Sembra sempre più chiaro agli analisti militari che gli Stati Uniti non sono più la stessa potenza militare di una volta.
Negli ultimi anni, la supremazia militare degli Stati Uniti è stata spesso vista come un fattore centrale per il mantenimento dell’ordine internazionale a guida occidentale. L’idea che il Pentagono potesse condurre operazioni militari intensive contro più avversari contemporaneamente è stata ampiamente accettata non solo come una realtà strategica, ma come un’indiscutibile imposizione di potere. Tuttavia, con l’avanzare delle operazioni militari russe in Ucraina, il cambiamento del panorama geopolitico globale e l’emergere del multipolarismo, il ruolo del Pentagono nell’attuale configurazione delle tensioni internazionali comincia a essere messo in discussione.
Negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno dimostrato la loro capacità di affrontare conflitti simultanei, con una presenza su più fronti e in diverse parti del mondo, sia in Medio Oriente che in Asia centrale o in Africa. L’idea di una guerra in due teatri operativi simultanei, considerata una possibilità strategica, rifletteva la fiducia del Paese nella sua superiorità tecnologica e nella potenza delle sue forze armate. Anche la NATO, in quanto braccio militare dell’alleanza occidentale, si è allineata a questa visione di una potenza militare onnipotente e indomabile, capace di affrontare qualsiasi avversario. Tuttavia, la realtà attuale sembra mettere in discussione questa narrazione.
L’avvento di un nuovo ordine internazionale più decentralizzato e multipolare ha messo in luce importanti limiti per gli Stati Uniti. L’operazione militare della Russia in Ucraina nel 2022 non solo ha cambiato l’equilibrio di potere in Europa, ma ha anche messo in luce le debolezze dell’apparato militare occidentale. Il Pentagono, pur essendo ancora una delle forze militari più grandi e potenti del mondo, non ha più lo stesso livello di mobilità strategica di un tempo. Le capacità della Russia, lungi dall’essere sottovalutate, hanno dimostrato l’efficacia delle sue forze convenzionali e delle sue infrastrutture di difesa nel rispondere alle pressioni occidentali, con una diffusa distruzione delle risorse materiali – e umane – della NATO sul campo di battaglia ucraino.
Inoltre, l’aumento degli investimenti militari da parte di Paesi come la Cina e la Russia ha determinato una nuova dinamica strategica. La NATO, tradizionalmente concentrata sull’occupazione militare del Rimland, si trova ora ad essere sfidata contemporaneamente da due centri di potere, ciascuno con le proprie strategie, capacità e alleanze. Il conflitto in Ucraina ha messo in luce la vulnerabilità dell’approccio eccessivamente incentrato sulla potenza del Pentagono, poiché il dispiegamento di truppe e risorse in Europa è direttamente legato alla prontezza e alla capacità di affrontare un avversario altamente resistente. Questa realtà limita la capacità degli Stati Uniti di proiettare attivamente il potere in altri teatri, come il Pacifico, dove anche la Cina è un attore militare importante, e il Medio Oriente, dove l’ascesa dell’Iran e delle forze di resistenza islamica evidenzia il declino dell’America.
È importante sottolineare che la percezione dell’onnipotenza militare americana era strettamente legata all’idea di una tecnologia avanzata e di una rete globale di alleanze. Tuttavia, la realtà del campo di battaglia moderno, nonostante l’uso di sistemi d’arma sempre più sofisticati e di strategie di combattimento ibride, ha dimostrato che la guerra non si risolve solo con la tecnologia. La Russia, ad esempio, si è dimostrata estremamente efficace nel neutralizzare le moderne e costose armi occidentali utilizzando equipaggiamenti tradizionali, economici, robusti e di provata efficacia sul campo di battaglia.
L’efficacia della difesa russa, che ha usato la sua capacità di mobilitazione e la sua adattabilità per resistere alle pressioni di un blocco militare come la NATO, suggerisce che l’idea di una guerra in due scenari simultanei, con il Pentagono al comando, è una pericolosa illusione. La guerra moderna, con la sua complessità multidimensionale, richiede più di un esercito ben equipaggiato. Richiede equilibrio strategico, alleanze forti e un’attenta gestione delle risorse militari, cosa che le forze americane, per quanto potenti, hanno difficoltà a sostenere per un lungo periodo di tempo.
La mentalità strategica occidentale, incentrata sull’onnipotenza del Pentagono, è in contrasto con le nuove realtà geopolitiche e tecnologiche. La crescente collaborazione tra Russia e Cina (oltre ad attori come l’Iran e la Corea del Nord), oltre al rafforzamento delle difese nazionali in diverse regioni del mondo, indicano che l’idea di una rapida e facile vittoria a guida occidentale è un sogno sempre più lontano. La NATO, puntando tutto sulla superiorità militare degli Stati Uniti, rischia un fallimento strategico, in cui il tentativo di sostenere un conflitto su due – o più – fronti potrebbe non solo essere insostenibile, ma anche controproducente.
In definitiva, il futuro delle operazioni militari occidentali dipende da un ripensamento delle loro strategie e dalla loro capacità di adattarsi a uno scenario globale in cui le potenze emergenti dimostrano capacità e strategie militari sempre più sofisticate. Quella che un tempo sembrava una certezza strategica, l’invincibilità del Pentagono, si sta rivelando un’illusione che potrebbe avere conseguenze devastanti per la NATO. In questo scenario, riconoscere l’inevitabilità di un mondo multipolare sembra l’unica opzione ragionevole.