, inclusi Xi e il premier Li Qiang, il che lo pone in una posizione di potenziale mediatore. Inoltre, secondo alcune fonti, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe richiesto a Musk di limitare il servizio satellitare Starlink a Taiwan per favorire gli interessi di Pechino. Questo episodio riflette come Musk si trovi spesso coinvolto in questioni che vanno ben oltre i confini della tecnologia.

SpaceX è un altro pilastro della sua influenza globale. Con i razzi riutilizzabili Falcon 9 e il progetto Starship, Musk ha rivoluzionato i viaggi spaziali, rendendoli significativamente più economici. SpaceX ha notoriamente stretto contratti miliardari con il Pentagono e la NASA, rafforzando il ruolo dell’azienda nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Allo stesso tempo Starlink, il servizio Internet satellitare gestito da SpaceX, è una rete globale che garantisce connessione in aree remote e inaccessibili. Il controllo personale di Musk su questa infrastruttura ha sollevato preoccupazioni, come nel caso dell’impiego in Ucraina.

Il potenziale utilizzo politico di Starlink è evidente anche nel contesto taiwanese. L’isola, che Pechino rivendica come parte del proprio territorio, ha iniziato a sviluppare un proprio sistema satellitare per ridurre la dipendenza da Musk, dopo che quest’ultimo aveva espresso posizioni favorevoli alla Cina sul conflitto Taiwan-Pechino.

Nel settore dell’intelligenza artificiale, Musk ha lanciato xAI, un’iniziativa che punta a competere con giganti come OpenAI e Google. Il modello linguistico di xAI, chiamato Grok, ha sollevato preoccupazioni per la sua capacità di generare contenuti controversi, tra cui propaganda politica e istruzioni per attività pericolose. Nonostante le critiche, Musk continua a investire massicciamente nell’IA, costruendo un’infrastruttura tecnologica senza precedenti, come il supercomputer più veloce del mondo situato a Memphis.

L’intelligenza artificiale è anche un argomento ricorrente negli incontri di Musk con leader mondiali, come il primo ministro italiano Giorgia Meloni e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Questo dimostra come Musk intenda integrare la tecnologia dell’IA nelle sue iniziative geopolitiche e industriali.

Negli Stati Uniti, molte delle sue aziende, come Tesla e SpaceX, dipendono da contratti governativi multimiliardari, mentre all’estero, la sua vicinanza a Xi Jinping e Vladimir Putin lo pone in una posizione di potenziale compromesso. Il potere di Musk non deriva solo dal denaro, ma dalla capacità di controllare infrastrutture strategiche e informazioni sensibili. Il suo comportamento, spesso imprevedibile e motivato da interessi personali, solleva preoccupazioni su quanto sia opportuno affidare tanto potere a un singolo individuo.

Bisogna dunque chiedersi, anzi dovremmo chiedere al nostro personaggio: quale maschera indosserai oggi? Musk sembra consapevole di questa dualità. E forse è proprio questo ciò che Trump vuole. Dai party a Mar-al-lago nell’inner circle di Donald al DOGE – Department Of Government Efficiency, la carriera è solo all’inizio.

Chi l’avrebbe mai detto.: Donald Trump ha scelto Elon Musk come membro del suo nuovo governo. Niente di più americano di così.

Segue nostro Telegram.

Un uomo venuto da…da dove?

C’è una storiella che viene spesso raccontata negli USA, la “patria delle opportunità”: in un garage bianco qualsiasi di una casa qualsiasi di una cittadina qualsiasi, un giovane qualsiasi ha una buona idea e, per un colpo di fortuna, la sua idea ha successo e diventa miliardario. Fine.

Il signor Musk è un altro di quegli imprenditori che si sono fatti tutti da sé grazie alla capacità di indovinare cosa desidera il mercato. Azzecca Paypal, indovina Tesla, colpo di fortuna con SpaceX, passa da Twitter e lo trova in saldo comprandolo con un paio di click, qualche robot umanoide che gli serve il caffè, ed ora persino si è ritrovato al governo americano senza nemmeno essersi messo in corsa elettorale. Il migliore. Non glie ne va mai una per il verso sbagliato.

Fermi tutti, riflettiamo.

Come ha scritto recentemente Gennaro Scala, «chi non ha desiderato comprare una fantastica Tesla dalla linea così avveniristica, che nella sua versione economica costa appena 40.000 $? Per quanto riguarda SpaceX, chi non ha programmato almeno una volta nella vita un viaggio nello spazio? Invece, Starlink è usatissimo dagli allevatori di tutto il mondo per tenere d’occhio gli armenti al pascolo comodamente da casa. Ma come sappiamo ha questa rete di satelliti ha svolto anche altre funzioni dalle parti dell’Ucraina». Siamo sicuri che sia tutto normale?

Musk è una maschera del capitale finanziario, un vero businessman del successo mediatico. È l’uomo che ti vende il futuro porta a porta, convincendoti che il nuovo modello è migliore del precedente, più innovativo. È l’uomo che lavora per lo Stato, laddove lo Stato è ormai completamente privatizzato, perché questo è: Musk è entrato nel settore delle comunicazioni, della ricerca spaziale, dei social media, dei trasporti, della robotica, delle intelligenze artificiali, della finanza. Tutti, dal primo all’ultimo, prodotti prediletti del Capitale. Tutti, sena esclusione, settori strategici che negli USA sono stati portati ad essere in balia delle corporations private, uno dopo l’altro, così che lo Stato ora può operare arbitrariamente su di essi, senza il problema della noiosa democrazia. Privatizzando tutto, puoi pur sempre governare, basta solo che a gestire il miglior acquirente privati sia sempre tu, il signor Stato.

Dunque, possibile che questo ragazzo di Pretoria abbia avuto tutta questa “fortuna”? O, meglio ancora, possibile che si tratti “solo di fortuna”?

Tesla e la rivoluzione dei veicoli elettrici

Tesla, fondata da Musk, ha avuto un impatto significativo sull’industria automobilistica e sulle politiche energetiche globali. L’introduzione della Model S nel 2012 ha segnato l’inizio di un cambiamento radicale verso l’adozione di veicoli elettrici a batteria, spingendo i governi a promuovere politiche per una transizione energetica sostenibile. Politici di tutto il mondo, attratti dalla promessa economica di Tesla, hanno cercato di stabilire fabbriche del marchio nei loro Paesi. Tra i leader con cui Musk ha interagito negli ultimi anni ci sono il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro indiano Narendra Modi.

Anche la Cina è stata un attore chiave nella crescita di Tesla. Nel 2018, il presidente cinese Xi Jinping ha permesso a Tesla di diventare la prima casa automobilistica straniera a mantenere il controllo totale di una filiale cinese. La costruzione di una fabbrica a Shanghai nel 2019 ha consolidato la posizione di Tesla in Cina, oggi il secondo mercato più importante per l’azienda. Tuttavia, con l’ascesa di produttori locali come BYD, la quota di mercato di Tesla in Cina è scesa al 6%, contro il 35% di BYD.

Questa relazione bilaterale evidenzia una dinamica delicata: mentre la Cina potrebbe ormai fare a meno di Tesla per dominare il mercato dei veicoli elettrici, Musk non può ignorare il peso economico della Cina per il futuro della sua azienda.

Non focalizziamoci sulle auto, che sono una piccola percentuale delle industrie Musk: ciò che interessa è la ricerca tecnologica, che viene favorita anche dalla saturazione di settori di mercato. Ne abbiamo visto degli esempi anche nella SMO in Ucraina, quando sono comparsi foto e video del Tesla Tank Cybertruck impiegato in zone di conflitto e persino Ramzan Kadyrov, leader della Cecenia, ne ha uno personale che pare sia stato disattivato a distanza dal quartier generale Tesla. Ci sono geometrie strategiche che vengono ridefinite passando tramite la copertura di un immaginario collettivo ben nutrito. Capita talvolta che le cose più preziose e delicate vengano nascoste… mettendole alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno se ne accorge.

Il transumanesimo come cifra politica

Le mire transumaniste di Musk non sono un segreto, né una novità. È l’uomo che ha reso “pop” i chip cerebrali, le connessioni uomo-macchina, i robot umanoidi, ecc. Se in precedenza questi argomenti per pochi addetti ai lavori o appassionati, con Musk sono diventati un prodotto mediatico da consumare.

Il 30 gennaio 2024, Musk ha reso noto il primo impianto celebrale di Neuralink su un essere umano. Il miliardario americano ha poi aggiunto un altro post scrivendo: «Il primo prodotto di Neuralink si chiama TELEPATIA. Consentire il controllo del tuo telefono o computer e, attraverso di essi, di quasi tutti i dispositivi, semplicemente pensando. Gli utenti iniziali saranno coloro che hanno perso l’uso degli arti. Immaginate se Stephen Hawking potesse comunicare più velocemente di un dattilografo. Questo è l’obiettivo». Il prossimo passo è far dialogare questi chip con l’intelligenza artificiale. Ed eccoci giunti nell’era del transumanesimo.

Come scrisse proprio Stephen Hawking, «L’intelligenza artificiale potrebbe sviluppare una volontà tutta sua. E sarà estremamente brava a raggiungere i suoi obiettivi. Se questi non saranno allineati ai nostri, saremo nei guai. Probabilmente non siete degli odiatori di formiche che calpestano questi insetti per cattiveria, ma se siete responsabili di un progetto idroelettrico e c’è un formicaio nella regione che dovete allagare, andrà a finire male per le formiche. Cerchiamo di non mettere l’umanità nella posizione delle formiche. L’IA potrebbe essere la migliore cosa mai accaduta a l’umanità, oppure la peggiore».

Lungi dal demonizzare tout court le IA, quello che interessa comprendere è l’ampia portata di questo tipo di ricerca e il suo effetto politico, oltre che strategico. Progetti come questo ridefiniscono completamente i criteri della democrazia, della partecipazione politica del libero arbitrio, della definizione di essere umano o meno.

Non si mette al governo un uomo come Musk per pura casualità. Al di là dei proclami elettorali “pro life”, per così dire, fatti da Trump, bisogna domandarsi cosa ci faccia un uomo che di pro-life ha ben poco all’interno dell’entourage del nuovo presidente americano. Se ne faranno una ragione, oppure no, gli elettori “di destra” provenienti dal mondo cattolico, soprattutto nella East Coast, che si sono trovati a dover fronteggiare numerose battaglie in materia di bioetica e biodiritto, non soltanto per le questioni del gender, dell’aborto e dell’eutanasia, ma anche per la ricerca medica sperimentale, di cui Musk è un filantropo appassionato. È verosimile credere che la ricerca portata avanti dai suoi laboratori non si arresterà davanti a qualche protesta. Vengono in mente le Lezioni di Michael Foucault sulla biopolitica, quando negli anni di Parigi prediceva che l’introduzione del controllo totale sul corpo vivente non sarebbe avvenuto necessariamente con la forza, ma sarebbe passato tramite il sottile escamotage dell’approvazione graduale da parte dei cittadini, che sarebbero arrivati a legittimare e addirittura giustificare qualsiasi violazione etica, senza rendersene conto, in nome della “scienza”.

Il migliore investimento strategico

Diciamoci la verità: Trump, con gli affari, ci sa fare.

Far montare Musk sul carro della vittoria elettorale è stata una mossa da vero businessman. In un sol colpo, e probabilmente con un accordo già stipulato in precedenza, Trump si è garantito il controllo di una bella fetta di settori strategici in fase di forte sviluppo. Soprattutto per quello che riguarda i dominio del cyberspazio e dello spazio extra-atmosferico, Musk è un leader indiscusso. E, come tale, nel settembre del 2023 aveva trasferito parte del controllo di Starlink al Pentagono, una mossa divenuta fondamentale per il successo di alcuni attacchi da parte dell’Ucraina in Donbass durante la SMO. Quello stesso Musk che pochi mesi prima, a inizio anno 2023, aveva offerto se stesso come mediatore per il conflitto, invitando addirittura il Pentagono a pagare il conto dei terminali internet satellitari che aveva donato a Kiev.

Musk è l’uomo che ha portato i social network ad un livello più raffinato di guerra ibrida, sorpassando per stile e per numeri Mark Zuckerberg. L’acquisto di Twitter, ribattezzato X, valso ben 45 miliardi di dollari, è divenuto un social cosiddetto “libero”, cambiando le regole della community, con un numero inferiore di censure dei contenuti. Questo aspetto si è rivelato una mossa vincente. X è stato eletto a spazio di comunicazione politica prediletta, diventando la piazza comune entro cui condividere e reperire informazioni, ma anche un laboratorio di analisi sociologica circa le mutazioni politiche.

Basti pensare che un singolo tweet di Musk può far variare la borsa del dollaro, o provocare il successo e l’insuccesso di influencer, aziende, esponenti politici. Il livello d’uso dell’arma mediatica ha raggiunto uno stadio successivo. L’infowarfare assume una centralità ineludibile.

Tutto, allora, cambia, perché non conta più la realpolitik, bensì la virtualpolitik.

In termini di commercio e finanza, l’importanza strategica del mercato cinese conferisce a Pechino una certa influenza su Musk. Xi Jinping potrebbe vedere in Musk un possibile mediatore con gli Stati Uniti, considerando anche le tensioni commerciali con Washington. L’amministrazione Trump, ad esempio, ha inasprito i dazi sulle merci cinesi, una politica che potrebbe continuare in un eventuale secondo mandato di Trump.

Ciò che conta non è “chi è Elon Musk”, ciò che conta è la struttura del potere che egli comanda oggi e che un’altra persona potrebbe comandare domani. La potenza di questo nuovo tecno-fascismo globale è ben espressa dalla drammatizzazione globale della lotta di uno Stato nazionale relativamente potente contro un semplice individuo straniero per il solo fatto di essere un tecno-fascista globale: è il caso del 31 agosto di quest’anno, quando la Rete X è stata sospesa in Brasile dalla Corte Suprema perché il suo proprietario si è rifiutato di cancellare gli account della rete il cui contenuto diffondeva notizie false, violava gravemente i valori democratici fondamentali e incitava all’odio, alla violenza e persino all’omicidio contro un’enorme massa di persone. Si poteva immaginare dieci anni fa che un individuo solo, per di più straniero, potesse opporsi a uno Stato sovrano?

In questo contesto, il magnate ha incontrato più volte alti funzionari cinesi, inclusi Xi e il premier Li Qiang, il che lo pone in una posizione di potenziale mediatore. Inoltre, secondo alcune fonti, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe richiesto a Musk di limitare il servizio satellitare Starlink a Taiwan per favorire gli interessi di Pechino. Questo episodio riflette come Musk si trovi spesso coinvolto in questioni che vanno ben oltre i confini della tecnologia.

SpaceX è un altro pilastro della sua influenza globale. Con i razzi riutilizzabili Falcon 9 e il progetto Starship, Musk ha rivoluzionato i viaggi spaziali, rendendoli significativamente più economici. SpaceX ha notoriamente stretto contratti miliardari con il Pentagono e la NASA, rafforzando il ruolo dell’azienda nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Allo stesso tempo Starlink, il servizio Internet satellitare gestito da SpaceX, è una rete globale che garantisce connessione in aree remote e inaccessibili. Il controllo personale di Musk su questa infrastruttura ha sollevato preoccupazioni, come nel caso dell’impiego in Ucraina.

Il potenziale utilizzo politico di Starlink è evidente anche nel contesto taiwanese. L’isola, che Pechino rivendica come parte del proprio territorio, ha iniziato a sviluppare un proprio sistema satellitare per ridurre la dipendenza da Musk, dopo che quest’ultimo aveva espresso posizioni favorevoli alla Cina sul conflitto Taiwan-Pechino.

Nel settore dell’intelligenza artificiale, Musk ha lanciato xAI, un’iniziativa che punta a competere con giganti come OpenAI e Google. Il modello linguistico di xAI, chiamato Grok, ha sollevato preoccupazioni per la sua capacità di generare contenuti controversi, tra cui propaganda politica e istruzioni per attività pericolose. Nonostante le critiche, Musk continua a investire massicciamente nell’IA, costruendo un’infrastruttura tecnologica senza precedenti, come il supercomputer più veloce del mondo situato a Memphis.

L’intelligenza artificiale è anche un argomento ricorrente negli incontri di Musk con leader mondiali, come il primo ministro italiano Giorgia Meloni e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Questo dimostra come Musk intenda integrare la tecnologia dell’IA nelle sue iniziative geopolitiche e industriali.

Negli Stati Uniti, molte delle sue aziende, come Tesla e SpaceX, dipendono da contratti governativi multimiliardari, mentre all’estero, la sua vicinanza a Xi Jinping e Vladimir Putin lo pone in una posizione di potenziale compromesso. Il potere di Musk non deriva solo dal denaro, ma dalla capacità di controllare infrastrutture strategiche e informazioni sensibili. Il suo comportamento, spesso imprevedibile e motivato da interessi personali, solleva preoccupazioni su quanto sia opportuno affidare tanto potere a un singolo individuo.

Bisogna dunque chiedersi, anzi dovremmo chiedere al nostro personaggio: quale maschera indosserai oggi? Musk sembra consapevole di questa dualità. E forse è proprio questo ciò che Trump vuole. Dai party a Mar-al-lago nell’inner circle di Donald al DOGE – Department Of Government Efficiency, la carriera è solo all’inizio.

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