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Davide Rossi
October 23, 2025
© Photo: Public domain

Il Partito Comunista d’Indonesia, Partai Komunis Indonesia – PKI è stato vittima di un feroce sterminio ordinato da Washington nel 1965, oggi grazie a nuovi studi e ai documenti desecretati possiamo equipararlo a tutti gli effetti a un genocidio largamente dimenticato, in particolare in Europa.

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Il Partito Comunista d’Indonesia è stata la terza formazione comunista più grande del Novecento, dopo quella sovietica e quella cinese. L’attuale volontà del presidente Prabowo Subianto di porre l’Indonesia risolutamente nel solco del progetto multipolare ripaga un popolo che, nei suoi settori prossimi al pensiero marxista, ha sempre fraternizzato con Mosca e con Pechino.

In realtà dall’avvento dei primi sostenitori della Rivoluzione d’Ottobre la repressione ha sempre accompagnato i comunisti indonesiani. I primi caduti sono alcune migliaia, vittime della repressione coloniale olandese che annienta il Soviet di Surabaya nel 1918, sorto due anni prima della nascita ufficiale del Partito Comunista d’Indonesia avvenuta nel maggio 1920. Nel novembre 1926 i comunisti guidano le rivolte a Giava e Sumatra, fondando una Repubblica Sovietica Indonesiana, anche in questo caso il numero esatto delle migliaia di morti mietute dalla repressione non è mai stato comunicato dalle autorità coloniali olandesi.

Proprio a Surabaya nasce l’amicizia tra il massimo dirigente comunista Musso e la guida dei nazionalisti Sukarno, che sarà con l’indipendenza il primo presidente a partire dal 1945, stretto tra impellenza di un cammino autonomo e violenti limiti imposti da olandesi e statunitensi che intendono imporre un neppure troppo mascherato neocolonialismo, tentando addirittura nel primo quadriennio post-bellico di riportare a forza l’Indonesia sotto controllo olandese, per poi optare per una subdola e perfida strategia neo – coloniale, accaparrandosi il controllo dell’esercito che sarà sempre in contrasto con il potere politico di Sukarno, fino al tragico esito golpista innescato nel 1965 e conclusosi con la totale capitolazione di Sukarno nel 1968, sebbene già da tre anni fosse ostaggio imbelle dei golpisti.

Musso, costretto a un lungo esilio moscovita dai colonialisti olandesi, al suo ritorno incontra a Giacarta il presidente Sukarno, ottenendo quelle garanzie per un confronto politico corretto che l’imperialismo statunitense non permetterà. I comunisti infatti formano il Fronte Democratico del Popolo insieme ai socialisti e a molte altre realtà sociali e associative, tuttavia l’esercito, che risponde più a Washington che al presidente indonesiano, scatena una feroce repressione e nel 1948 arresta e fucila migliaia di appartenenti al Fronte Democratico del Popolo, almeno diecimila, in particolare nella regione di Madiun, tra cui lo stesso Musso.

Dopo l’ennesima strage i dirigenti comunisti sopravvissuti trovano accoglienza a Pechino, ma già dal 1950 rientrano per costruire nuovamente una forza politica radicata e combattiva che alla fine del decennio ha un milione e mezzo di iscritti e milioni di elettori, nonostante il fallito colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti nel febbraio 1958 con il colonnello Hussein che scatena, seppur per pochi giorni, una caccia ai comunisti, mietendo anche in questo caso un numero incalcolato di vittime.

Dal 1951 Dipa Nusantara Aidit è segretario generale dei comunisti e sarà vicepresidente del parlamento tra il 1960 e il 1965, gli stessi anni in cui i comunisti sono al governo, condividendo con il presidente Sukarno, tanto la scelta di una riforma agraria contro i latifondisti e a favore dei contadini, quanto una politica estera esplicitamente antimperialista, filo – cinese e filo – sovietica. Importante ricordare che i comunisti indonesiani eviteranno  spaccature interne quando il conflitto ideologico e politico sino – sovietico si intensificherà, pur trovando maggiore sintonia con i cinesi, anche e soprattutto in ragione dei meriti per il movimento comunista internazionale riconosciti indiscutibilmente a Iosif Stalin.

Nel giugno del 1964 il quotidiano del Partito, “Harian Rakyat”, ovvero il “Giornale del Popolo”, informa che il numero di iscritti al Partito Comunista d’Indonesia supera, per una popolazione allora di cento milioni di donne e uomini, i tre milioni e oltre quindici milioni sono gli aderenti alle associazioni di massa da esso promosse: l’Organizzazione Centrale di Lavoro di tutti gli Indonesiani, la Gioventù Popolare, il Movimento delle Donne Indonesiane, il Fronte Contadino Indonesiano, l’Associazione della Cultura Popolare e l’Associazione degli Studenti Indonesiani.

Il presidente indonesiano Sukarno nel frattempo insiste nel cammino di cooperazione con russi e cinesi e diviene il promotore di un’originale e interessantissima teoria politica, il Nasakom, ovvero l’incontro tra patriottismo, religione islamica e comunismo, diventa il più conseguente interprete della Conferenza di Bandung, non a caso svoltasi in questa città indonesiana nel 1955, così come del Movimento dei Paesi Non Allineati. In sintonia con Nasser, Nehru e Tito, Sukarno cerca di porre il Terzo Mondo in una posizione di neutralità attiva capace di guardare in modo amichevole alla Cina Popolare e all’Unione Sovietica, nonostante il difficile contesto della Guerra Fredda. Sarà Sukarno a costruire la CONFEO, ovvero la Conferenza delle Nuove Forze Emergenti, un’organizzazione sovranazionale decisa a fondare delle nuove Nazioni Unite emancipate dall’arroganza ricattatoria del governo statunitense. Il suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU il 30 settembre 1960 intitolato: “Costruire un mondo nuovo” porta a un lungo cammino che si sostanzia all’inizio del 1965 con la creazione di un nuovo blocco di nazioni emergenti. I comunisti indonesiani sostengono il progetto, il quale sarà una delle cause principali del colpo di stato filo – occidentale del sanguinario generale Suharto, che scatenerà contestualmente la brutale carneficina contro i comunisti, con tre milioni di morti tra l’autunno del 1965 e l’anno successivo e decreterà la dissoluzione nello stesso 1966 del progetto della CONFEO, la quale avrebbe dovuto avere sede nella capitale indonesiana Giacarta, con cinesi e sovietici direttamente coinvolti nel progetto di edificazione del nuovo arengo mondiale. Per altro Sukarno nel novembre 1963 aveva organizzato a Giacarta i GANEFO, Giochi delle Nuove Forze Emergenti, olimpiadi alternative a quelle del Comitato Olimpico Internazionale, manifestazione sportiva in cui hanno primeggiato cinesi, sovietici, egiziani e siriani della nasseriana Repubblica Araba Unita, indonesiani e coreano – popolari.

Il 23 maggio 1965 Giacarta è costellata di bandiere rosse con falce e martello, allo stadio Gelora Bung Karno centomila persone inneggiano a Marx ed a Engels, a Lenin e a Stalin, nonché a Sukarno, fuori dallo stadio ce ne sono probabilmente altrettante, è il giorno della celebrazione del 45° anniversario della fondazione del Partito Comunista Indonesiano, il presidente Sukarno prendendo la parola così afferma: “Prego Allah che il Partito Comunista Indonesiano continui a prosperare, prosperare, prosperare, progredire, progredire, progredire, andare avanti, avanti, avanti!”, al termine del discorso del segretario generale Dipa Nusantara Aidit, che ipotizza la nazionalizzazione del settore petrolifero e di quello della gomma da caucciù, entrambe in mano alle multinazionali anglo – statunitensi, i due si abbracciano e invitano i fotografi a ritrarli insieme. Tutto questo è troppo per la Casa Bianca, che teme il dilagare del marxismo nel continente asiatico, così il presidente Lyndon B. Johnson decide di iniziare a organizzare un colpo di stato in combutta con i settori più reazionari dell’esercito indonesiano.

Il 30 settembre 1965 si scatena la caccia ai comunisti che sono in piazza a Giacarta per una grande manifestazione contro la crisi economica e l’inflazione, le carte oggi desecretate ci informano che è stata la CIA a eliminare i generali meno favorevoli al colpo di stato e a scatenare una campagna mediatica in cui si accusano falsamente i comunisti della loro morte. Sempre la CIA fornirà all’esercito decine di elenchi dei comunisti da arrestare e sopprimere, anche se fortunatamente alcuni dirigenti si salveranno, essendo in quei giorni a Pechino per le celebrazioni del 1° ottobre, anniversario della nascita della Repubblica Popolare, non Dipa Nusantara Aidit, il quale verrà massacrato insieme come detto a tre milioni di indonesiani, sei volte di più dei morti dichiarati in seguito, un numero incredibile e oggi noto grazie alla desecretazione di documenti statunitensi ora custoditi presso il National Security Archive della George Washington University.

Una terribile strage perpetrata dal dittatore golpista Shuarto, un vero e proprio genocidio del proprio popolo, praticato con spaventosa ferocia contro uomini, ma anche donne, bambini e anziani, una delle più sanguinarie e probabilmente dimenticate tragedie del XX secolo.

Lo storico John Roosa dell’Università canadese della Columbia Britannica ha per altro documentato in modo approfondito l’abominevole campagna mediatica scatenata da Shuarto per descrivere i comunisti come mostri disumanizzati, la cui uccisione diventava necessaria per salvare l’Indonesia, lanciando una caccia al comunista durata quasi un anno e condotta in ogni angolo del vasto arcipelago.

Sul sangue e le ossa dei suoi connazionali uccisi, con il plauso dei latifondisti felici di riappropriarsi delle terre distribuite con la riforma agraria, nell’esultanza delle frange estremistiche del sunnismo sapientemente coltivate da Washington, il sanguinario Suharto instaurerà un dispotico sistema politico chiamato eufemisticamente “Nuovo Ordine” con la benevola benedizione dell’allora Segretario di Stato a stelle e strisce Dean Rusk, appoggiato dalla stampa statunitense per la quale il genocidio si trasforma in una “violenza popolare e spontanea” contro il comunismo.

Suharto è fortemente sostenuto da Washington con mezzi di trasporto, cospicui finanziamenti, infrastrutture radio e armi, il tutto mediato dall’ambasciatore a stelle e strisce Marshal Green, già promotore del colpo di stato sudcoreano del 1961.

Il dittatore sarà stampellato dalla Casa Bianca fino al 1998, sempre grata per il supporto fornito dall’esercito indonesiano per un decennio (1965 – 1975) nella funesta guerra statunitense contro il Vietnam. Al momento della fine del regime, il patrimonio della famiglia Suharto sarà calcolato in svariati miliardi di dollari e in enormi proprietà terriere in ogni angolo della nazione, i tribunali indonesiani da oltre un quarto di secolo faticano a rintracciare e provare a riportare sotto il controllo statale quanto sottratto attraverso un enorme apparato corruttivo e ricattatorio.

Oggi l’Indonesia, con una popolazione di duecentonovanta milioni di cittadini, la nazione islamica più popolosa della terra, cammina al fianco di Cina e Russia nel solco del multipolarismo, come ha dimostrato la presenza del presidente Prabowo Subianto il 3 settembre a Pechino insieme al presidente Vladimir Putin e ai presidenti marxisti Xi Jinping e Kim Jong Un, tuttavia un dibattito compiuto su quanto accaduto nel biennio 1965 – 66 in Indonesia non c’è ancora stato, è auspicio di molti che Subianto possa incoraggiarlo, rispondendo alle famiglie che ancora aspettano, se non giustizia, almeno il riconoscimento dell’incolpevole agire dei loro cari trucidati, ispirati da un’appartenenza politica volta a costruire un’Indonesia più giusta e più solidale e convintamente impegnata a collaborare con i russi e i cinesi.

1965 – Washington ordina di uccidere gli indonesiani amici di Mosca e di Pechino

Il Partito Comunista d’Indonesia, Partai Komunis Indonesia – PKI è stato vittima di un feroce sterminio ordinato da Washington nel 1965, oggi grazie a nuovi studi e ai documenti desecretati possiamo equipararlo a tutti gli effetti a un genocidio largamente dimenticato, in particolare in Europa.

Segue nostro Telegram.

Il Partito Comunista d’Indonesia è stata la terza formazione comunista più grande del Novecento, dopo quella sovietica e quella cinese. L’attuale volontà del presidente Prabowo Subianto di porre l’Indonesia risolutamente nel solco del progetto multipolare ripaga un popolo che, nei suoi settori prossimi al pensiero marxista, ha sempre fraternizzato con Mosca e con Pechino.

In realtà dall’avvento dei primi sostenitori della Rivoluzione d’Ottobre la repressione ha sempre accompagnato i comunisti indonesiani. I primi caduti sono alcune migliaia, vittime della repressione coloniale olandese che annienta il Soviet di Surabaya nel 1918, sorto due anni prima della nascita ufficiale del Partito Comunista d’Indonesia avvenuta nel maggio 1920. Nel novembre 1926 i comunisti guidano le rivolte a Giava e Sumatra, fondando una Repubblica Sovietica Indonesiana, anche in questo caso il numero esatto delle migliaia di morti mietute dalla repressione non è mai stato comunicato dalle autorità coloniali olandesi.

Proprio a Surabaya nasce l’amicizia tra il massimo dirigente comunista Musso e la guida dei nazionalisti Sukarno, che sarà con l’indipendenza il primo presidente a partire dal 1945, stretto tra impellenza di un cammino autonomo e violenti limiti imposti da olandesi e statunitensi che intendono imporre un neppure troppo mascherato neocolonialismo, tentando addirittura nel primo quadriennio post-bellico di riportare a forza l’Indonesia sotto controllo olandese, per poi optare per una subdola e perfida strategia neo – coloniale, accaparrandosi il controllo dell’esercito che sarà sempre in contrasto con il potere politico di Sukarno, fino al tragico esito golpista innescato nel 1965 e conclusosi con la totale capitolazione di Sukarno nel 1968, sebbene già da tre anni fosse ostaggio imbelle dei golpisti.

Musso, costretto a un lungo esilio moscovita dai colonialisti olandesi, al suo ritorno incontra a Giacarta il presidente Sukarno, ottenendo quelle garanzie per un confronto politico corretto che l’imperialismo statunitense non permetterà. I comunisti infatti formano il Fronte Democratico del Popolo insieme ai socialisti e a molte altre realtà sociali e associative, tuttavia l’esercito, che risponde più a Washington che al presidente indonesiano, scatena una feroce repressione e nel 1948 arresta e fucila migliaia di appartenenti al Fronte Democratico del Popolo, almeno diecimila, in particolare nella regione di Madiun, tra cui lo stesso Musso.

Dopo l’ennesima strage i dirigenti comunisti sopravvissuti trovano accoglienza a Pechino, ma già dal 1950 rientrano per costruire nuovamente una forza politica radicata e combattiva che alla fine del decennio ha un milione e mezzo di iscritti e milioni di elettori, nonostante il fallito colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti nel febbraio 1958 con il colonnello Hussein che scatena, seppur per pochi giorni, una caccia ai comunisti, mietendo anche in questo caso un numero incalcolato di vittime.

Dal 1951 Dipa Nusantara Aidit è segretario generale dei comunisti e sarà vicepresidente del parlamento tra il 1960 e il 1965, gli stessi anni in cui i comunisti sono al governo, condividendo con il presidente Sukarno, tanto la scelta di una riforma agraria contro i latifondisti e a favore dei contadini, quanto una politica estera esplicitamente antimperialista, filo – cinese e filo – sovietica. Importante ricordare che i comunisti indonesiani eviteranno  spaccature interne quando il conflitto ideologico e politico sino – sovietico si intensificherà, pur trovando maggiore sintonia con i cinesi, anche e soprattutto in ragione dei meriti per il movimento comunista internazionale riconosciti indiscutibilmente a Iosif Stalin.

Nel giugno del 1964 il quotidiano del Partito, “Harian Rakyat”, ovvero il “Giornale del Popolo”, informa che il numero di iscritti al Partito Comunista d’Indonesia supera, per una popolazione allora di cento milioni di donne e uomini, i tre milioni e oltre quindici milioni sono gli aderenti alle associazioni di massa da esso promosse: l’Organizzazione Centrale di Lavoro di tutti gli Indonesiani, la Gioventù Popolare, il Movimento delle Donne Indonesiane, il Fronte Contadino Indonesiano, l’Associazione della Cultura Popolare e l’Associazione degli Studenti Indonesiani.

Il presidente indonesiano Sukarno nel frattempo insiste nel cammino di cooperazione con russi e cinesi e diviene il promotore di un’originale e interessantissima teoria politica, il Nasakom, ovvero l’incontro tra patriottismo, religione islamica e comunismo, diventa il più conseguente interprete della Conferenza di Bandung, non a caso svoltasi in questa città indonesiana nel 1955, così come del Movimento dei Paesi Non Allineati. In sintonia con Nasser, Nehru e Tito, Sukarno cerca di porre il Terzo Mondo in una posizione di neutralità attiva capace di guardare in modo amichevole alla Cina Popolare e all’Unione Sovietica, nonostante il difficile contesto della Guerra Fredda. Sarà Sukarno a costruire la CONFEO, ovvero la Conferenza delle Nuove Forze Emergenti, un’organizzazione sovranazionale decisa a fondare delle nuove Nazioni Unite emancipate dall’arroganza ricattatoria del governo statunitense. Il suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU il 30 settembre 1960 intitolato: “Costruire un mondo nuovo” porta a un lungo cammino che si sostanzia all’inizio del 1965 con la creazione di un nuovo blocco di nazioni emergenti. I comunisti indonesiani sostengono il progetto, il quale sarà una delle cause principali del colpo di stato filo – occidentale del sanguinario generale Suharto, che scatenerà contestualmente la brutale carneficina contro i comunisti, con tre milioni di morti tra l’autunno del 1965 e l’anno successivo e decreterà la dissoluzione nello stesso 1966 del progetto della CONFEO, la quale avrebbe dovuto avere sede nella capitale indonesiana Giacarta, con cinesi e sovietici direttamente coinvolti nel progetto di edificazione del nuovo arengo mondiale. Per altro Sukarno nel novembre 1963 aveva organizzato a Giacarta i GANEFO, Giochi delle Nuove Forze Emergenti, olimpiadi alternative a quelle del Comitato Olimpico Internazionale, manifestazione sportiva in cui hanno primeggiato cinesi, sovietici, egiziani e siriani della nasseriana Repubblica Araba Unita, indonesiani e coreano – popolari.

Il 23 maggio 1965 Giacarta è costellata di bandiere rosse con falce e martello, allo stadio Gelora Bung Karno centomila persone inneggiano a Marx ed a Engels, a Lenin e a Stalin, nonché a Sukarno, fuori dallo stadio ce ne sono probabilmente altrettante, è il giorno della celebrazione del 45° anniversario della fondazione del Partito Comunista Indonesiano, il presidente Sukarno prendendo la parola così afferma: “Prego Allah che il Partito Comunista Indonesiano continui a prosperare, prosperare, prosperare, progredire, progredire, progredire, andare avanti, avanti, avanti!”, al termine del discorso del segretario generale Dipa Nusantara Aidit, che ipotizza la nazionalizzazione del settore petrolifero e di quello della gomma da caucciù, entrambe in mano alle multinazionali anglo – statunitensi, i due si abbracciano e invitano i fotografi a ritrarli insieme. Tutto questo è troppo per la Casa Bianca, che teme il dilagare del marxismo nel continente asiatico, così il presidente Lyndon B. Johnson decide di iniziare a organizzare un colpo di stato in combutta con i settori più reazionari dell’esercito indonesiano.

Il 30 settembre 1965 si scatena la caccia ai comunisti che sono in piazza a Giacarta per una grande manifestazione contro la crisi economica e l’inflazione, le carte oggi desecretate ci informano che è stata la CIA a eliminare i generali meno favorevoli al colpo di stato e a scatenare una campagna mediatica in cui si accusano falsamente i comunisti della loro morte. Sempre la CIA fornirà all’esercito decine di elenchi dei comunisti da arrestare e sopprimere, anche se fortunatamente alcuni dirigenti si salveranno, essendo in quei giorni a Pechino per le celebrazioni del 1° ottobre, anniversario della nascita della Repubblica Popolare, non Dipa Nusantara Aidit, il quale verrà massacrato insieme come detto a tre milioni di indonesiani, sei volte di più dei morti dichiarati in seguito, un numero incredibile e oggi noto grazie alla desecretazione di documenti statunitensi ora custoditi presso il National Security Archive della George Washington University.

Una terribile strage perpetrata dal dittatore golpista Shuarto, un vero e proprio genocidio del proprio popolo, praticato con spaventosa ferocia contro uomini, ma anche donne, bambini e anziani, una delle più sanguinarie e probabilmente dimenticate tragedie del XX secolo.

Lo storico John Roosa dell’Università canadese della Columbia Britannica ha per altro documentato in modo approfondito l’abominevole campagna mediatica scatenata da Shuarto per descrivere i comunisti come mostri disumanizzati, la cui uccisione diventava necessaria per salvare l’Indonesia, lanciando una caccia al comunista durata quasi un anno e condotta in ogni angolo del vasto arcipelago.

Sul sangue e le ossa dei suoi connazionali uccisi, con il plauso dei latifondisti felici di riappropriarsi delle terre distribuite con la riforma agraria, nell’esultanza delle frange estremistiche del sunnismo sapientemente coltivate da Washington, il sanguinario Suharto instaurerà un dispotico sistema politico chiamato eufemisticamente “Nuovo Ordine” con la benevola benedizione dell’allora Segretario di Stato a stelle e strisce Dean Rusk, appoggiato dalla stampa statunitense per la quale il genocidio si trasforma in una “violenza popolare e spontanea” contro il comunismo.

Suharto è fortemente sostenuto da Washington con mezzi di trasporto, cospicui finanziamenti, infrastrutture radio e armi, il tutto mediato dall’ambasciatore a stelle e strisce Marshal Green, già promotore del colpo di stato sudcoreano del 1961.

Il dittatore sarà stampellato dalla Casa Bianca fino al 1998, sempre grata per il supporto fornito dall’esercito indonesiano per un decennio (1965 – 1975) nella funesta guerra statunitense contro il Vietnam. Al momento della fine del regime, il patrimonio della famiglia Suharto sarà calcolato in svariati miliardi di dollari e in enormi proprietà terriere in ogni angolo della nazione, i tribunali indonesiani da oltre un quarto di secolo faticano a rintracciare e provare a riportare sotto il controllo statale quanto sottratto attraverso un enorme apparato corruttivo e ricattatorio.

Oggi l’Indonesia, con una popolazione di duecentonovanta milioni di cittadini, la nazione islamica più popolosa della terra, cammina al fianco di Cina e Russia nel solco del multipolarismo, come ha dimostrato la presenza del presidente Prabowo Subianto il 3 settembre a Pechino insieme al presidente Vladimir Putin e ai presidenti marxisti Xi Jinping e Kim Jong Un, tuttavia un dibattito compiuto su quanto accaduto nel biennio 1965 – 66 in Indonesia non c’è ancora stato, è auspicio di molti che Subianto possa incoraggiarlo, rispondendo alle famiglie che ancora aspettano, se non giustizia, almeno il riconoscimento dell’incolpevole agire dei loro cari trucidati, ispirati da un’appartenenza politica volta a costruire un’Indonesia più giusta e più solidale e convintamente impegnata a collaborare con i russi e i cinesi.

Il Partito Comunista d’Indonesia, Partai Komunis Indonesia – PKI è stato vittima di un feroce sterminio ordinato da Washington nel 1965, oggi grazie a nuovi studi e ai documenti desecretati possiamo equipararlo a tutti gli effetti a un genocidio largamente dimenticato, in particolare in Europa.

Segue nostro Telegram.

Il Partito Comunista d’Indonesia è stata la terza formazione comunista più grande del Novecento, dopo quella sovietica e quella cinese. L’attuale volontà del presidente Prabowo Subianto di porre l’Indonesia risolutamente nel solco del progetto multipolare ripaga un popolo che, nei suoi settori prossimi al pensiero marxista, ha sempre fraternizzato con Mosca e con Pechino.

In realtà dall’avvento dei primi sostenitori della Rivoluzione d’Ottobre la repressione ha sempre accompagnato i comunisti indonesiani. I primi caduti sono alcune migliaia, vittime della repressione coloniale olandese che annienta il Soviet di Surabaya nel 1918, sorto due anni prima della nascita ufficiale del Partito Comunista d’Indonesia avvenuta nel maggio 1920. Nel novembre 1926 i comunisti guidano le rivolte a Giava e Sumatra, fondando una Repubblica Sovietica Indonesiana, anche in questo caso il numero esatto delle migliaia di morti mietute dalla repressione non è mai stato comunicato dalle autorità coloniali olandesi.

Proprio a Surabaya nasce l’amicizia tra il massimo dirigente comunista Musso e la guida dei nazionalisti Sukarno, che sarà con l’indipendenza il primo presidente a partire dal 1945, stretto tra impellenza di un cammino autonomo e violenti limiti imposti da olandesi e statunitensi che intendono imporre un neppure troppo mascherato neocolonialismo, tentando addirittura nel primo quadriennio post-bellico di riportare a forza l’Indonesia sotto controllo olandese, per poi optare per una subdola e perfida strategia neo – coloniale, accaparrandosi il controllo dell’esercito che sarà sempre in contrasto con il potere politico di Sukarno, fino al tragico esito golpista innescato nel 1965 e conclusosi con la totale capitolazione di Sukarno nel 1968, sebbene già da tre anni fosse ostaggio imbelle dei golpisti.

Musso, costretto a un lungo esilio moscovita dai colonialisti olandesi, al suo ritorno incontra a Giacarta il presidente Sukarno, ottenendo quelle garanzie per un confronto politico corretto che l’imperialismo statunitense non permetterà. I comunisti infatti formano il Fronte Democratico del Popolo insieme ai socialisti e a molte altre realtà sociali e associative, tuttavia l’esercito, che risponde più a Washington che al presidente indonesiano, scatena una feroce repressione e nel 1948 arresta e fucila migliaia di appartenenti al Fronte Democratico del Popolo, almeno diecimila, in particolare nella regione di Madiun, tra cui lo stesso Musso.

Dopo l’ennesima strage i dirigenti comunisti sopravvissuti trovano accoglienza a Pechino, ma già dal 1950 rientrano per costruire nuovamente una forza politica radicata e combattiva che alla fine del decennio ha un milione e mezzo di iscritti e milioni di elettori, nonostante il fallito colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti nel febbraio 1958 con il colonnello Hussein che scatena, seppur per pochi giorni, una caccia ai comunisti, mietendo anche in questo caso un numero incalcolato di vittime.

Dal 1951 Dipa Nusantara Aidit è segretario generale dei comunisti e sarà vicepresidente del parlamento tra il 1960 e il 1965, gli stessi anni in cui i comunisti sono al governo, condividendo con il presidente Sukarno, tanto la scelta di una riforma agraria contro i latifondisti e a favore dei contadini, quanto una politica estera esplicitamente antimperialista, filo – cinese e filo – sovietica. Importante ricordare che i comunisti indonesiani eviteranno  spaccature interne quando il conflitto ideologico e politico sino – sovietico si intensificherà, pur trovando maggiore sintonia con i cinesi, anche e soprattutto in ragione dei meriti per il movimento comunista internazionale riconosciti indiscutibilmente a Iosif Stalin.

Nel giugno del 1964 il quotidiano del Partito, “Harian Rakyat”, ovvero il “Giornale del Popolo”, informa che il numero di iscritti al Partito Comunista d’Indonesia supera, per una popolazione allora di cento milioni di donne e uomini, i tre milioni e oltre quindici milioni sono gli aderenti alle associazioni di massa da esso promosse: l’Organizzazione Centrale di Lavoro di tutti gli Indonesiani, la Gioventù Popolare, il Movimento delle Donne Indonesiane, il Fronte Contadino Indonesiano, l’Associazione della Cultura Popolare e l’Associazione degli Studenti Indonesiani.

Il presidente indonesiano Sukarno nel frattempo insiste nel cammino di cooperazione con russi e cinesi e diviene il promotore di un’originale e interessantissima teoria politica, il Nasakom, ovvero l’incontro tra patriottismo, religione islamica e comunismo, diventa il più conseguente interprete della Conferenza di Bandung, non a caso svoltasi in questa città indonesiana nel 1955, così come del Movimento dei Paesi Non Allineati. In sintonia con Nasser, Nehru e Tito, Sukarno cerca di porre il Terzo Mondo in una posizione di neutralità attiva capace di guardare in modo amichevole alla Cina Popolare e all’Unione Sovietica, nonostante il difficile contesto della Guerra Fredda. Sarà Sukarno a costruire la CONFEO, ovvero la Conferenza delle Nuove Forze Emergenti, un’organizzazione sovranazionale decisa a fondare delle nuove Nazioni Unite emancipate dall’arroganza ricattatoria del governo statunitense. Il suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU il 30 settembre 1960 intitolato: “Costruire un mondo nuovo” porta a un lungo cammino che si sostanzia all’inizio del 1965 con la creazione di un nuovo blocco di nazioni emergenti. I comunisti indonesiani sostengono il progetto, il quale sarà una delle cause principali del colpo di stato filo – occidentale del sanguinario generale Suharto, che scatenerà contestualmente la brutale carneficina contro i comunisti, con tre milioni di morti tra l’autunno del 1965 e l’anno successivo e decreterà la dissoluzione nello stesso 1966 del progetto della CONFEO, la quale avrebbe dovuto avere sede nella capitale indonesiana Giacarta, con cinesi e sovietici direttamente coinvolti nel progetto di edificazione del nuovo arengo mondiale. Per altro Sukarno nel novembre 1963 aveva organizzato a Giacarta i GANEFO, Giochi delle Nuove Forze Emergenti, olimpiadi alternative a quelle del Comitato Olimpico Internazionale, manifestazione sportiva in cui hanno primeggiato cinesi, sovietici, egiziani e siriani della nasseriana Repubblica Araba Unita, indonesiani e coreano – popolari.

Il 23 maggio 1965 Giacarta è costellata di bandiere rosse con falce e martello, allo stadio Gelora Bung Karno centomila persone inneggiano a Marx ed a Engels, a Lenin e a Stalin, nonché a Sukarno, fuori dallo stadio ce ne sono probabilmente altrettante, è il giorno della celebrazione del 45° anniversario della fondazione del Partito Comunista Indonesiano, il presidente Sukarno prendendo la parola così afferma: “Prego Allah che il Partito Comunista Indonesiano continui a prosperare, prosperare, prosperare, progredire, progredire, progredire, andare avanti, avanti, avanti!”, al termine del discorso del segretario generale Dipa Nusantara Aidit, che ipotizza la nazionalizzazione del settore petrolifero e di quello della gomma da caucciù, entrambe in mano alle multinazionali anglo – statunitensi, i due si abbracciano e invitano i fotografi a ritrarli insieme. Tutto questo è troppo per la Casa Bianca, che teme il dilagare del marxismo nel continente asiatico, così il presidente Lyndon B. Johnson decide di iniziare a organizzare un colpo di stato in combutta con i settori più reazionari dell’esercito indonesiano.

Il 30 settembre 1965 si scatena la caccia ai comunisti che sono in piazza a Giacarta per una grande manifestazione contro la crisi economica e l’inflazione, le carte oggi desecretate ci informano che è stata la CIA a eliminare i generali meno favorevoli al colpo di stato e a scatenare una campagna mediatica in cui si accusano falsamente i comunisti della loro morte. Sempre la CIA fornirà all’esercito decine di elenchi dei comunisti da arrestare e sopprimere, anche se fortunatamente alcuni dirigenti si salveranno, essendo in quei giorni a Pechino per le celebrazioni del 1° ottobre, anniversario della nascita della Repubblica Popolare, non Dipa Nusantara Aidit, il quale verrà massacrato insieme come detto a tre milioni di indonesiani, sei volte di più dei morti dichiarati in seguito, un numero incredibile e oggi noto grazie alla desecretazione di documenti statunitensi ora custoditi presso il National Security Archive della George Washington University.

Una terribile strage perpetrata dal dittatore golpista Shuarto, un vero e proprio genocidio del proprio popolo, praticato con spaventosa ferocia contro uomini, ma anche donne, bambini e anziani, una delle più sanguinarie e probabilmente dimenticate tragedie del XX secolo.

Lo storico John Roosa dell’Università canadese della Columbia Britannica ha per altro documentato in modo approfondito l’abominevole campagna mediatica scatenata da Shuarto per descrivere i comunisti come mostri disumanizzati, la cui uccisione diventava necessaria per salvare l’Indonesia, lanciando una caccia al comunista durata quasi un anno e condotta in ogni angolo del vasto arcipelago.

Sul sangue e le ossa dei suoi connazionali uccisi, con il plauso dei latifondisti felici di riappropriarsi delle terre distribuite con la riforma agraria, nell’esultanza delle frange estremistiche del sunnismo sapientemente coltivate da Washington, il sanguinario Suharto instaurerà un dispotico sistema politico chiamato eufemisticamente “Nuovo Ordine” con la benevola benedizione dell’allora Segretario di Stato a stelle e strisce Dean Rusk, appoggiato dalla stampa statunitense per la quale il genocidio si trasforma in una “violenza popolare e spontanea” contro il comunismo.

Suharto è fortemente sostenuto da Washington con mezzi di trasporto, cospicui finanziamenti, infrastrutture radio e armi, il tutto mediato dall’ambasciatore a stelle e strisce Marshal Green, già promotore del colpo di stato sudcoreano del 1961.

Il dittatore sarà stampellato dalla Casa Bianca fino al 1998, sempre grata per il supporto fornito dall’esercito indonesiano per un decennio (1965 – 1975) nella funesta guerra statunitense contro il Vietnam. Al momento della fine del regime, il patrimonio della famiglia Suharto sarà calcolato in svariati miliardi di dollari e in enormi proprietà terriere in ogni angolo della nazione, i tribunali indonesiani da oltre un quarto di secolo faticano a rintracciare e provare a riportare sotto il controllo statale quanto sottratto attraverso un enorme apparato corruttivo e ricattatorio.

Oggi l’Indonesia, con una popolazione di duecentonovanta milioni di cittadini, la nazione islamica più popolosa della terra, cammina al fianco di Cina e Russia nel solco del multipolarismo, come ha dimostrato la presenza del presidente Prabowo Subianto il 3 settembre a Pechino insieme al presidente Vladimir Putin e ai presidenti marxisti Xi Jinping e Kim Jong Un, tuttavia un dibattito compiuto su quanto accaduto nel biennio 1965 – 66 in Indonesia non c’è ancora stato, è auspicio di molti che Subianto possa incoraggiarlo, rispondendo alle famiglie che ancora aspettano, se non giustizia, almeno il riconoscimento dell’incolpevole agire dei loro cari trucidati, ispirati da un’appartenenza politica volta a costruire un’Indonesia più giusta e più solidale e convintamente impegnata a collaborare con i russi e i cinesi.

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