L’anno 2025 si aprirà con alcune sorprese, speriamo piacevoli. Teniamoci forte.
Il 2024 è stato un anno pieno di sorprese. L’ultima (probabilmente) è la “minaccia” che Donald Trump, presidente-eletto degli Stati Uniti d’America, ha rivolto alla NATO quando ancora era in campagna elettorale ed ha ribadito pochi giorni dopo il suo viaggio in Europa e la caduta della Siria baatista: tirare fuori gli Stati Uniti dal Trattato dell’Atlantico. Ma è davvero possibile?
NATO è Nord Atlantico, niente di più?
Occorre anzitutto fare un ripasso di cosa è la NATO.
Quando parliamo di NATO bisogna distinguere cosa è, cosa sembra e cosa non è.
Nasce come alleanza militare fondata nel 1949 con la firma del Trattato di Washington con lo scopo primario della difesa collettiva dei suoi membri.
All’Art. 1 viene stabilito che i Paesi membri si impegnano, in virtù della Carta delle Nazioni Unite, a risolvere pacificamente le controverse internazionali e a scongiurare la minaccia e l’uso della forza. Già da queste prime parole è chiaro che si è trattato di una enorme presa in giro. Ma andiamo oltre. La parte interessante giunge al famigerato Art. 5, che prevede l’adozione del principio che un attacco contro uno o più di essi è da considerarsi un attacco contro tutti.
C’è però anche un altro articolo, spesso dimenticato, che gioca un ruolo chiave: l’Art. 8 stabilisce che i Paesi membri non possono sottoscrivere niente che vada in contrasto con il Trattato dell’Atlantico. Questo vincolo è di fondamentale importanza perché crea una sorta di “prigione” per chiunque aderisca alla NATO, facendo sì che, di fatto, la NATO assuma una posizione di leadership in tutta la politica militare ed estera, ma anche interna, dei Paesi che aderiscono. Tutto, ma proprio tutto, deve passare tramite il Governo degli Stati Uniti d’America, come ribadito anche all’Art. 10.
La NATO viene proposta nel contesto della Guerra Fredda, subentrata alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Quel 4 aprile 1949, dodici Paesi europei e nordamericani (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti) firmarono il Trattato, formalizzando un’alleanza che avrebbe dovuto contrastare la minaccia sovietica e promuovere la stabilità in Europa, secondo la visione americana post-bellica.
Durante gli anni della Guerra Fredda, l’Alleanza non fu soltanto difensiva ma rappresentò uno strumento di espansione graduale dell’ingerenza americana verso Est: sviluppò una struttura militare complessa, con il Comando Supremo delle Potenze Alleate in Europa (SACEUR) come centro nevralgico, posizionato a Bruxelles, la cui integrazione militare, con truppe e risorse condivise, fu un elemento chiave per mantenere sotto il tacco dello stivale l’intero continente europeo. Con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell’URSS nel 1991, la NATO si trovò a ridefinire il proprio ruolo. La fine della minaccia sovietica portò a un ampliamento della missione della NATO, che iniziò a includere operazioni di mantenimento della pace, gestione delle crisi e interventi umanitari. L’allargamento verso est, con l’adesione di paesi ex-comunisti come Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca nel 1999, segnò un nuovo capitolo, trasformando la NATO da una alleanza regionale a una con una portata globale. Questo processo di allargamento continuò con l’ingresso di altri paesi dell’Europa orientale e balcanica, rafforzando il dominio egemonico della NATO nel continente. La NATO ha anche sviluppato programmi di partenariato con Paesi non membri, come il Partenariato per la Pace, dichiarando di voler promuovere la cooperazione in ambito militare e di sicurezza, sempre in ottica di riconquista degli spazi ex-sovietici, estendendosi sempre più verso Est, dove dopo parecchi chilometri si incontra l’altro grande nemico degli USA: la Cina.
È curioso che sia nel Trattato che nel percorso storico-politico dal ’49 ad oggi si sia sempre parlato di “Nord dell’Atlantico” e mai di Oceano Atlantico completo. Può sembrare una specificazione stupida, ma in realtà è indicativa della collocazione dell’interesse politico di chi l’ha fondata. L’emisfero boreale, lì risiede il centro del potere.
Ciò detto trova conferma in un altro dettaglio importante: nessun Segretario Generale (carica politica) della NATO è mai stato americano. Tutti europei e maggiormente nord-europei. Curioso, no? La firma del Trattato è avvenuta a Washington, in terra americana, e gli Articoli prevedono che si faccia riferimento al governo statunitense, ma fattualmente l’amministrazione politica è sempre stata lasciata in mano a degli europei. I giuristi potrebbe intervenire e affermare che si tratta dell’applicazione di un principio di bilanciamento giuridico dei poteri, ed avrebbero ragione se solo ai politici interessasse veramente qualcosa del Diritto, ma così non è.
La scelta di indicare la Casa Bianca come domicilio per i problemi è più uno specchietto per le allodole: il vero governo NATO è in Europa, con un bel palazzo a Londra. La perfida Albione non ha mai smesso di esercitare il proprio controllo imperiale, ha soltanto delegato qualche Landlord per snellire la mole di lavoro.
Alla carica di Capo Militare della NATO (carica militare), invece, troviamo americani in gran quantità. Gli USA sono stati scelti come braccio armato della Corona Britannica per fare quello che il Regno Unito non voleva e non poteva più fare.
Per essere precisi, la NATO ha una struttura organizzativa articolata come segue:
- Consiglio del Nord Atlantico: è l’organo decisionale, dove ogni membro ha un rappresentante con pari potere di voto. Le decisioni vengono prese per consenso, il che implica che tutte le nazioni devono concordare.
- Segretario Generale: guida l’organizzazione, presiede le riunioni del Consiglio e rappresenta la NATO a livello internazionale.
- Comitato Militare: il più alto consiglio militare, composto dai capi di stato maggiore delle nazioni membro, che offre consigli e orientamenti militari al Consiglio.
- Struttura di Comando: composta dal Comando Supremo delle Potenze Alleate in Europa (SHAPE) e da vari comandi regionali che gestiscono le operazioni militari.
Un’architettura davvero ben congeniata, che ora potrebbe trovarsi davanti ad un cambiamento.
Ridisegnare l’Europa secondo Trump: no alla NATO, sì agli USA
Se prendiamo per veritiere le parole di Trump, l’apertura della sua presidenza a fine gennaio 2025 potrebbe inaugurare un periodo di forte instabilità anche solo per questo problema con la NATO – ma, come sappiamo, ce ne sono molti altri che daranno non poche preoccupazioni.
Togliere gli Stati Uniti dall’Alleanza significa togliere la maggioranza della forza militare in uso.
A tal proposito, è opportuno risolvere preventivamente un equivoco che potrebbe ingannare alcuni: non tutte le basi militare americane in Europa sono della NATO e non tutte le basi NATO in Europa sono americane. Tradotto: quando gli americani vinsero la WW2, impiantarono stabilmente alcune basi militari; quando nel ’49 venne istituita la NATO, questa impiantò le sue basi. Le basi dell’Alleanza hanno personale in servizio proveniente dai vari Paesi membri, non solo cittadini americani.
Questa sottile differenza rimette l’attenzione sul nocciolo della questione: se gli USA escono dal Trattato, che ne sarà di quella presenza militare in terra europea (e non solo)? Proviamo a ragionare sul problema.
Anzitutto, il Trattato fa riferimento a Washington e il governo americano, quindi andrebbe rivisto e riscritto. Una faccenda molto impegnativa che, giuridicamente parlando, vorrebbe dire una riformulazione totale dell’accordo. In questo senso, la proposta di Trump pare più come una provocazione per stimolare le reazioni dei Paesi dell’Est, Russia e Cina soprattutto, e calibrare la strategia di politica internazionale americana. La riformulazione del Trattato è davvero poco probabile, e ancor più improbabile è la sua abrogazione totale, sciogliendo l’Alleanza. Non è lontanamente pensabile che né gli USA, né lo UK accettino di rinunciare al proprio statuto talassocratico. Questo è fuori discussione. Al massimo potrebbe essere valutata una “pausa” con un medio termine per risolvere i problemi domestici e poi tornare alla conquista, ma il rifiuto della propria identità talassocratica è una eventualità estremamente remota e comunque non fattibile repentinamente.
Se effettivamente proviamo a immaginare la rimozione degli USA dalla NATO, in Europa si vedrebbe uno scenario più o meno come il seguente: l’impianto militare NATO verrebbe snaturato e ridotto drasticamente e all’improvviso; gli altri Paesi membri dovrebbero sopperire alla carenza; in un contesto di dichiarata guerra contro la Russia e di impegno su più fronti da parte dei contingenti NATO, ciò implicherebbe uno stand-by o uno smantellamento veloce di intere basi e/o missioni. Una mossa estremamente pericolosa e svantaggiosa sul piano strategico. La NATO resterebbe attiva, ma con un problema molto serio da dover risolvere in pochissimo tempo.
Tutto questo, però, non equivarrebbe alla scomparsa delle forze armate americane dal suolo europeo. Qui sta il punto.
La proposta di Trump non è una rimozione dell’occupazione militare americana sul territorio europeo. Questa cosa avverrebbe solo con l’effettivo rimpatrio di tutti i militari americani presenti. Togliere gli USA dalla NATO vorrebbe dire togliere solo una parte degli uomini impiegati in missione estera, non la totalità. Rimarrebbero i militari americani nelle basi americane.
Questa mossa assume un aspetto diverso se consideriamo la volontà di Trump di emanciparsi dal meccanismo NATO e ciò ha valore solo nell’ottica di un maggior potere americano per gli americani, fuori dal controllo della Corona Britannica, fuori dalle ingerenze di pupazzi europei messi a fare i kapò davanti a dei parchi giochi di acciaio che non gli appartengono.
Da questa prospettiva, Trump starebbe davvero rilanciando il MAGA: fare di nuovo l’America grande attraverso una riaffermazione del dominio statunitense sui propri territori di conquista coloniale. L’Europa è ancora contesa con il Regno Unito, quindi per controllarla del tutto bisogna prima slacciarsi dal vincolo di dipendenza che è la NATO. Dalle stime disponibili in chiaro, i soldati americani in Europa sono più dei soldati NATO. Questo è un dato importantissimo. Se poi vi aggiungiamo una certa narrativa popolare americana che parla di numerosi generali delle forze armate fedeli a Trump e pronti a seguire i suoi ordini in Europa, il quadro è completo e verosimile
Di conseguenza, Trump potrebbe anche avanzare delle proposte di riavvicinamento alla Russia, sia come esca per un conflitto che come reale tentativo di non far collassare l’Europa almeno per un certo periodo di tempo. Nel Vecchio Continente, l’asse UK + Francia è quello che ha sempre tenuto in mano il potere politico, mentre il potere economico è storicamente appartenuto a Germania + Italia. La prima coppia è quella che nel recente contesto ha incontrato Trump per i colloqui del suo tour europeo (svoltosi a Parigi, non a caso), con Macron che è stato sin dall’inizio della SMO il primo politico europeo ad aver volato ad Est per cercare di tutelare i propri interessi, sia in senso di pacificazione, sia di innalzamento del livello del conflitto. La Germanie e l’Italia, le due grandi sconfitte della WW2, sono invece messe in ginocchio da 30 anni di recessione ed hanno subito pesantemente l’impatto delle sanzioni. L’Italia ha mantenuto una retorica diplomatica molto ostativa nei confronti della Russia, un atteggiamento similmente adottato anche dalla Germania, che però adesso sta affrontando una crisi politica importante ed una recessione economica terribile. Entrambi i Paesi hanno ancora qualche carta da giocare, la prima delle quali è già stata lanciata: il riarmo, con il passaggio ad una economia di guerra, e la preparazione ad un impegno diretto al fronte. Si tenga presente che l’Italia ha siglato un accordo decennale di fornitura di sostegno strategico-militare per l’Ucraina.
Togliendo di mezzo “l’obbedienza” alla NATO, l’America di Trump potrebbe provare a creare un ponte verso Est tramite Germania e Italia, che sono storiche “cugine” della Russia e che godono di un ottima reputazione, ma anche di una mancanza di alternativa, in quanto entrambe piene di basi militari americane.
Ah, non dimentichiamoci una cosa: al Regno Unito questa opzione non piacerà. Dobbiamo aspettarci qualche sorpresa.
Questa mosse ridisegna l’Europa. I piani discussi fino ad oggi devono essere riletti, adesso, con una chiave esclusivamente a stelle e strisce. Tutto assume un ruolo diverso: la Three Seas Initiative cambia dimensioni, l’Ucraina cambia peso sulla bilancia, i Paesi del Nord Europa scandinavo cambiano posto nell’equazione, il Mediterraneo dovrà essere colorato con un’altra palette di colori, addirittura diventerebbe possibile dialogare con alcuni partenariati o istituirne altri, ovviamente convenienti per gli USA ma sempre in territorio europeo ed eurasiatico.
Non lasciamoci ingannare: meno NATO ma più USA non è certo una buona notizia. L’imperialismo americano semplicemente si evolve secondo una direzione differente da quella a cui siamo abituati, ma non potrebbe essere altrimenti visto il cambiamento del mondo in una direzione multipolare.
Staremo a vedere cosa succederà. Il 2025 si aprirà con delle belle sorprese. Teniamoci forti.