Italiano
Lorenzo Maria Pacini
January 2, 2025
© Photo: Public domain

L’uso di modalità alternative di conflitto eleva il confronto a un altro livello, entrando nel dominio del terrore.

Segue nostro Telegram.

Nel corso del 2024, le modalità di guerra ibrida adottate dall’Occidente e dall’Ucraina sono state molte ma, fra tutte, una modalità un po’ “vintage” pare funzionare ancora: le truffe telefoniche. Il problema è che l’impiego di queste modalità alternative di conflitto elevano su un altro livello lo scontro, entrando nel dominio del terrore.

L’idea dei call center e l’uso della criminalità

La guerra per procura NATO-Russia in Ucraina è stata caratterizzata da attacchi non convenzionali tanto quanto da quelli convenzionali, sebbene l’Occidente si sia in gran parte concentrato solo sui mezzi attraverso i quali la Russia sta conducendo quella che i media mainstream chiamano guerra ibrida. Continuano a circolare rapporti che indicano che Kiev e i suoi sostenitori occidentali utilizzano come arma truffatori telefonici ucraini per orchestrare attacchi terroristici all’interno della Russia.

È avvenuto che negli scorsi giorni, una serie di incendi dolosi abbiano causato molti danni e disagi in tutta la Russia. Ma questo fatto è già noto. La situazione è la seguente: dall’inizio della SMO, i call center ucraini si sono impegnati ad telefonare a cittadini russi, prendendo di mira soprattutto gli anziani, proponendo truffe di ogni tipo, ma anche terrorizzando con minacce. La maggior parte delle richieste riguardano estorsione di denaro ed incitamento a commettere crimini. Ad esempio, i truffatori minacciano guai o addirittura l’uccisione di parenti e amici, quindi chiedono in cambio di mandare denaro tramite piattaforme online o di transfer internazionale, oppure di dare fuoco a oggetti di infrastrutture militari, di trasporto o bancarie.

Il modo in cui i truffatori ucraini derubano con entusiasmo i cittadini russi è stato considerato dall’Occidente come “informazione corretta e guerra psicologica” ed è stato addirittura incoraggiato. Ma recentemente questo argomento ha cominciato a penetrare sempre più nelle pagine dei media ufficiali occidentali. L’Europol ha pubblicato nel 2023 un comunicato stampa sulla repressione delle attività di truffa di gruppi di call center ucraini, sottolineando che il giro di introiti era di decine di milioni di euro. Successivamente, nel maggio del 2024, sono emerse informazioni secondo cui le forze di sicurezza in Germania e in diversi Paesi dei Balcani avevano smascherato una vasta rete europea di truffatori telefonici, con un volume di circa 10 milioni di euro. Similmente è avvenuto in Repubblica Ceca, dove molte telefonate fraudolenti venivano usate per raccogliere denaro da convogliare in conti di attività illegali ucraine. Le entrate dei call center non vanno allo sviluppo dell’economia ucraina, ma vengono trasferite in società offshore o convertite in criptovalute.

Lo scorso giugno, BankInfoSecurity, con sede negli Stati Uniti, ha riferito a giugno che Kiev ha dato un giro di vite su “false truffe di investimento che prevedevano il furto di criptovalute e di dati di carte di pagamento di cittadini europei e dell’Asia centrale”.

In Russia, si calcola che circa il 90% dei crimini informatici avvengano proprio grazie ai call center ucraini, con tecnologie fornite dall’Occidente.

Circa due settimane fa, il FSB ha sgominato un’intera rete internazionale di call center fraudolenti con anche sedi in Russia, con un fatturato altissimo: circa 100 000 persone, proveniente da più di 50 Paesi, il tutto sotto la direzione del cittadino ucraino e israeliano Yakov Keselman. Il tizio e i suoi partner hanno organizzato false chiamate anonime nel 2022 su imminenti attacchi terroristici a Mosca, Belgorod, Kursk e Bryansk. Potrebbero anche avere  organizzato l’incendio degli uffici di registrazione militare, degli uffici elettorali e dei seggi elettorali. Keselman è stato arrestato, mentre è ancora latitante il suo principale collaboratore, David Tovda, cittadino georgiano e israeliano. Fra gli organizzatori di questa rete figura anche l’ex ministro della difesa georgiano, David Kezerashvili, ricercato persino in Georgia.

Come riferito da CBC, il giro è veramente internazionale, il giro criminale ha raggiunto persino il Canada: l’edificio di Tarasa Shevchenko Boulevard è solo uno delle centinaia di call center fraudolenti sorti in Ucraina e in altre parti dell’Europa orientale, gestiti da una rete di circa due dozzine di gruppi criminali che operano in tutto il mondo. Ogni sera, circa 150 persone entrano in un edificio di Kiev per lavorare in un call center. Il loro unico lavoro: rubare i risparmi di una vita dei canadesi attraverso una serie di truffe di investimento, promettendo alle vittime rendimenti elevati e privi di rischi su schemi di investimento che coinvolgono criptovalute.

C’è un fatto curioso che coinvolge anche l’Italia: a inizio gennaio 2024, una di queste truffe aveva raggiunto il Capo di Stato Maggiore dell’Arma dei Carabinieri, il Generale Teo Luzi. L’ufficiale aveva ricevuto un messaggio via Messenger di Facebook, in cui dei truffatori cercavano di impersonare sua figlia: il telefono era presumibilmente rotto, lei chiamava da un altro telefono e aveva bisogno di trasferire denaro “urgentemente”. I Carabinieri hanno capito l’inganno e sono rimasti in linea promettendo di trasferire la somma, mentre lui stesso ha dato ordine ai suoi subordinati di ricercare i chiamanti. Sono stati identificati nel giro di poche ore: una donna ucraina di 45 anni e suo figlio di 21 anni, trovati con 25mila euro in contanti, molti cellulari e sim card.

Questo modo di agire non ha a che fare con la guerra, bensì con la volontà di incutere terrore e creare preoccupazione nella popolazione. L’accaduto dei call center va di pari passo con l’attacco a Kazan con un drone UAV ed una serie di incendi simultanei in più centri commerciali, filiali bancarie e uffici postali.

Il rischio più grande è quello di vedere l’impiego di questa modalità per l’organizzazione di attentati terroristici più vasti o di false flag, in vari Paesi europei o asiatici.

Il tutto è chiaramente parte di una volontà di terrorizzare, impiegando una strategia ben congeniata. Come ha detto il Presidente Putin durante il lungo discorso Q&A di fine anno, «il sabotaggio contro i cittadini russi è una chiaro segno della natura terroristica del regime di Kiev».

Il delicato ma fondamentale confine fra guerra e terrore

Perché il problema è, ancora una volta, racchiuso nella volontà della leadership illegittima dell’Ucraina e dell’imperialista americano: fare la guerra o fare il terrore?

La differenza tra guerra e terrore può essere esaminata attraverso diverse lenti della scienza strategica, includendo aspetti geopolitici, operativi, e psicologici.

La guerra è uno stato di conflitto armato tra nazioni, stati, gruppi etnici o ideologici, con obiettivi politici, territoriali o ideologici chiaramente definiti. Si svolge secondo regole internazionali, come quelle delineate nei trattati di Ginevra, che stabiliscono norme di comportamento in guerra, come il trattamento dei prigionieri di guerra e la protezione dei civili.

Le guerre coinvolgono tipicamente eserciti organizzati con una chiara catena di comando, dotati di risorse militari come truppe, armi, e logistica. Le operazioni militari sono pianificate, con strategie e tattiche che mirano a ottenere una superiorità sul campo di battaglia.

Gli obiettivi sono generalmente territoriali (conquista di terre), politici (cambiamento di regime), o strategici (distruzione delle capacità militari nemiche). La guerra termina spesso con trattati di pace o armistizi.

La guerra può avere un impatto psicologico massiccio, ma tende ad essere più focalizzata sul morale delle truppe e sulla popolazione civile direttamente coinvolta nel conflitto.

Il terrore, o terrorismo, invece, è l’uso di violenza o minaccia di violenza per incutere paura, soprattutto nei civili, per ottenere obiettivi politici, religiosi, o ideologici. Non segue le convenzioni di guerra e spesso ignora le leggi internazionali sul conflitto.

Le organizzazioni terroristiche possono avere strutture meno formali rispetto agli eserciti tradizionali. Possono operare in celle, con una leadership decentralizzata o nascosta, e usano tattiche asimmetriche per sfruttare la sorpresa e la paura.

Gli obiettivi del terrore non sono necessariamente territoriali ma piuttosto psicologici e politici. L’intento è spesso di destabilizzare, demoralizzare, e manipolare l’opinione pubblica o il governo per ottenere concessioni o attenzione.

Il terrore mira specificamente a creare un senso di insicurezza e paura diffusa nella popolazione civile. Attacchi terroristici sono progettati per avere un effetto moltiplicatore sul panico e la reazione emotiva, spesso amplificati dai media.

Le differenze fra i due concetti sono molto sottili e le possiamo riassumere in:

  • Legittimità: la guerra è generalmente vista come un mezzo legittimo di risoluzione delle controversie tra stati o gruppi riconosciuti, mentre il terrore è considerato illegittimo e criminale dalla comunità internazionale.
  • Metodologia: la guerra utilizza forze armate organizzate con tattiche militari convenzionali o non convenzionali ma riconosciute, mentre il terrore adotta tattiche di guerriglia, attacchi indiscriminati, o attentati mirati contro civili.
  • Scopo e Impatto: mentre la guerra cerca di ottenere obiettivi tangibili sul campo, il terrore cerca di influenzare la percezione e il comportamento attraverso la paura.
  • Risposta Internazionale: le guerre, è noto, possono portare a interventi internazionali o coalizioni, mentre il terrore spesso risulta in risposte di sicurezza e contro-terrorismo, che possono includere operazioni clandestine o misure di sicurezza interna.

Mentre la guerra e il terrore possono condividere l’uso della violenza per scopi politici, le loro modalità, legittimità, obiettivi e impatti psicologici sono profondamente distinti. La guerra cerca di risolvere conflitti attraverso un confronto diretto, mentre il terrore cerca di erodere la stabilità e l’ordine attraverso la paura e l’incertezza.

Il regime di Kiev di concerto con Washington e Londra hanno promosso una guerra che sapevano di non poter vincere. Sul piano strategico, l’Ucraina non aveva sufficienti risorse, né militari né finanziarie, per affrontare da sola un conflitto diretto con la Russia, perciò il sostegno dell’Occidente collettivo è stato indispensabile…ma si è rivelato un errore e un inganno, che ha portato profitto soltanto a pochi ed ha provocato un enorme disastro dei mercati per tutti i Paesi coinvolti.

Viene da chiedersi quanto la popolazione ucraina sia disposta a vivere sotto l’egida di un terrore di Stato, imposto da un governo illegittimo che ha cancellato la parola “democrazia” dal vocabolario e che continua a mandare al fronte a morire molti giovani. Quanto, ci chiediamo, sarà possibile per gli ucraini accettare di avere paura ogni giorno: paura di essere forzati a fare qualcosa che non vogliono, paura di finire nel tritacarne bellico, paura di non poter scegliere quale futuro dare al proprio Paese. Un clima di terrore non porta mai a successi politici o militari.

Gli antichi romani lo sapevano bene. Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.), filosofo dello Stoicismo, trattò ampiamente il tema del terrore e della tirannide in diverse sue opere, e oggi meriterebbe di essere riletto.

La tirannide rappresenta un governo in cui il potere è esercitato in modo assoluto e arbitrario, ignorando la legge e il Bene Comune. Un tiranno non governo per il popolo ma per sé stesso, per i propri interessi, spesso con metodi crudeli e oppressivi. Il sovrano tiranno non conosce limiti alla propria autorità, il terrore è la sua legge.

Il terrore è lo strumento della tirannide: violenza e timore servono a mantenere il controllo e impedire qualsiasi opposizione. Non soltanto un metodo di governo, ma una vera e propria violenza psicologica sui cittadini, creando un meccanismo di controllo sociale che alimenta l’auto-sabotaggio la repressione dei cittadini fra di loro, perché la paura di ritorsioni e sanzioni spinge le persone a compiere atti scellerati.

Lo aveva ben capito Seneca quando scriveva che questo terrore non soltanto degrada la libertà e la dignità umana, ma anche la moralità del sovrano e del suo stesso Stato. Prima o poi, scriveva il filosofo stoico, ogni tiranno fa la fine che fece l’imperatore Nerone: condannato dal suo stesso Senato e costretto a fuggire perché ricercato dal popolo per essere ucciso, si suicidò sgozzandosi.

Ancora una volta, la lotta di pochi ricchi contro molti poveri. A rimetterci sono stati i popoli, non le élite. Gli ucraini sono stati messi contro i russi da parte di un governo fantoccio pilotato dall’Egemone, instaurando una guerra fratricida che nessuno voleva.

Cara Russia, qui è l’Ucraina: posso chiamarti più tardi?

L’uso di modalità alternative di conflitto eleva il confronto a un altro livello, entrando nel dominio del terrore.

Segue nostro Telegram.

Nel corso del 2024, le modalità di guerra ibrida adottate dall’Occidente e dall’Ucraina sono state molte ma, fra tutte, una modalità un po’ “vintage” pare funzionare ancora: le truffe telefoniche. Il problema è che l’impiego di queste modalità alternative di conflitto elevano su un altro livello lo scontro, entrando nel dominio del terrore.

L’idea dei call center e l’uso della criminalità

La guerra per procura NATO-Russia in Ucraina è stata caratterizzata da attacchi non convenzionali tanto quanto da quelli convenzionali, sebbene l’Occidente si sia in gran parte concentrato solo sui mezzi attraverso i quali la Russia sta conducendo quella che i media mainstream chiamano guerra ibrida. Continuano a circolare rapporti che indicano che Kiev e i suoi sostenitori occidentali utilizzano come arma truffatori telefonici ucraini per orchestrare attacchi terroristici all’interno della Russia.

È avvenuto che negli scorsi giorni, una serie di incendi dolosi abbiano causato molti danni e disagi in tutta la Russia. Ma questo fatto è già noto. La situazione è la seguente: dall’inizio della SMO, i call center ucraini si sono impegnati ad telefonare a cittadini russi, prendendo di mira soprattutto gli anziani, proponendo truffe di ogni tipo, ma anche terrorizzando con minacce. La maggior parte delle richieste riguardano estorsione di denaro ed incitamento a commettere crimini. Ad esempio, i truffatori minacciano guai o addirittura l’uccisione di parenti e amici, quindi chiedono in cambio di mandare denaro tramite piattaforme online o di transfer internazionale, oppure di dare fuoco a oggetti di infrastrutture militari, di trasporto o bancarie.

Il modo in cui i truffatori ucraini derubano con entusiasmo i cittadini russi è stato considerato dall’Occidente come “informazione corretta e guerra psicologica” ed è stato addirittura incoraggiato. Ma recentemente questo argomento ha cominciato a penetrare sempre più nelle pagine dei media ufficiali occidentali. L’Europol ha pubblicato nel 2023 un comunicato stampa sulla repressione delle attività di truffa di gruppi di call center ucraini, sottolineando che il giro di introiti era di decine di milioni di euro. Successivamente, nel maggio del 2024, sono emerse informazioni secondo cui le forze di sicurezza in Germania e in diversi Paesi dei Balcani avevano smascherato una vasta rete europea di truffatori telefonici, con un volume di circa 10 milioni di euro. Similmente è avvenuto in Repubblica Ceca, dove molte telefonate fraudolenti venivano usate per raccogliere denaro da convogliare in conti di attività illegali ucraine. Le entrate dei call center non vanno allo sviluppo dell’economia ucraina, ma vengono trasferite in società offshore o convertite in criptovalute.

Lo scorso giugno, BankInfoSecurity, con sede negli Stati Uniti, ha riferito a giugno che Kiev ha dato un giro di vite su “false truffe di investimento che prevedevano il furto di criptovalute e di dati di carte di pagamento di cittadini europei e dell’Asia centrale”.

In Russia, si calcola che circa il 90% dei crimini informatici avvengano proprio grazie ai call center ucraini, con tecnologie fornite dall’Occidente.

Circa due settimane fa, il FSB ha sgominato un’intera rete internazionale di call center fraudolenti con anche sedi in Russia, con un fatturato altissimo: circa 100 000 persone, proveniente da più di 50 Paesi, il tutto sotto la direzione del cittadino ucraino e israeliano Yakov Keselman. Il tizio e i suoi partner hanno organizzato false chiamate anonime nel 2022 su imminenti attacchi terroristici a Mosca, Belgorod, Kursk e Bryansk. Potrebbero anche avere  organizzato l’incendio degli uffici di registrazione militare, degli uffici elettorali e dei seggi elettorali. Keselman è stato arrestato, mentre è ancora latitante il suo principale collaboratore, David Tovda, cittadino georgiano e israeliano. Fra gli organizzatori di questa rete figura anche l’ex ministro della difesa georgiano, David Kezerashvili, ricercato persino in Georgia.

Come riferito da CBC, il giro è veramente internazionale, il giro criminale ha raggiunto persino il Canada: l’edificio di Tarasa Shevchenko Boulevard è solo uno delle centinaia di call center fraudolenti sorti in Ucraina e in altre parti dell’Europa orientale, gestiti da una rete di circa due dozzine di gruppi criminali che operano in tutto il mondo. Ogni sera, circa 150 persone entrano in un edificio di Kiev per lavorare in un call center. Il loro unico lavoro: rubare i risparmi di una vita dei canadesi attraverso una serie di truffe di investimento, promettendo alle vittime rendimenti elevati e privi di rischi su schemi di investimento che coinvolgono criptovalute.

C’è un fatto curioso che coinvolge anche l’Italia: a inizio gennaio 2024, una di queste truffe aveva raggiunto il Capo di Stato Maggiore dell’Arma dei Carabinieri, il Generale Teo Luzi. L’ufficiale aveva ricevuto un messaggio via Messenger di Facebook, in cui dei truffatori cercavano di impersonare sua figlia: il telefono era presumibilmente rotto, lei chiamava da un altro telefono e aveva bisogno di trasferire denaro “urgentemente”. I Carabinieri hanno capito l’inganno e sono rimasti in linea promettendo di trasferire la somma, mentre lui stesso ha dato ordine ai suoi subordinati di ricercare i chiamanti. Sono stati identificati nel giro di poche ore: una donna ucraina di 45 anni e suo figlio di 21 anni, trovati con 25mila euro in contanti, molti cellulari e sim card.

Questo modo di agire non ha a che fare con la guerra, bensì con la volontà di incutere terrore e creare preoccupazione nella popolazione. L’accaduto dei call center va di pari passo con l’attacco a Kazan con un drone UAV ed una serie di incendi simultanei in più centri commerciali, filiali bancarie e uffici postali.

Il rischio più grande è quello di vedere l’impiego di questa modalità per l’organizzazione di attentati terroristici più vasti o di false flag, in vari Paesi europei o asiatici.

Il tutto è chiaramente parte di una volontà di terrorizzare, impiegando una strategia ben congeniata. Come ha detto il Presidente Putin durante il lungo discorso Q&A di fine anno, «il sabotaggio contro i cittadini russi è una chiaro segno della natura terroristica del regime di Kiev».

Il delicato ma fondamentale confine fra guerra e terrore

Perché il problema è, ancora una volta, racchiuso nella volontà della leadership illegittima dell’Ucraina e dell’imperialista americano: fare la guerra o fare il terrore?

La differenza tra guerra e terrore può essere esaminata attraverso diverse lenti della scienza strategica, includendo aspetti geopolitici, operativi, e psicologici.

La guerra è uno stato di conflitto armato tra nazioni, stati, gruppi etnici o ideologici, con obiettivi politici, territoriali o ideologici chiaramente definiti. Si svolge secondo regole internazionali, come quelle delineate nei trattati di Ginevra, che stabiliscono norme di comportamento in guerra, come il trattamento dei prigionieri di guerra e la protezione dei civili.

Le guerre coinvolgono tipicamente eserciti organizzati con una chiara catena di comando, dotati di risorse militari come truppe, armi, e logistica. Le operazioni militari sono pianificate, con strategie e tattiche che mirano a ottenere una superiorità sul campo di battaglia.

Gli obiettivi sono generalmente territoriali (conquista di terre), politici (cambiamento di regime), o strategici (distruzione delle capacità militari nemiche). La guerra termina spesso con trattati di pace o armistizi.

La guerra può avere un impatto psicologico massiccio, ma tende ad essere più focalizzata sul morale delle truppe e sulla popolazione civile direttamente coinvolta nel conflitto.

Il terrore, o terrorismo, invece, è l’uso di violenza o minaccia di violenza per incutere paura, soprattutto nei civili, per ottenere obiettivi politici, religiosi, o ideologici. Non segue le convenzioni di guerra e spesso ignora le leggi internazionali sul conflitto.

Le organizzazioni terroristiche possono avere strutture meno formali rispetto agli eserciti tradizionali. Possono operare in celle, con una leadership decentralizzata o nascosta, e usano tattiche asimmetriche per sfruttare la sorpresa e la paura.

Gli obiettivi del terrore non sono necessariamente territoriali ma piuttosto psicologici e politici. L’intento è spesso di destabilizzare, demoralizzare, e manipolare l’opinione pubblica o il governo per ottenere concessioni o attenzione.

Il terrore mira specificamente a creare un senso di insicurezza e paura diffusa nella popolazione civile. Attacchi terroristici sono progettati per avere un effetto moltiplicatore sul panico e la reazione emotiva, spesso amplificati dai media.

Le differenze fra i due concetti sono molto sottili e le possiamo riassumere in:

  • Legittimità: la guerra è generalmente vista come un mezzo legittimo di risoluzione delle controversie tra stati o gruppi riconosciuti, mentre il terrore è considerato illegittimo e criminale dalla comunità internazionale.
  • Metodologia: la guerra utilizza forze armate organizzate con tattiche militari convenzionali o non convenzionali ma riconosciute, mentre il terrore adotta tattiche di guerriglia, attacchi indiscriminati, o attentati mirati contro civili.
  • Scopo e Impatto: mentre la guerra cerca di ottenere obiettivi tangibili sul campo, il terrore cerca di influenzare la percezione e il comportamento attraverso la paura.
  • Risposta Internazionale: le guerre, è noto, possono portare a interventi internazionali o coalizioni, mentre il terrore spesso risulta in risposte di sicurezza e contro-terrorismo, che possono includere operazioni clandestine o misure di sicurezza interna.

Mentre la guerra e il terrore possono condividere l’uso della violenza per scopi politici, le loro modalità, legittimità, obiettivi e impatti psicologici sono profondamente distinti. La guerra cerca di risolvere conflitti attraverso un confronto diretto, mentre il terrore cerca di erodere la stabilità e l’ordine attraverso la paura e l’incertezza.

Il regime di Kiev di concerto con Washington e Londra hanno promosso una guerra che sapevano di non poter vincere. Sul piano strategico, l’Ucraina non aveva sufficienti risorse, né militari né finanziarie, per affrontare da sola un conflitto diretto con la Russia, perciò il sostegno dell’Occidente collettivo è stato indispensabile…ma si è rivelato un errore e un inganno, che ha portato profitto soltanto a pochi ed ha provocato un enorme disastro dei mercati per tutti i Paesi coinvolti.

Viene da chiedersi quanto la popolazione ucraina sia disposta a vivere sotto l’egida di un terrore di Stato, imposto da un governo illegittimo che ha cancellato la parola “democrazia” dal vocabolario e che continua a mandare al fronte a morire molti giovani. Quanto, ci chiediamo, sarà possibile per gli ucraini accettare di avere paura ogni giorno: paura di essere forzati a fare qualcosa che non vogliono, paura di finire nel tritacarne bellico, paura di non poter scegliere quale futuro dare al proprio Paese. Un clima di terrore non porta mai a successi politici o militari.

Gli antichi romani lo sapevano bene. Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.), filosofo dello Stoicismo, trattò ampiamente il tema del terrore e della tirannide in diverse sue opere, e oggi meriterebbe di essere riletto.

La tirannide rappresenta un governo in cui il potere è esercitato in modo assoluto e arbitrario, ignorando la legge e il Bene Comune. Un tiranno non governo per il popolo ma per sé stesso, per i propri interessi, spesso con metodi crudeli e oppressivi. Il sovrano tiranno non conosce limiti alla propria autorità, il terrore è la sua legge.

Il terrore è lo strumento della tirannide: violenza e timore servono a mantenere il controllo e impedire qualsiasi opposizione. Non soltanto un metodo di governo, ma una vera e propria violenza psicologica sui cittadini, creando un meccanismo di controllo sociale che alimenta l’auto-sabotaggio la repressione dei cittadini fra di loro, perché la paura di ritorsioni e sanzioni spinge le persone a compiere atti scellerati.

Lo aveva ben capito Seneca quando scriveva che questo terrore non soltanto degrada la libertà e la dignità umana, ma anche la moralità del sovrano e del suo stesso Stato. Prima o poi, scriveva il filosofo stoico, ogni tiranno fa la fine che fece l’imperatore Nerone: condannato dal suo stesso Senato e costretto a fuggire perché ricercato dal popolo per essere ucciso, si suicidò sgozzandosi.

Ancora una volta, la lotta di pochi ricchi contro molti poveri. A rimetterci sono stati i popoli, non le élite. Gli ucraini sono stati messi contro i russi da parte di un governo fantoccio pilotato dall’Egemone, instaurando una guerra fratricida che nessuno voleva.

L’uso di modalità alternative di conflitto eleva il confronto a un altro livello, entrando nel dominio del terrore.

Segue nostro Telegram.

Nel corso del 2024, le modalità di guerra ibrida adottate dall’Occidente e dall’Ucraina sono state molte ma, fra tutte, una modalità un po’ “vintage” pare funzionare ancora: le truffe telefoniche. Il problema è che l’impiego di queste modalità alternative di conflitto elevano su un altro livello lo scontro, entrando nel dominio del terrore.

L’idea dei call center e l’uso della criminalità

La guerra per procura NATO-Russia in Ucraina è stata caratterizzata da attacchi non convenzionali tanto quanto da quelli convenzionali, sebbene l’Occidente si sia in gran parte concentrato solo sui mezzi attraverso i quali la Russia sta conducendo quella che i media mainstream chiamano guerra ibrida. Continuano a circolare rapporti che indicano che Kiev e i suoi sostenitori occidentali utilizzano come arma truffatori telefonici ucraini per orchestrare attacchi terroristici all’interno della Russia.

È avvenuto che negli scorsi giorni, una serie di incendi dolosi abbiano causato molti danni e disagi in tutta la Russia. Ma questo fatto è già noto. La situazione è la seguente: dall’inizio della SMO, i call center ucraini si sono impegnati ad telefonare a cittadini russi, prendendo di mira soprattutto gli anziani, proponendo truffe di ogni tipo, ma anche terrorizzando con minacce. La maggior parte delle richieste riguardano estorsione di denaro ed incitamento a commettere crimini. Ad esempio, i truffatori minacciano guai o addirittura l’uccisione di parenti e amici, quindi chiedono in cambio di mandare denaro tramite piattaforme online o di transfer internazionale, oppure di dare fuoco a oggetti di infrastrutture militari, di trasporto o bancarie.

Il modo in cui i truffatori ucraini derubano con entusiasmo i cittadini russi è stato considerato dall’Occidente come “informazione corretta e guerra psicologica” ed è stato addirittura incoraggiato. Ma recentemente questo argomento ha cominciato a penetrare sempre più nelle pagine dei media ufficiali occidentali. L’Europol ha pubblicato nel 2023 un comunicato stampa sulla repressione delle attività di truffa di gruppi di call center ucraini, sottolineando che il giro di introiti era di decine di milioni di euro. Successivamente, nel maggio del 2024, sono emerse informazioni secondo cui le forze di sicurezza in Germania e in diversi Paesi dei Balcani avevano smascherato una vasta rete europea di truffatori telefonici, con un volume di circa 10 milioni di euro. Similmente è avvenuto in Repubblica Ceca, dove molte telefonate fraudolenti venivano usate per raccogliere denaro da convogliare in conti di attività illegali ucraine. Le entrate dei call center non vanno allo sviluppo dell’economia ucraina, ma vengono trasferite in società offshore o convertite in criptovalute.

Lo scorso giugno, BankInfoSecurity, con sede negli Stati Uniti, ha riferito a giugno che Kiev ha dato un giro di vite su “false truffe di investimento che prevedevano il furto di criptovalute e di dati di carte di pagamento di cittadini europei e dell’Asia centrale”.

In Russia, si calcola che circa il 90% dei crimini informatici avvengano proprio grazie ai call center ucraini, con tecnologie fornite dall’Occidente.

Circa due settimane fa, il FSB ha sgominato un’intera rete internazionale di call center fraudolenti con anche sedi in Russia, con un fatturato altissimo: circa 100 000 persone, proveniente da più di 50 Paesi, il tutto sotto la direzione del cittadino ucraino e israeliano Yakov Keselman. Il tizio e i suoi partner hanno organizzato false chiamate anonime nel 2022 su imminenti attacchi terroristici a Mosca, Belgorod, Kursk e Bryansk. Potrebbero anche avere  organizzato l’incendio degli uffici di registrazione militare, degli uffici elettorali e dei seggi elettorali. Keselman è stato arrestato, mentre è ancora latitante il suo principale collaboratore, David Tovda, cittadino georgiano e israeliano. Fra gli organizzatori di questa rete figura anche l’ex ministro della difesa georgiano, David Kezerashvili, ricercato persino in Georgia.

Come riferito da CBC, il giro è veramente internazionale, il giro criminale ha raggiunto persino il Canada: l’edificio di Tarasa Shevchenko Boulevard è solo uno delle centinaia di call center fraudolenti sorti in Ucraina e in altre parti dell’Europa orientale, gestiti da una rete di circa due dozzine di gruppi criminali che operano in tutto il mondo. Ogni sera, circa 150 persone entrano in un edificio di Kiev per lavorare in un call center. Il loro unico lavoro: rubare i risparmi di una vita dei canadesi attraverso una serie di truffe di investimento, promettendo alle vittime rendimenti elevati e privi di rischi su schemi di investimento che coinvolgono criptovalute.

C’è un fatto curioso che coinvolge anche l’Italia: a inizio gennaio 2024, una di queste truffe aveva raggiunto il Capo di Stato Maggiore dell’Arma dei Carabinieri, il Generale Teo Luzi. L’ufficiale aveva ricevuto un messaggio via Messenger di Facebook, in cui dei truffatori cercavano di impersonare sua figlia: il telefono era presumibilmente rotto, lei chiamava da un altro telefono e aveva bisogno di trasferire denaro “urgentemente”. I Carabinieri hanno capito l’inganno e sono rimasti in linea promettendo di trasferire la somma, mentre lui stesso ha dato ordine ai suoi subordinati di ricercare i chiamanti. Sono stati identificati nel giro di poche ore: una donna ucraina di 45 anni e suo figlio di 21 anni, trovati con 25mila euro in contanti, molti cellulari e sim card.

Questo modo di agire non ha a che fare con la guerra, bensì con la volontà di incutere terrore e creare preoccupazione nella popolazione. L’accaduto dei call center va di pari passo con l’attacco a Kazan con un drone UAV ed una serie di incendi simultanei in più centri commerciali, filiali bancarie e uffici postali.

Il rischio più grande è quello di vedere l’impiego di questa modalità per l’organizzazione di attentati terroristici più vasti o di false flag, in vari Paesi europei o asiatici.

Il tutto è chiaramente parte di una volontà di terrorizzare, impiegando una strategia ben congeniata. Come ha detto il Presidente Putin durante il lungo discorso Q&A di fine anno, «il sabotaggio contro i cittadini russi è una chiaro segno della natura terroristica del regime di Kiev».

Il delicato ma fondamentale confine fra guerra e terrore

Perché il problema è, ancora una volta, racchiuso nella volontà della leadership illegittima dell’Ucraina e dell’imperialista americano: fare la guerra o fare il terrore?

La differenza tra guerra e terrore può essere esaminata attraverso diverse lenti della scienza strategica, includendo aspetti geopolitici, operativi, e psicologici.

La guerra è uno stato di conflitto armato tra nazioni, stati, gruppi etnici o ideologici, con obiettivi politici, territoriali o ideologici chiaramente definiti. Si svolge secondo regole internazionali, come quelle delineate nei trattati di Ginevra, che stabiliscono norme di comportamento in guerra, come il trattamento dei prigionieri di guerra e la protezione dei civili.

Le guerre coinvolgono tipicamente eserciti organizzati con una chiara catena di comando, dotati di risorse militari come truppe, armi, e logistica. Le operazioni militari sono pianificate, con strategie e tattiche che mirano a ottenere una superiorità sul campo di battaglia.

Gli obiettivi sono generalmente territoriali (conquista di terre), politici (cambiamento di regime), o strategici (distruzione delle capacità militari nemiche). La guerra termina spesso con trattati di pace o armistizi.

La guerra può avere un impatto psicologico massiccio, ma tende ad essere più focalizzata sul morale delle truppe e sulla popolazione civile direttamente coinvolta nel conflitto.

Il terrore, o terrorismo, invece, è l’uso di violenza o minaccia di violenza per incutere paura, soprattutto nei civili, per ottenere obiettivi politici, religiosi, o ideologici. Non segue le convenzioni di guerra e spesso ignora le leggi internazionali sul conflitto.

Le organizzazioni terroristiche possono avere strutture meno formali rispetto agli eserciti tradizionali. Possono operare in celle, con una leadership decentralizzata o nascosta, e usano tattiche asimmetriche per sfruttare la sorpresa e la paura.

Gli obiettivi del terrore non sono necessariamente territoriali ma piuttosto psicologici e politici. L’intento è spesso di destabilizzare, demoralizzare, e manipolare l’opinione pubblica o il governo per ottenere concessioni o attenzione.

Il terrore mira specificamente a creare un senso di insicurezza e paura diffusa nella popolazione civile. Attacchi terroristici sono progettati per avere un effetto moltiplicatore sul panico e la reazione emotiva, spesso amplificati dai media.

Le differenze fra i due concetti sono molto sottili e le possiamo riassumere in:

  • Legittimità: la guerra è generalmente vista come un mezzo legittimo di risoluzione delle controversie tra stati o gruppi riconosciuti, mentre il terrore è considerato illegittimo e criminale dalla comunità internazionale.
  • Metodologia: la guerra utilizza forze armate organizzate con tattiche militari convenzionali o non convenzionali ma riconosciute, mentre il terrore adotta tattiche di guerriglia, attacchi indiscriminati, o attentati mirati contro civili.
  • Scopo e Impatto: mentre la guerra cerca di ottenere obiettivi tangibili sul campo, il terrore cerca di influenzare la percezione e il comportamento attraverso la paura.
  • Risposta Internazionale: le guerre, è noto, possono portare a interventi internazionali o coalizioni, mentre il terrore spesso risulta in risposte di sicurezza e contro-terrorismo, che possono includere operazioni clandestine o misure di sicurezza interna.

Mentre la guerra e il terrore possono condividere l’uso della violenza per scopi politici, le loro modalità, legittimità, obiettivi e impatti psicologici sono profondamente distinti. La guerra cerca di risolvere conflitti attraverso un confronto diretto, mentre il terrore cerca di erodere la stabilità e l’ordine attraverso la paura e l’incertezza.

Il regime di Kiev di concerto con Washington e Londra hanno promosso una guerra che sapevano di non poter vincere. Sul piano strategico, l’Ucraina non aveva sufficienti risorse, né militari né finanziarie, per affrontare da sola un conflitto diretto con la Russia, perciò il sostegno dell’Occidente collettivo è stato indispensabile…ma si è rivelato un errore e un inganno, che ha portato profitto soltanto a pochi ed ha provocato un enorme disastro dei mercati per tutti i Paesi coinvolti.

Viene da chiedersi quanto la popolazione ucraina sia disposta a vivere sotto l’egida di un terrore di Stato, imposto da un governo illegittimo che ha cancellato la parola “democrazia” dal vocabolario e che continua a mandare al fronte a morire molti giovani. Quanto, ci chiediamo, sarà possibile per gli ucraini accettare di avere paura ogni giorno: paura di essere forzati a fare qualcosa che non vogliono, paura di finire nel tritacarne bellico, paura di non poter scegliere quale futuro dare al proprio Paese. Un clima di terrore non porta mai a successi politici o militari.

Gli antichi romani lo sapevano bene. Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.), filosofo dello Stoicismo, trattò ampiamente il tema del terrore e della tirannide in diverse sue opere, e oggi meriterebbe di essere riletto.

La tirannide rappresenta un governo in cui il potere è esercitato in modo assoluto e arbitrario, ignorando la legge e il Bene Comune. Un tiranno non governo per il popolo ma per sé stesso, per i propri interessi, spesso con metodi crudeli e oppressivi. Il sovrano tiranno non conosce limiti alla propria autorità, il terrore è la sua legge.

Il terrore è lo strumento della tirannide: violenza e timore servono a mantenere il controllo e impedire qualsiasi opposizione. Non soltanto un metodo di governo, ma una vera e propria violenza psicologica sui cittadini, creando un meccanismo di controllo sociale che alimenta l’auto-sabotaggio la repressione dei cittadini fra di loro, perché la paura di ritorsioni e sanzioni spinge le persone a compiere atti scellerati.

Lo aveva ben capito Seneca quando scriveva che questo terrore non soltanto degrada la libertà e la dignità umana, ma anche la moralità del sovrano e del suo stesso Stato. Prima o poi, scriveva il filosofo stoico, ogni tiranno fa la fine che fece l’imperatore Nerone: condannato dal suo stesso Senato e costretto a fuggire perché ricercato dal popolo per essere ucciso, si suicidò sgozzandosi.

Ancora una volta, la lotta di pochi ricchi contro molti poveri. A rimetterci sono stati i popoli, non le élite. Gli ucraini sono stati messi contro i russi da parte di un governo fantoccio pilotato dall’Egemone, instaurando una guerra fratricida che nessuno voleva.

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