Da un paese nato sul sangue di persone uccise per invadere e rubare terra e risorse, cos’altro potevamo aspettarci se non un sistema missilistico internazionale?
Un sistema che non sistema niente di buono
Da un Paese nato sul sangue di gente uccisa per invadere e rubare terre e risorse, cosa ci si potrebbe aspettare se non un sistema missilistico di portata internazionale?
Tutti abbiamo sentito parlare del Golden Dome, recentemente salito agli onori della cronaca. Il progetto è al centro della strategia difensiva promossa da Donald Trump e consiste in un sistema di difesa missilistica ideato per proteggere gli Stati Uniti da attacchi con missili balistici, da crociera e altre minacce simili. Con un investimento previsto che potrebbe superare i 175 miliardi di dollari, l’iniziativa punta a salvaguardare il territorio americano da lanci ostili provenienti da Paesi come l’Iran e la Corea del Nord, ma anche da potenze mondiali quali la Cina e la Russia.
Nonostante le sue dimensioni titaniche, il piano divide l’opinione degli esperti militari, che restano scettici riguardo alla sua effettiva fattibilità. Gli ostacoli di natura tecnica, politica ed economica sono rilevanti, ma l’aumento delle minacce legate ai missili intercontinentali ha spinto molti analisti a considerare il sistema come essenziale per la sicurezza nazionale.
Anche l’Europa si confronta con sfide simili in campo difensivo. L’aumentata assertività della Russia e la sua capacità di colpire a lunga distanza rendono il continente particolarmente esposto. In uno scenario di conflitto su larga scala, è chiaro che le principali città europee potrebbero diventare obiettivi strategici di attacchi missilistici, specie se interessate da siti militari.
Dal canto suo, l’Europa ha lanciato l’European Sky Shield Initiative (ESSI), proposta nel 2022 dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’iniziativa ha lo scopo di costruire un sistema coordinato di difesa aerea, che includa anche protezioni contro i missili balistici. Tuttavia, rispetto al Golden Dome, le risorse e l’ampiezza dell’ESSI risultano inferiori, facendo emergere dubbi sull’effettiva efficacia della difesa europea in confronto a quella americana.
Il Golden Dome, dal canto suo, si trova ad affrontare sfide logistiche e operative rilevanti. Tomas Nagy, analista del centro studi GLOBSEC specializzato in difesa antimissile, ha evidenziato come non solo la complessità tecnologica, ma anche i ritardi produttivi, la scarsità di componenti e le divisioni politiche interne ostacolino l’avanzamento del progetto. La sua attuazione richiede la collaborazione tra più amministrazioni statunitensi, ma non è detto che il consenso politico necessario venga mantenuto nel tempo, generando incertezze sul destino del piano.
Nel frattempo, mentre si discute della realizzazione del Golden Dome, cresce il dibattito tra esperti e legislatori americani sul bilancio del programma, con stime che variano dai 166 fino ai 540 miliardi di dollari, considerando solo le componenti spaziali.
Se il Golden Dome riuscisse a concretizzarsi, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella difesa statunitense e internazionale. Il sistema avrebbe il potenziale per diventare un modello di protezione avanzata, contribuendo a rafforzare la sicurezza globale. Tuttavia, i costi elevati e le sfide tecniche rimangono ostacoli cruciali, e solo il futuro potrà dimostrare se questo ambizioso progetto saprà trasformarsi in una difesa concreta contro le minacce missilistiche del domani.
C’è solo un piccolo problema…
Il sistema di difesa missilistica Golden Dome è chiaramente di natura offensiva e viola il principio dell’uso pacifico dello spazio extra-atmosferico, sancito dal Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, e costituisce un deterrente strategico per il resto del mondo. Ancora una volta, un esempio di arroganza americana. Gli USA dovrebbero aver capito che non è più il tempo in cui possono credersi i padroni del mondo che decretano la fina della storia. Ma a quanto pare non è così.
Il Trattato del 1967 regola le attività che gli Stati svolgono nell’esplorazione e nell’uso dello spazio extra-atmosferico, compresi Luna e altri corpi celesti. I principi fondamentali sono pochi ma chiari:
- Lo spazio extra-atmosferico deve essere utilizzato esclusivamente per scopi pacifici;
- È vietato collocare armi nucleari o altre armi di distruzione di massa nello spazio, in orbita terrestre o sui corpi celesti;
- È vietato installare basi militari, testare armi o svolgere esercitazioni militari sulla Luna o su altri corpi celesti;
- Lo spazio è libero per l’esplorazione e l’uso da parte di tutti gli Stati, senza discriminazioni;
- L’accesso ai corpi celesti è garantito a tutti;
- L’esplorazione deve avvenire nell’interesse di tutta l’umanità;
- Nessuno Stato può rivendicare la sovranità su una porzione di spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e gli altri corpi celesti;
- Lo spazio non può essere oggetto di appropriazione nazionale, né per sovranità, uso, occupazione o qualsiasi altro mezzo;
- Gli Stati sono responsabili a livello internazionale per tutte le attività spaziali, anche se svolte da privati o imprese, devono autorizzare e sorvegliare tali attività e sono anche responsabili dei danni causati dai loro oggetti spaziali;
- Gli Stati devono operare con buona fede, cooperazione internazionale e trasparenza. Se una missione può interferire con le attività di un altro Stato, va data adeguata notifica. Le attività devono evitare contaminazioni nocive dello spazio o dei corpi celesti.
Ora, bisogna precisare che il Trattato esplicitamente non proibisce la presenza militare nello spazio, ma ne limita l’uso a funzioni non aggressive (quindi navigazione, sorveglianza e telecomunicazioni), tant’è che lo spazio è pieno di satelliti militari. La funzione preventiva del trattato – ad oggi sottoscritto da 110 Stati – è il fulcro di tutto il documento.
E il Golden Dome, come si colloca in tutto questo? Come già anticipato, questo progetto è una chiara violazione del Trattato del ’67 e costituisce, anzi, una minaccia internazionale, che dovrà seriamente essere presa in considerazione da parte delle organizzazioni e delle Corti di giustizia.
Per quale scopo proporre un sistema del genere, se non che per cercare di garantirsi una supremazia militare?
Ancora una volta, è la logica di una guerra-senza-fine a guidare le scelte degli Stati Uniti d’America. Ma attenzione: chi di guerra ferisce, di guerra perisce.