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Daniele Perra

Daniele Perra, politologo originario della Sardegna, specializzato in Medio Oriente e conflitti internazionali, è membro della Redazione di Eurasia – Rivista di Studi Geopolitici, per cui è prolifico autore di pubblicazioni.
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Con la rottura tra Elon Musk (tra i principali finanziatori della sua campagna elettorale) e Donald J. Trump, inizia una nuova fase del secondo mandato presidenziale del tycoon newyorkese.


La brutale guerra di espansione di Israele, esito del 7 ottobre 2023, e la caduta di Damasco hanno messo a dura prova il cosiddetto “Asse della Resistenza”, il cui futuro rimane incerto, vista la determinazione occidentale a ridisegnare totalmente il Medio Oriente.


Lo Yemen rimane l’unico Paese arabo a sostenere apertamente la Palestina ed a portare avanti una lotta impari (ma sotto molti aspetti efficace) contro Israele. Qui si traccerà un breve profilo storico del gruppo al potere a Sana’a.


Nel momento in cui i leaders europei (seppur per mero opportunismo) iniziano a riconoscere i crimini sionisti in Palestina, e Washington apre ad un nuovo accordo sul nucleare, inizia a riaffacciarsi la possibilità di un dialogo costruttivo con la Repubblica Islamica dell’Iran.


Con l’inaugurazione del corridoio marittimo Novorossiysk-Lagos e l’affermazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel si prospetta un vero e proprio sconvolgimento geopolitico che porta l’Africa occidentale sempre più lontana dall’Occidente.


Con la rielezione di Abdelmadjid Tebboune, nel settembre 2024, l’Algeria ha optato sia per la stabilità politica interna che per un maggiore attivismo diplomatico rivolto alla diversificazione commerciale e delle relazioni estere.


Con l’incremento in aiuti alle forze armate sudanesi, Teheran si sta rapidamente muovendo per ottenere un ruolo di primo piano nel futuro di Khartoum ed un notevole vantaggio strategico sul Mar Rosso.


L’Alleanza Atlantica, con i suoi apparati su più dimensioni, si presenta ancora oggi come il migliore strumento per mantenere il Vecchio Continente in una condizione di “eterna” cattività geopolitica. Qui si ripercorrerà parte di questa storia travagliata.


In un contesto caratterizzato da estrema divisione (dalla presenza di numerose fazioni influenzate dall’esterno e spesso in contrasto tra loro), l’obiettivo della guida politica irachena rimane quello di sfruttare la geografia come strumento per divenire un attore regionale di primo livello sul piano geopolitico e geoeconomico.


Comprendere le radici culturali e ideologiche del rinnovato fenomeno trumpista appare fondamentale per intuire quelle che saranno le traiettorie geopolitiche della nuova amministrazione statunitense.