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Stefano Vernole

Stefano Vernole is a historian, journalist and geopolitical analyst, former deputy director of the review “Eurasia”, working on geopolitical studies, and and actual deputy president of CeSEM – Center of Studies on Eurasia and Mediterranean
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Nonostante Hamas abbia accettato una nuova proposta di tregua presentata dai mediatori di Egitto e Qatar – l’intesa ricalca a grandi linee lo schema degli accordi precedenti


Nei giorni scorsi la Thailandia ha risposto alle nuove provocazioni al confine cambogiano sottolineando l’equilibrio e la sovranità del proprio Paese e difendendo al contempo la recinzione di filo spinato nell’area controversa.


Negli scorsi giorni, il Pakistan ha ribadito il proprio impegno nei confronti delle norme globali di non proliferazione nucleare, sottolineando il suo solido sistema esecutivo, il regime completo di controllo delle esportazioni e il ruolo attivo nell’attuazione della Risoluzione 1540 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.


Il suo obiettivo iniziale è collegare le risorse della Nigeria con il Marocco e trasformarlo in un hub regionale chiave, ma si tratta, in effetti, uno dei progetti energetici più costosi e ambiziosi nella storia dell’Africa.


L’Italia può riorientare le sue esportazioni dagli Stati Uniti alla Cina?


Nonostante le pressioni di Bruxelles, l’Ungheria non rinuncia alla cooperazione eurasiatica


L’intesa di 4,8 miliardi di dollari firmata a Kabul segna un passo in avanti significativo in un impegno pluriennale per la creazione di un corridoio ferroviario diretto che colleghi l’Asia Centrale ai porti pakistani del Mar Arabico attraverso l’Afghanistan.


Un nuovo colpo all’economia europea da parte dei funzionari di Bruxelles


Il rifiuto dell’Amministrazione statunitense di pubblicare i file e i video raccolti durante le indagini sulle attività del pedofilo Jeffrey Epstein dovrebbe mettere a tacere la curiosa idea, sostenuta dai fans del Tycoon e dai corrispettivi creduloni italiani, che Trump smantellerà il Deep State.


Tra Paesi irrilevanti e/o troppo sudditi alle logiche della NATO, forse Bratislava e Budapest possono ancora opporre un qualche tipo di resistenza all’atlantismo guerrafondaio venato di un razzismo-suprematismo occidentale sempre più marcato.