Per comprendere meglio come si sta evolvendo il dominio spaziale, geopoliticamente parlando, occorre dare uno sguardo ad uno dei Paesi leader: la Cina. Con i suoi programmi spaziali, il Dragone Rosso si pone come uno più importanti competitors sulla scena globale.
Lo sviluppo del programma spaziale cinese
Il programma spaziale cinese ebbe inizio negli anni ’50 con la cooperazione con l’Unione Sovietica, sebbene questa alleanza fosse destinata a interrompersi a causa della scissione sino-sovietica del 1960. Nonostante la rottura delle relazioni con l’URSS, la Cina perseverò nello sviluppo della sua capacità spaziale, riuscendo a lanciare con successo il suo primo satellite, il Dong Fang Hong, nel 1970, con un peso di 173 kg. Da allora, il programma spaziale della Cina ha conosciuto rapidi progressi, culminando in missioni storiche come il lancio del lander lunare Chang’e 3 nel 2013, che includeva anche il rover Yutu 2, il quale ha esplorato il lato nascosto della Luna, rivelando nuovi dettagli scientifici.
Nel 2021, la Cina ha lanciato la propria stazione spaziale, Tiangong, progettata per sostenere la ricerca scientifica indipendente e ridurre la dipendenza dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), la quale sarà disattivata nei prossimi anni. Con la realizzazione di Tiangong, la Cina ha ottenuto un’importante piattaforma per ricerche spaziali a lungo termine, tra cui missioni sulla Luna e Marte, che pongono il Paese sulla mappa delle potenze spaziali.
Il programma spaziale della Repubblica Popolare Cinese (RPC) è gestito dalla China National Space Administration (CNSA), un ente che ha promosso il Paese verso traguardi spaziali significativi, rendendo la Cina una delle principali potenze spaziali a livello mondiale. Lanciando migliaia di satelliti, concludendo voli spaziali con equipaggio e sviluppando una propria stazione spaziale, la Cina ha consolidato il proprio ruolo nel panorama spaziale globale. Il presidente cinese Xi Jinping ha ribadito, nel corso del 2023 e 2024, l’intento della Cina di esplorare la Luna, Marte e oltre, rafforzando così la posizione strategica della Cina nel settore spaziale, in un contesto di crescente competizione con gli Stati Uniti e altre potenze.
Il programma spaziale nella competizione geopolitica
I programmi spaziali sono sempre stati influenzati dalla competizione geopolitica, aspetto che non ha risparmiato la Cina. L’industria spaziale cinese ha integrato sempre più la componente privata, seguendo l’esempio degli Stati Uniti, dove il settore privato ha avuto un ruolo crescente. La Cina ha così diversificato le opportunità economiche legate al settore spaziale, attraendo altri Paesi nella sua orbita attraverso l’innovazione tecnologica, ed ha anche fatto uso del suo sistema di navigazione satellitare, BeiDou, come strumento strategico per espandere la propria influenza geopolitica. Questo sistema, lanciato nei primi anni 2000, ha superato le limitazioni iniziali e, con BeiDou-3, ha offerto una copertura globale. L’implementazione di BeiDou ha consolidato le capacità di navigazione satellitare della Cina, sia per uso civile che militare, rendendolo un componente cruciale per la sua strategia spaziale e per la politica estera.
Su piano militare. il Dipartimento dei Sistemi Spaziali della Forza di supporto strategico della PLA (PLASSF) è stato istituito nel 2015 per coordinare la guerra spaziale, l’informazione e la guerra elettronica, integrando lo spazio nelle operazioni militari cinesi. Il Paese ha così sviluppato tecnologie per il monitoraggio e l’allerta precoce contro minacce missilistiche, perfezionando sistemi per danneggiare o distruggere obiettivi spaziali nemici, come i missili anti-satellite (ASAT), i laser ad alta energia e il disturbo elettronico.
Il programma spaziale cinese ha avuto ripercussioni significative anche su altri settori industriali e tecnologici. La tecnologia sviluppata per i razzi, i satelliti e le stazioni spaziali ha alimentato l’innovazione in settori come la microelettronica, le comunicazioni, la produzione di macchinari e la bioindustria. Ad esempio, la ricerca svolta ha contribuito al miglioramento della sicurezza alimentare e alla protezione ambientale, grazie all’uso del telerilevamento satellitare, impiegato per monitorare disastri naturali ed altre emergenze.
Dal 2022, si stima che il programma spaziale cinese abbia generato entrate per oltre 30 miliardi di dollari, dimostrando un impatto economico significativo.
Negli ultimi anni, la Cina ha incentivato la partecipazione del settore privato nel programma spaziale, incoraggiando le aziende private a investire nella costruzione e nello sviluppo di razzi e satelliti. Tra il 2015 e il 2020, l’industria spaziale commerciale cinese ha visto una crescita esponenziale, con il mercato che è passato da 59 miliardi a oltre 160 miliardi di dollari. Decine di start-up spaziali hanno operato in Cina, facendo avanzare la tecnologia spaziale commerciale. Questa apertura al mercato ha fatto crescere la competitività e la capacità tecnologica del Paese, sebbene alcune nazioni, come gli Stati Uniti, abbiano accusato la Cina di militarizzare lo spazio e di utilizzare strutture civili per scopi di sorveglianza.
Tiangong e il futuro dello spazio cinese
Un passo fondamentale del programma spaziale cinese è stato lo sviluppo della sua stazione spaziale Tiangong, che è composta da tre moduli principali: Tianhe (l’habitat), Wentian (laboratorio) e Mengtian (un altro laboratorio). La Cina mira a costruire una stazione spaziale che abbia capacità simili alla Stazione Spaziale Internazionale, e che possa ospitare ricerche scientifiche avanzate, anche supportando il telescopio spaziale cinese Xuantian. Letteralmente un’alternativa alla ISS. Non bisogna affatto sottovalutare questa iniziativa, perché altri Paesi potrebbero essere interessati a cooperare, svincolandosi dal controllo americano della corsa allo spazio.
Il governo cinese ha visto nel programma spaziale non solo un’opportunità per avanzare scientificamente, ma anche uno strumento di prestigio internazionale. Xi Jinping ha affermato l’aspirazione della Cina di diventare leader nell’esplorazione spaziale, una dichiarazione che si inserisce in un più ampio piano strategico che include missioni lunari e marziane. Obiettivi che sono anche sostenuti da un forte impegno politico ed economico, con una pianificazione a lungo termine che prevede una continua crescita delle infrastrutture spaziali cinesi.
Diplomazia spaziale e cooperazione internazionale
Nel contesto della crescente presenza spaziale cinese, la Cina ha adottato un approccio diplomatico per estendere la sua influenza globale: ha siglato numerosi accordi di cooperazione spaziale con Paesi di tutto il mondo, tra cui Pakistan, Venezuela, Nigeria e Bolivia. Inoltre, la Cina ha invitato i membri delle Nazioni Unite a cooperare con il suo programma spaziale, promettendo di offrire accesso alle proprie risorse spaziali. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha già iniziato a esplorare opportunità di collaborazione con la Cina, pur mantenendo un chiaro impegno a separare gli scopi scientifici da quelli militari.
La Cina ha anche utilizzato la sua diplomazia spaziale come strumento per promuovere il suo sistema satellitare BeiDou a livello globale, offrendolo gratuitamente a numerosi Paesi nell’ambito della Belt and Road Initiative. La cooperazione spaziale si è estesa anche alla Russia, che ha collaborato con la Cina sul sistema BeiDou e GLONASS, cercando di competere con il GPS e il Galileo a livello globale.
Quello che è chiaro e certo è che il programma spaziale cinese, con il suo rapido sviluppo, ha portato la Cina a diventare una potenza spaziale di prima grandezza, capace di competere con gli Stati Uniti ed altre nazioni. Sistemi avanzatissimi, cooperazione internazionale e programmazione a lungo periodo con grandi investimenti sono le carte vincenti che stanno garantendo alla Cina di poter raggiungere i suoi obiettivi.